Turchia / Kurdistan: Appello all’Alto Commissario per i diritti umani. Chiediamo indagine indipendente sulle brutali azioni dell’esercito turco nelle regioni kurde

 

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) si è rivolta con un urgente appello all’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU Seid bin Ra’ad Seid Al-Hussein affinché si indaghi sulle pesanti accuse di tortura perpetrate nei confronti di civili kurdi da membri dell’esercito turco e delle unità antiterrorismo turche. L’APM è sconcertata dalle fotografie postate in rete da soldati turchi che ritraggono fieri davanti a case in fiamme e corpi senza vita e terribilmente maltrattati di civili kurdi. Mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e altri membri del suo governo cercano l’appoggio dei cittadini europei di origine turca per il suo governo autoritario, nel sudest del paese le forze di sicurezza turche si scagliano con sconcertante violenza contro la popolazione civile kurda.

Nei social media stanno circolando immagini di sconcertante violenza apparentemente provenienti dal villaggio kurdo di Koruköy (Xerabe Dava) che l’esercito turco ha ermeticamente isolato dal resto del mondo già dallo scorso 11 febbraio e in cui almeno 39 persone sarebbero state orribilmente torturate.

L’APM chiede alla comunità internazionale di reagire con la massima velocità e serietà a quanto sta accadendo nel Kurdistan turco e di evitare che la guerra turca contro i Kurdi si trasformi in un’escalation di violenza incontrollabile. Per l’APM la comunità internazionale deve immediatamente reagire alla politica di violenza di Erdogan con una nuova linea politica che preveda soluzioni politiche e pacifiche alla questione kurda, e che soprattutto spinga con decisione verso la ripresa del dialogo tra tutte le forze coinvolte.

Dalla ripresa del conflitto e dei combattimenti nel 2015, nelle regioni kurde della Turchia 500.000 persone sono state vittima di deportazioni, più di 7.000 membri del partito HDP che si schiera per una soluzione pacifica del conflitto kurdo sono stati arrestati, tra cui membri democraticamente eletti del parlamento turco. A partire dal tentativo di golpe del luglio 2016 la politica di Erdogan si è fatta sempre più autoritaria e repressiva. Circa 120.000 dipendenti pubblici, pubblici ministeri e giudici sono stati licenziati, più di 100.000 persone sono state arrestate e più di 2.000 istituti d’istruzione sono stati chiusi. Sono stati chiusi anche quasi 200 mezzi di informazione, tra cui anche 15 kurdi. 146 giornalisti sono attualmente in carcere.

 

Bolzano, Göttingen, 23 febbraio 2017

 

L’articolo originale può essere letto qui