L’appello di più di cento organizzazioni internazionali non ferma una legge illegale.

Il 3 maggio il Parlamento lituano ha formalmente approvato alcuni emendamenti che rendono legali i respingimenti al confine fra Bielorussia e Lituania. Nonostante le condizioni drammatiche in cui versano le persone al confine, gli appelli e le aspre critiche di gruppi a sostegno dei diritti umani, la legge votata il 25 aprile è entrata in vigore. 

Il Parlamento della Lituania lo scorso 25 aprile ha votato alcuni emendamenti alla legge sulla protezione dei confini nazionali, poi entrati in vigore il 3 maggio. Gli emendamenti legalizzano i respingimenti in un’area complessiva di 5 chilometri nella zona di confine fra Lituania e Bielorussia. In più, la legge istituisce un corpo volontario civile a supporto delle autorità di frontiera che è autorizzato ad agire anche con violenza nella protezione dei confini nazionali contro le persone in movimento. L’accesso a tale corpo potrebbe essere relativamente semplice. Emilija Švobaitė, avvocata e attivista di Sienos Grupė, avverte che non sono dichiarate nel testo di legge restrizioni per affiliati provenienti dall’estero. Questo, ad esempio, potrebbe portare alcuni simpatizzanti della destra radicale tedesca ad arruolarsi nei gruppi incaricati di pattugliare il confine lituano.

Con il voto di 69 parlamentari favorevoli, 24 astenuti e 7 contrari il Seimas, Parlamento lituano, ha legalizzato i respingimenti, anche verso paesi dove le persone rischiano di incorrere in serie violazioni di diritti umani, pratiche vietate dal diritto e da trattati internazionali.

 Sembra che lo scopo degli emendamenti adottati dal Parlamento lituano sia quello di eludere l’obbligo di non respingimento. Questo principio internazionale è previsto dall’articolo 31 della Convenzione sui rifugiati, dall’articolo 3 della Convenzione delle Nazioni Unite (ONU) contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, dall’articolo 16 della Convenzione delle Nazioni Unite contro le sparizioni forzate – la Lituania ha ratificato tutte queste convenzioni.
(Elspeth Guild, professoressa di diritto migratorio, a Mano Teisés 28 aprile 2023)

Respingimenti: una pratica già attuata

L’uso massiccio dei respingimenti, ora legalizzati, era frequente dal 2021. Già nel 2022, Amnesty International aveva segnalato le violazioni di diritti umani e respingimenti in atto lungo il confine lituano-bielorusso. Secondo LRT, dall’agosto 2021 le guardie di frontiera lituane hanno bloccato l’accesso a circa 20000 persone provenienti dalla Bielorussia. Le modifiche alla legislazione in materia di persone straniere, introdotte nell’agosto 2021, impediscono a coloro che entrano irregolarmente in territorio lituano l’accesso alle richieste di asilo. Infatti, quest’ultime possono essere presentate solo in alcuni luoghi prestabiliti, di fatto inaccessibili alle persone in movimento in balia del regime di confine.

Le guardie di frontiera sono invitate, in maniera discrezionale, ad accettare richieste di protezione da parte di coloro che attraversano il confine lituano senza autorizzazione sulla base di un’analisi del tutto soggettiva delle vulnerabilità della persona in questione. Amnesty segnala come la Corte Amministrativa Suprema in Lituania abbia segnalato l’impossibilità di determinare limiti ed efficacia della discrezionalità di cui godono le guardie di frontiera, in quanto non è regolata o specificata in alcun modo dalla legge.

Gli emendamenti in vigore dal 3 maggio confermano la possibilità per le guardie di frontiera di valutare i singoli casi e prendere decisioni in materia di domande di asilo. Tuttavia Jurate Juskaite, attivista lituana per i diritti umani, sottolinea come l’incompetenza nel settore delle autorità di frontiera abbia avuto conseguenze violente e disumanizzanti. L’attivista racconta di aver visto bambini deportati in centri di detenzione, persone respinte nella foresta senza scarpe in pieno inverno e persone lasciate morire in condizioni terribili.

