Il presidente del Venezuela ha annunciato la decisione davanti a una concentrazione di suoi sostenitori

Il capo di Stato del Venezuela, Nicolás Maduro, ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche e politiche con gli Stati Uniti, a seguito dell’autoproclamazione del deputato venezuelano Juan Guaidó come “presidente incaricato” del Paese e del successivo riconoscimento di quest’ultimo come presidente “legittimo” del Paese da parte di Washington.

“Ho deciso di rompere le relazioni diplomatiche e politiche con il governo imperialista degli Stati Uniti d’America. Fuori! Devono andar via dal Venezuela! Qui c’è un popolo che difende il Venezuela!”, ha dichiarato.

Dopo aver firmato la nota diplomatica di interruzione delle relazioni, il presidente ha dato 72 ore di tempo alla missione diplomatica statunitense per lasciare il Venezuela.

“Pretendere di scegliere e designare il presidente del Venezuela per vie extra-costituzionali è una grave irresponsabilità (…) bisogna rispettare il Venezuela, dobbiamo far rispettare questa terra sacra“, ha affermato Maduro, accompagnato dai partecipanti alla grande mobilitazione chavista che durante la notte sono rimasti in veglia permanente nel palazzo del Governo.

Maduro ha inoltre allertato che gli Usa stanno dirigendo un’operazione che vuole imporre “attraverso un colpo di Stato” un governo “fantoccio, sottomesso ai suoi interessi”.

Il presidente ha poi dichiarato che i temi che riguardano il Venezuela “devono essere affrontati e risolti solamente dallo stesso Venezuela”, aggiungendo che “I nostri problemi si risolvono in casa“.

Maduro ha quindi definito “un’insensatezza” l'”imposizione” del presidente del Paese fatta dall’estero: “Chi ha eletto il presidente della Repubblica? Possiamo accettare noi venezuelani che dagli USA ci venga imposto un presidente? Si tratta di una grave e inaccettabile insensatezza”.

Il discorso completo (in spagnolo):

“No al golpismo”

Il presidente Maduro ha segnalato che sebbene dagli Usa siano stati attivati vari piani diretti contro la rivoluzione bolivariana, il popolo venezuelano “ha sempre sconfitto i piani golpisti con la sua forza inaudita”.

“No al golpismo, no all’interventismo, no all’imperialismo, non vogliamo tornare ai colpi di Stato del XX secolo“.

Il capo di Stato venezuelano ha poi denunciato che vari mezzi di comunicazione hanno “invisibilizzato” la grande manifestazione chavista, indicando inoltre che nel mondo impera un “silenzio informativo brutale”.

Davanti ai suoi sostenitori, Maduro ha rincarato la dose: “Per questo è importante moltiplicare la verità: siamo arrivati in questo palazzo con i voti del popolo e resteremo in questo palazzo con i voti del popolo, che è l’unico che può eleggere un presidente. Solo il popolo può metterci qui, solo il popolo può toglierci da qui”.

Quello che ha scritto Trump

Prima del discorso del capo di Stato venezuelano, il presidente statunitense, Donald Trump, ha riconosciuto Juan Guaidó, presidente dell’Assemblea Nazionale (AN) esautorata del Venezuela, come presidente “legittimo” del Paese.

“I cittadini del Venezuela hanno sofferto troppo tempo nelle mani del regime illegittimo del (presidente Nicolás) Maduro”, ha scritto Trump nel suo account Twitter, attraverso cui ha reso noto il riconoscimento di Guaidó.

 

La reazione statunitense è arrivata alcuni minuti dopo che Guaidó si autoproclamasse come “presidente ad interim” del Venezuela, durante una manifestazione dell’opposizione, a Caracas.

“Oggi 23 gennaio, in qualità di presidente dell’Assemblea Nazionale, invocando gli articoli della Costituzione, davanti a Dio e al Venezuela, giuro di assumere le competenze dell’Esecutivo nazionale come presidente incaricato”, ha affermato davanti ai suoi simpatizzanti concentrati nel municipio di Chacao, una zona della capitale venezuelana in cui è forte l’opposizione a Maduro.

“Resteremo in piazza”

Il presidente dell’Assemblea Costituente venezuelana, Diosdado Cabello, ha lanciato un appello ai sostenitori della rivoluzione bolivariana a partecipare a una veglia durante tutta la notte nel Palacio de Miraflores, sede del Governo nazionale, in difesa della legittimità del presidente Maduro.

“Colui che vuole essere presidente, venga pure a Miraflores: vi troverà il popolo in difesa del compagno Nicolás Maduro. Continueremo a stare in piazza, nella battaglia”, ha dichiarato Cabello esortando i manifestanti, chiamati a difendere il secondo mandato costituzionale del presidente Nicolás Maduro, attorno al palazzo del Governo.

 

Traduzione dallo spagnolo di Domenico Musella

 

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