Dal partito di governo, il Liberaldemocratico, è uscita l’indiscrezione che il premier Shinzo Abe si preparerebbe a modificare la costituzione alla fine del 2018 in modo da eliminare definitivamente le restrizioni a un pieno utilizzo delle Forze di autodifesa in operazioni anche armate all’estero. Iniziative che, sebbene potenzialmente possibili sotto un decreto parlamentare dello scorso luglio se richiesto da paesi alleati sotto attacco e in base al concetto di “autodifesa condivisa”, sono di fatto ancora pressoché impossibili nel rispetto dell’articolo 9 della costituzione dettata dagli americani occupanti dopo la fine del conflitto mondiale.

“Il decreto del governo e la legge attualmente in vigore hanno portato al limite di quanto possibile sotto la costituzione in vigore”, ha segnalato oggi Hajime Funada, responsabile del comitato sulla revisione costituzionale del partito.

Le Forze di autodifesa, anch’esse frutto di una interpretazione parziale dell’articolo che nega al paese un apparato militare standard, sono a tutti gli effetti forze armate efficienti, numerose e tecnologicamente avanzate, ma il loro ruolo è esclusivamente di protezione del territorio nazionale da un’aggressione.

La guida nazionalista attuale del paese ha fatto della necessità di contenere la pressione cinese nel Mar Cinese orientale, dei contenziosi in atto con Pechino e Seul, infine, della minaccia nordcoreana, ragioni per forzare la mano all’opinione pubblica.

La scadenza di fine 2018 viene ritenuta opportuna per la mancanza di importanti appuntamenti elettorali per la Camera dei deputati fino ad allora. Tuttavia, l’impegno di Abe non sarà facile. Una revisione richiede la maggioranza dei due terzi dei parlamentari in ciascuna camera. Alla Camera, i Liberaldemocratici e gli alleati hanno i due terzi dei seggi, ma non così al Senato, dove la necessità di chiedere il sostegno esterno dell’opposizione potrebbe creare difficoltà forse insormontabili per Abe.

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