L’appello congiunto dei gruppi umanitari

In risposta agli emendamenti che violano i diritti umani e il diritto internazionale si è alzata la voce di centinaia di ONG lituane e internazionali e personalità accademiche. In un appello, Global Leaders of Lithuania (GLL), l’organizzazione Siena Group e il Centro Lituano per i Diritti Umani si fanno portavoce di un messaggio indirizzato al Presidente della Repubblica lituano Gitanas Nauseda. Il messaggio che le organizzazioni non governative vogliono trasmettere è che gli emendamenti porteranno la Lituania ad un regime di frontiera rigido e spietato, simile a quello ungherese. Inoltre, la legalizzazione di un’azione illegale a livello internazionale come i respingimenti aumenterà il ricorso già eccessivo alla violenza da parte di tutte le autorità attive lungo la frontiera con la Bielorussia.

In un primo punto, le organizzazioni segnalano come il confine fra Lituania e Bielorussia sia un luogo di morte e sofferenza per molte persone. Il 7 aprile un corpo di una persona migrante indiana è stato ritrovato nel fiume Dysna, ma il confine aveva già mietuto un’altra vittima nell’agosto 2022. Diverse sono state le segnalazioni di violenza e diritti negati dalle guardie di frontiera. Inoltre, queste ultime godono di una discrezionalità nella valutazione della vulnerabilità delle persone in movimento che non è adeguata alle loro competenze. Ne consegue che i respingimenti sono attuati collettivamente e dopo una valutazione veloce e completamente soggettiva.

 Il confine lituano-bielorusso è già diventato una zona di morte, come dimostrano le due dolorose morti di migranti e il numero crescente di feriti gravi. Dopo l’adozione delle modifiche alla legge, la valutazione individuale della minaccia alla frontiera verrebbe effettuata esclusivamente dalle guardie di frontiera, non sarebbe garantito un meccanismo di monitoraggio indipendente alla frontiera. Tutte queste circostanze determinano il rischio per la Lituania di violare il diritto alla vita.(Emilija Švobaitė, avvocata, volontaria di Sienas Grupė a Mano Teisés 18 aprile 2023).

Le ONG firmatarie dell’appello segnalano le criticità collegate all’istituzione di un corpo ‘ausiliario’ alle autorità di confine che permette ai civili di esercitare violenza e coercizione nella protezione dei confini nazionali. Tali figure sono nate sul modello dei ‘border hunters’, un corpo di civili che affianca le guardie di frontiera sui confini ungheresi dal 2016, come riportato da BBC News. In Ungheria per accedere a questa posizione è obbligatorio seguire una formazione di sei mesi e il superamento di diversi test fisici e psicologici. Inoltre è garantito uno stipendio mensile.

 Siamo profondamente preoccupati per il fatto che, con l’adozione del progetto di legge, la Lituania violerà il diritto umano alla vita […] e sarà responsabile di aver creato “consapevolmente e intenzionalmente” una politica che aggraverebbe la perdita di vite umane al confine tra Lituania e Bielorussia.(Estratto dell’appello del 28 aprile 2023)

L’appello termina con una richiesta specifica al Presidente: porre il veto sugli emendamenti e ricercare nuove soluzioni sostenibili e durature. Tuttavia la voce di centinaia organizzazioni non governative ed esponenti accademici lituani è rimasta inascoltata.

 La Lituania cerca di legalizzare i crimini contro l’umanità. Gli attacchi violenti mettono in pericolo la vita di coloro che si trovano nella foresta. Resta da esprimere delusione, vergogna e rabbia attraverso la protesta e continuare a fare ogni sforzo per resistere alla violenza e alla disumanizzazione delle persone al nostro confine. (Emilija Švobaitė, avvocata e volontaria di Sienos Grupė a Mano Teisés 28 aprile 2023)

Le voci delle organizzazioni inascoltate, la cecità dei governi di fronte alle violenze nei confronti delle persone in movimento, la discrezionalità e le discriminazioni praticate dalle guardie di confine continuano a mettere a rischio vita di migliaia di persone al confine orientale dell’Europa. Mentre il 23 aprile Grupa Granica, attiva al confine polacco-bielorusso, segnala la quarantatreesima persona morta, vittima del regime migratorio, la Lituania conferma la legalità dei respingimenti, sostenendo e incentivando violazioni dei diritti umani già praticate. Persone in movimento, attiviste ed attivisti continuano a protestare, una resistenza incessante, che continua ad essere ignorata.

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