di Leonel Ayala

I Cobra, ramo honduregno della polizia specializzato in squadre antisommossa, cecchini e operazioni tattiche speciali, tra il pomeriggio e la sera di lunedì 4 dicembre 2017 si sono ribellati contro il dittatore Juan Orlando Hernandez (JOH) e si sono uniti alla gente nella richiesta del rispetto della volontà esercitata nelle elezioni del 26 novembre scorso, quando con oltre il 60% delle urne scrutinate, la tendenza favoriva il candidato dell’Alleanza di Opposizione contro la Dittatura, Salvador Nasralla.

Attraverso una serie di manovre e “cadute” dei sistemi informatici, successivamente il Tribunale Elettorale Supremo (TSE) ha finito per dare come vincitore l’attuale presidente.

Nel loro comunicato al popolo e ai media, i Cobra hanno affermato, tra l’altro, che non vogliono più continuare a reprimere il popolo. Ad oggi si registrano 12 morti civili e 4 poliziotti, uccisi durante gli scontri nel contesto di uno stato di assedio e di sospensione delle garanzie costituzionali.

La risposta di quelli che si aggrappano al potere è cercare di convincere le forze armate a reprimere la polizia; le conseguenze saranno ancora più sangue, dolore e sofferenza per un popolo sommerso dalla povertà, dalla corruzione, dalla violenza e dal narcotraffico, privato dell’istituzionalità e con il potere politico concentrato nelle mani di un piccolo gruppo di potere economico.

Questa modalità del “colpo di stato elettorale” è un tentativo che non ha funzionato, in confronto al “colpo di stato costituzionale” del giugno 2009, quando venne rovesciato Manuel Zelaya Rosales. Queste pagine storiche che il popolo honduregno sta scrivendo oggi, sono una lettura obbligata per i popoli del continente, che ricordano come la stessa strategia del colpo di Stato contro Zelaya sia stata usata per togliere il potere ai presidenti sudamericani che non seguivano la linea imposta dall’Impero.

Oggi, martedì 5 dicembre, in ogni angolo dell’Honduras si accarezza una nuova alba, e sarà il popolo con il “Fuori JOH!” e “Te ne andrai fuori!” a scrivere un’altra gloriosa pagina per la libertà.

 

Traduzione dallo spagnolo di Matilde Mirabella