In realtà, il mondo sta affrontando ‘una crisi di ingiustizia globale causata dalla guerra, dalla povertà e dalla disuguaglianza’, dice Global Justice Now

di Deirdre Fulton, cronista per Common Dreams

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C’è solo un problema: non c’è una crisi del genere.

“Un diritto che esiste solo per i ricchi non è affatto un diritto”.

—Alex Scrivener, Global Justice Now

“Ciò che chiamiamo ‘crisi dei migranti’ in realtà è una crisi di ingiustizia globale causata dalla guerra, dalla povertà e dalla disuguaglianza”, ha detto il direttore di Global Justice Now, Nick Dearden, introducendo una riunione che richiamava l’attenzione sulle molteplici crisi che a tutti gli effetti stanno forzando le persone a trasferirsi e che richiede “libertà di movimento per tutti”.

Pubblicato lunedì, il briefing —Migrant Crisis or Poverty Crisis? Why Free Movement is Vital in the Battle for Global Justice (Crisi dei migranti o crisi della povertà? Perché la libertà di movimento è vitale nella lotta per la giustizia globale), pdf— attribuisce la colpa alla sovrapposizione di cause di fondo tra cui:

“Inquadrare il crescente flusso di persone in fuga da guerra e povertà come una ‘crisi dei migranti’ elude il punto”, si legge nel documento. “Si presume che sia l’arrivo di queste persone, piuttosto che le situazioni da cui stanno cercando di fuggire, questo è il problema”.

D’altro canto, la tolleranza zero sugli stessi migranti “non è la soluzione”, dichiara Global Justice Now.

“I paesi ricchi, con l’aiuto del settore della sicurezza, altamente redditizio, hanno fatto del loro meglio utilizzando crudeli controlli sulla migrazione, recinzioni, muri e persino armi per costringere le persone ad accettare vite di violenza e indigenza”, dice il briefing. “Questa non è la soluzione. Non importa quanto alti diventino i muri della Fortezza Europa, il solo modo per risolvere questo problema è affrontare le sue cause di fondo”.

Dearden ha aggiunto: “Demonizzare coloro che fanno una scelta razionale per se stessi, la propria famiglia e la propria comunità, oscura la verità. Le migrazioni stanno portando noi europei faccia a faccia con la realtà del mondo ingiusto e brutale che i nostri leader hanno costruito”.

Secondo l’Organizzazione Internazionale per la Migrazione (IOM), si stima che, nel 2015, 184.887 migranti e rifugiati siano entrati in Europa via mare in Italia, Grecia, Cipro e Spagna. Nello stesso periodo almeno 1.357 sono morti.

Anziché “alzare il ponte levatoio”, Global Justice Now richiede ai governi di operare in direzione della libertà di movimento, supportata, tra le altre cose, da “servizi pubblici adeguatamente finanziati” e “leggi sul lavoro decenti”.

Non farlo equivale all’“apartheid su scala globale”, dice Alex Scrivener, autore del briefing e funzionario politico di Global Justice Now.

“E’ inaccettabile che le persone provenienti da paesi ricchi siano libere di andare quasi ovunque nel mondo mentre alla gente del sud del mondo sia negata la libertà di movimento, anche quando sta fuggendo dalla guerra e dalla povertà estrema”, afferma Scrivener. “Un diritto che esiste solo per i ricchi non è affatto un diritto. C’è una regola per gli ‘espatriati’ europei e nordamericani e un’altra per il resto del mondo”.

Il briefing di GJN richiede anche la fine della detenzione per immigrazione il più presto possibile.

Sabato hanno avuto luogo proteste simultanee in più di dodici centri di detenzione per immigrati in tutto il Regno Unito e nei Paesi Bassi, Germania, Belgio e Islanda. Il 25 maggio a Londra è prevista una manifestazione massiva di “Benvenuto ai rifugiati”, mentre a partire dal 18 giugno la coalizione Stand Up to Racism, di stanza nel Regno Unito, sta organizzando un grande convoglio di aiuti al campo di Calais, in Francia, in collaborazione con i sindacati, con l’Assemblea popolare contro l’austerità e altri.

 

Traduzione dall’inglese di Matilde Mirabella