Dopo le testimonianze di Anita SonegoPietro ForconiDavide ScottiMattia Rigodanza, Serena VitucciVeronica AlfonsiRolando D’Alessandro, Antonella Freggiaro, Valerio Colombaroli, Amnesty International di Legnano, “Storiesalvatutti” e “Ceste sospese”  , Marco Inglessis, Roberto Fanti, Paola Masiero, Matilda Zacco e Valentina Angotti e Mariagiulia Agnoletto e Luciana Bordin, è la volta della Banda degli Ottoni di Milano.

L’emergenza coronavirus ha creato una situazione nuova x tutti, sconvolgendo abitudini e certezze, ma per gli attivisti ha significato anche la cancellazione di iniziative organizzate da tempo, o ancora da realizzare. Come hai vissuto e vivi questo momento?

Il primo maggio avremmo dovuto essere a Parigi per un incontro internazionale tra bande sorelle (avevamo già comprato i biglietti del treno). Avremmo rivisto i nostri compagni francesi, italiani, austriaci.. e ne avremmo conosciuti di nuovi. La sbandata è sempre un momento di condivisione di pratiche musicali e di lotta che, oltre a darci energia e voglia di continuare, ci pone anche al centro di un movimento internazionale in cui si condividono le emergenze e le forme di intervento e sostegno ai movimenti.

L’isolamento invece ci separa non solo dai nostri compagni d’oltralpe e oltremare (con cui però restiamo in contato via rete) ma anche tra noi, e suonare insieme è la cosa che ci manca di più.

Come collettivo siamo di nuovo in assemblea permanente, ci vediamo su piattaforma web ogni lunedì sera e questo ci consente almeno di rimanere informati, solidali e meno isolati.

Sarà importante tenere traccia di quanto è successo in questo periodo e non dimenticare le promesse e le mancanze della classe dirigente: abbiamo toccato con mano i risultati di una gestione scellerata della sanità pubblica, che ha premiato i già ricchi e messo in ginocchio gli ultimi, per condizioni sociali, economiche o di salute.

Quali risposte nuove e creative ha trovato il tuo gruppo per continuare la sua attività nonostante le limitazioni imposte da questa emergenza?

Purtroppo, nonostante vari tentativi sulle piattaforme esistenti, non abbiamo trovato una soluzione via-web alla mancanza delle prove. Siamo tornati a una dimensione pre-collettivo in cui ognuno studia il proprio strumento da solo. La prebanda (il laboratorio per i nuovi entrati o “principianti”) continua grazie al grande lavoro del Fisa, che tiene lezioni di teoria su zoom ogni lunedì e dà indicazioni sugli esercizi da fare per lo studio individuale.

Qualcuno di noi porta avanti progetti autonomi di serenate dal balcone e il 25 aprile ci sono stati alcuni momenti di incontro – a distanza di sicurezza – tra banditi già vicini nello spazio, che hanno condiviso qualche nota resistente con i rispettivi quartieri.

Crediamo che la musica possa essere un sostegno e un conforto in questo momento; ci piacerebbe poter circolare in piccole formazioni per delle pillole di concerto, sfruttando magari i cortili di cui Milano è ricca.