Uno dice bugie, l’altro tace. Ieri a Parigi, nell’incontro bilaterale tra i presidenti d’Egitto e di Francia, si è toccato il massimo del cinismo.

Da un lato, con una frase che avrebbe fatto ottima figura in “1948” di Orwell, l’egiziano al-Sisi ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa che in Egitto non c’è la tortura, incurante del fatto che il corpo di Giulio e quelli di centinaia e centinaia di egiziane ed egiziani stanno lì a smentirlo nel modo più chiaro e tragico possibile.

Il presidente francese Macron ha rincuorato il suo collega, affermando che non intende ricevere né dare lezioni di diritti umani a nessuno. Tanto meno all’Egitto, aggiungo, altrimenti al Cairo potrebbero risentirsi e cambiare fornitore di armi e altro materiale bellico.

Si può dire che al-Sisi fa il suo lavoro: nega che nel suo paese vi sia la tortura. Ma in fondo anche Macron fa il suo: fare affari.

Nel ventunesimo mese dalla sua sparizione al Cairo, l’atteggiamento di Macron conferma ancora una volta quanto ipocrita sia stata e sia l’espressione “Giulio Regeni era un cittadino europeo”.