Oggi al CPR di Torino sono state effettuate ricariche alle schede telefoniche in possesso dei trattenuti per poter chiamare dal telefono “pubblico” interno alla struttura.

La raccolta solidale per le ricariche ha avuto l’effetto desiderato, le tessere dei trattenuti sono state ricaricate, data l’entità delle donazioni, oltre la soglia abituale.

Ai trattenuti all’interno dei CPR è stato vietato, con circolare del Ministero dell’Interno, l’uso dei telefonini di proprietà. Abbiamo parlato di questa imposizione con Monica Cristina Gallo, Garante dei diritti delle Persone Private della Libertà di Torino.

E’ stato quindi installato un punto telefonico a schede per poter comunicare ad esempio con l’assistenza legale.

Se da una parte le donazioni sono state cospicue, dall’altra l’adesione all’evento è stato scarso. Se Black Lives Matter (le vite dei neri contano), contano anche le vite dei trattenuti nei CPR.

La lotta contro i diritti negati non può essere discriminatoria nei confronti di qualsiasi situazione.

I CPR sono luoghi di diritti negati, lasciateCIEntrare lo denuncia da moltissimo tempo.

Veramente drammatica è la situazione di Macomer, dove un trattenuto ha incominciato uno sciopero della fame cucendosi la bocca, pratica in passato già utilizzata collettivamente al CPR di Ponte Galeria (RM).

Riportiamo alcuni brani salienti di un comunicato di lasciateCIEntrare e ASCE Sardegna:

In queste condizioni la disperazione ha inevitabilmente il sopravvento, spingendo anche ad atti estremi come quello di J., cittadino marocchino che, da pochi giorni, ha deciso di non mangiare più cucendosi la bocca. In risposta a questa forma di protesta, drastica ma pacifica, J. è stato preso con la forza e trascinato violentemente per terra fino all’infermeria, gesto che ha provocato l’acuirsi della protesta dei suoi compagni, che hanno deciso di sostenerlo salendo sul tetto del CPR per far sapere al mondo circostante quello che stava accadendo.

Ieri notte hanno deciso di scendere dal tetto accettando di discutere sulle condizioni del centro, ma niente è cambiato: “oggi è esattamente come ieri”, così ci dicono dal CPR.

Da indiscrezioni risulterebbe che J., il trattenuto in protesta, sia stato sedato, se fosse così si tratterebbe di un TSO (trattamento sanitario obbligatorio), cosa che stupisce: con che motivazione è stato fatto? Per autolesionismo?

Ma quante persone fanno lo sciopero della fame per protesta?

E uno sciopero della fame non è autolesionista? Quindi TSO a tutti coloro che protestano con queste modalità?

Ora J. risulterebbe essere stato portato in ospedale.

Rimango sempre più stupito dall’assordante silenzio dell’UNHCR e di Amnesty, che in quest’intervista adduce motivazioni di priorità. Eppure Amnesty in passato ha denunciato i CIE (ora CPR) come luoghi di diritti negati.

I CPT, poi CIE, poi CPR sono il prodotto della Legge 40/1998 (Turco Napolitano) di cui peraltro sono stati applicati solo i punti più restrittivi.

Le persone che sono trattenute nei CPR non lo sono per reati, il “reato” è la mancanza di documenti e, molto spesso, l’attesa di esito della domanda d’asilo.

Le dichiarazioni di Alda Re di lasciateCIEntrare:

 

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