Sintesi di un discorso tenuto dal responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” venerdì 22 luglio 2016 in piazzale Gramsci a Viterbo

 

  1. Questo dobbiamo dirci

Questo dobbiamo dirci: che la strage nel Mediterraneo è conseguenza della decisione degli stati europei di impedire l’ingresso nei nostri paesi in modo legale e sicuro a chi cerca di entrare in Europa in fuga dalla guerra e dalle dittature, e da quella guerra e dittatura insieme che è la fame. Questa politica è assassina.

Questo dobbiamo dirci: che ci sembra normale che gli europei possano andare per il mondo dovunque vogliano; e ci sembra altrettanto normale che questo diritto sia invece negato a chi è costretto ad abbandonare la sua casa, la sua famiglia, il suo paese perché vittima di una violenza che minaccia la sua vita stessa. Questa percezione scissa è già complice di un crimine.

Questo dobbiamo dirci: che nessuno si getterebbe volontariamente tra gli artigli delle mafie dei trafficanti e degli schiavisti se avesse la possibilità di viaggiare in modo legale e sicuro dal luogo in cui la sua vita è minacciata a un luogo in cui poter vivere in pace.

Questo dobbiamo dirci: che nessuno morirebbe nel Mediterraneo se ad ogni essere umano fosse riconosciuto il diritto a salvare la propria vita, il diritto a muoversi liberamente, il diritto a viaggiare in modo legale e sicuro.

Questo dobbiamo dirci: che sono i nostri stati che stanno facendo morire innumerevoli innocenti nel Mediterraneo; che sono i nostri stati che stanno facendo arricchire le mafie dei trafficanti e degli schiavisti.

Per salvare tutte le vite basterebbe riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di giungere qui in modo legale e sicuro.

 

  1. Oltre lo specchio

La nostra percezione è alterata, la nostra coscienza offuscata, la nostra mente inceppata. Torniamo a vedere la realtà, a sentire l’empatia e la responsabilità, a pensare secondo logica, etica e politica.

È certo meritoria l’azione di chi presta soccorso nel Mediterraneo, ma essa salva solo una parte delle vittime, quando una buona politica le salverebbe tutte.

È certo meritoria l’azione di chi in Italia accoglie ed aiuta chi riesce ad arrivarci, ma essa salva solo una parte delle vittime, quando una buona politica le salverebbe tutte.

È certo meritoria l’azione di chi si oppone alla deriva razzista e schiavista e nazista nel nostro paese, ma essa salva solo una parte delle vittime, quando una buona politica le salverebbe tutte.

Ogni buona azione è benedetta: ma se si resta subalterni a una politica stragista, se non si lotta contro questa politica scellerata, nessuna limitata buona azione basterà a fermare il massacro.

In verità, lo stato italiano non sta salvando le vite nel Mediterraneo: sta compiendo una strage.

In verità, l’Unione Europea non sta accogliendo i profughi: sta compiendo una strage.

In verità, noi indigeni dell’Europa occidentale non stiamo esprimendo solidarietà, stiamo assistendo sostanzialmente inerti a una strage che i nostri ordinamenti giuridici stanno compiendo col nostro effettuale quantunque passivo consenso.

Perché sarebbe possibile far cessare il massacro nel Mediterraneo: semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di entrare in Europa in modo legale e sicuro.

Perché sarebbe possibile annientare – letteralmente annientare – le mafie dei trafficanti: semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani il diritto di entrare in Europa in modo legale e sicuro.

 

  1. A chi teme

A chi teme l’arrivo in Europa di milioni, di miliardi di esseri umani, nemesi di secoli di colonialismo e schiavismo e rapina e saccheggio che tuttora perdura, è facile rispondere: se cessassimo di saccheggiare i loro paesi, se cessassimo di imporre loro le dittature nostre alleate, se cessassimo di fare le guerre, se finalmente riconoscessimo che vi è una sola umanità in un unico mondo vivente casa comune dell’umanità intera, se alla politica razzista e imperialista dei vampiri che oggi governano il mondo sostituissimo la politica della cooperazione e della condivisione, della cura comune per il bene comune, la politica della democrazia che ogni essere umano riconosce ed include come titolare degli stessi diritti di ogni altro essere umano, ebbene, ogni luogo del mondo abitato tornerebbe vivibile, e nessuno sarebbe costretto alla fuga.

 

  1. I compiti dell’ora

Innumerevoli esseri umani in questo momento stanno subendo persecuzioni e violenze indicibili, e le loro stesse vite sono in pericolo. E’ compito dell’umanità intera salvare le loro vite, è compito dell’umanità intera recare loro il necessario, il doveroso aiuto.

Occorrerà per questo rinunciare a giganteschi privilegi? Sì, occorrerà rinunciare a giganteschi privilegi, che sono il frutto di secolare rapina, di inumano sfruttamento e brutale oppressione.

Occorrerà per questo rinunciare a montagne di beni superflui? Sì, occorrerà rinunciare a montagne di beni superflui, ed alla narcosi ed alla dissipazione che essi consentono e impongono.

Occorrerà uscire dalla logica proprietaria e dalla menzogna egotista? Sì, occorrerà uscirne riconoscendo la natura sociale e dialogica, plurale e interdipendente, empatica e bisognosa, limitata ed aperta della nostra umanità.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.

Salvare le vite è il primo dovere.

 

  1. La svolta

È questa la politica necessaria e urgente.

E nel programma minimo immediato di questa politica ci sono i seguenti provvedimenti che occorre proporre adesso al Parlamento affinché divengano legge adesso:

– riconoscere a tutti gli esseri umani il diritto di entrare nel nostro paese in modo legale e sicuro;

– soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone bisognose di aiuto;

– riconoscere il diritto di voto a tutte le persone che si trovano nel nostro paese;

– avviare programmi costruttivi e partecipati per contrastare razzismo e schiavismo;

– avviare il disarmo e la smilitarizzazione;

– avviare un piano di aiuti rigorosamente umanitari nei paesi più bisognosi di soccorso;

– applicare la convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, sostenere i centri antiviolenza promossi dai movimenti delle donne, finanziare la realizzazione di nuovi centri antiviolenza nei territori in cui mancano, fare del pieno riconoscimento dei diritti umani delle donne la condizione su cui fondare le relazioni bilaterali e multilaterali con altri paesi.

 

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Fermare il massacro, opporsi al nazismo.

Solo la nonviolenza può salvare l’umanità.

 

Il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani”

 

Viterbo, 22 luglio 2016