Quando la creatività diventa impegno sociale.
Torna a Napoli Arte contro le pene capitali .
Giunta alla sua quarta edizione, la manifestazione è in programma sabato 2 novembre negli spazi dell’ex OPG “Je so’ pazzo” di Materdei, dalle 15:30 fino a notte inoltrata.
L’iniziativa, promossa e portata avanti dall’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario insieme alla cooperativa editoriale e di ricerca sociale Sensibili alle Foglie , curata da Nicola Valentino e attiva nelle indagini sul mondo delle istituzioni totali come carceri e ospedali psichiatrici giudiziari, è organizzata in collaborazione con Napoli Monitor , testata web che si occupa di giustizia, partecipazione e povertà.
L’evento intreccia arte, memoria, giustizia e diritti umani, trasformando un luogo simbolico della reclusione in un laboratorio di riflessione collettiva. È un appuntamento artistico, ma anche politico e partecipazione, per ripensare la giustizia e immaginare alternative alla logica del castigo.
C’è il desiderio di riflettere, attraverso l’arte e la cultura, sul significato della pena di morte e dell’ergastolo come strumenti di punizione sociale. In Italia la pena di morte è formalmente abolita, ma l’ergastolo non rappresenta un’alternativa: esso stesso costituisce una pena “fino alla morte”.
Il luogo che ospita l’evento, l’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario, si trasforma da spazio di sofferenza a centro pulsante di vita, solidarietà e cultura, riconosciuto come simbolo cittadino di resistenza civile e di costruzione dal basso di politiche alternative.
Ambulatori popolari, doposcuola, scuola di italiano, attività artistiche e sportive formano qui una rete di solidarietà concreta, un argine di resistenza e di speranza. È l’esempio di come la società civile possa generare soluzioni alternative.
In questo luogo carico di storia e di significati, attraverso l’arte, si apre uno spazio per riflettere, agire e sentire. Non è solo un momento culturale, ma un richiamo concreto all’impegno civile per la giustizia, la dignità e l’umanità. L’arte, in tutte le sue espressioni, diventa veicolo per dare voce a chi è escluso e per stimolare una riflessione collettiva su carcere e diritti civili.
Un’arte che denuncia la “morte sociale”
Il filo conduttore di questa edizione è la condanna e l’abolizione della pena di morte e dell’ergastolo, considerato come pena “fino alla morte”.
L’approccio multidisciplinare dell’evento pone l’accento sulla sofferenza individuale, sul silenzio collettivo e sulla “morte sociale” a cui l’ergastolo condanna: una morte lenta e silenziosa che priva l’individuo della propria umanità.
Attraverso performance, teatro, musica, poesia e arti visive si vuole dare voce a ciò che spesso resta nell’ombra del sistema penale: sofferenza, isolamento e marginalità.
L’obiettivo è rendere visibile ciò che il carcere tende a nascondere, restituendo dignità e parola a chi vive la condanna.
Ergastolo bianco e giustizia come cura
L’edizione 2025 apre inoltre una riflessione sul cosiddetto “ergastolo bianco”, espressione che indica la trasformazione della diagnosi psichiatrica in una pena senza fine, una condanna mascherata da cura.
È un tema delicato che interroga il rapporto tra malattia mentale, istituzioni e libertà individuale, e che l’arte affronta come strumento di consapevolezza e critica sociale.
La scelta simbolica del 2 novembre
La data del 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti, non è casuale: assume un valore fortemente simbolico.
Nel giorno dedicato alla memoria dei morti, l’iniziativa denuncia la pena perpetua come una forma di lutto sociale, riaffermando il diritto alla vita, alla dignità e alla possibilità di rinascita.
Programma e partecipazioni
Oltre cinquanta artisti saranno coinvolti tra performance dal vivo e opere in esposizione: letture, mostre, momenti di musica e danza, performance teatrali, tutti incentrati sul tema della pena, della detenzione e della vita condannata.
L’apertura è prevista alle ore 15:30, quando si aprirà il cancello dell’ex OPG di Materdei, oggi centro di cultura, promozione sociale e accoglienza. Comincerà così un cammino fisico e simbolico che si snoderà tra le stanze dell’ex manicomio, le celle ei cortili.
Dalle 16 alle 19:30 il pubblico potrà partecipare a un percorso guidato all’interno dell’ex area detentiva, attraversando spazi angusti che evocano in modo potente la condizione di reclusione e la “morte sociale” cui si ispira la manifestazione.
Nelle vendite saranno esposte opere pittoriche e sculture realizzate da persone detenute all’ergastolo, insieme a lavori di altri artisti sul tema della pena di morte e della detenzione.
Nel chiostro si terranno performance artistiche, musicali, reading, proiezioni e installazioni. Numerosi contributi resteranno visitabili per tutta la serata.
Alle 17:00 due momenti di performance teatrale sui temi della pena e della detenzione: Gli Arrevuot’ — Chi Rom e chi no , gruppo misto di artisti di strada, con Muort che parla , e il Teatro dell’Oppresso con lo spettacolo Le voci di fuori .
Alle 18:30 Portateci nel cuore , letture di lettere di condannate a morte nella Resistenza europea, a cura della Kalamos APS.
Alle 19:00, con un pensiero al genocidio e alle sofferenze della Palestina, il Teatro Popolare dell’ex OPG rappresenterà Stanotte morirò a Gaza di Andrea Carnovale, un potente urlo contro la morte.
Dalle 19:30 fino a mezzanotte si animerà l’area del secondo chiostro con Parole capitali : spazi di lettura, musica e poesie, con la testimonianza di Giovanni Farina, interno dell’OPG quando era attivo, e di Michele Fragna.
Alle 20:00 è previsto un momento gastronomico con la cena sociale organizzata dalla Casa dei Popoli di Marano. Il ricavato sarà destinato a sostenere le attività sociali quotidianamente svolte nel centro.
Dopo la cena, musica struggente con la fisarmonica di Dolores Melodia — canzoni e musiche dal carcere — e l’esibizione del gruppo popolare Terra e Lavoro .
A chiudere il programma, Nicola Valentino proporrà Lament di MacPherson , melodia composta da un condannato a morte alla fine del XVIII secolo.
Per tutta la durata dell’evento saranno presenti i banchetti informativi di Amnesty International, Antigone Campania, Associazione Yairaiha Onlus, Centro Culturale Handala Ali, Sanabel, Sensibili alle Foglie, U Buntu e A Capo.
Memoria e resistenza
Arte contro le pene capitali vuole essere memoria e resistenza: contribuisce a mantenere vivo il dibattito pubblico su temi spesso rimossi come la pena, la morte legale e la dignità umana.
È un modello virtuoso di come cultura, memoria e impegno sociale possono intrecciarsi, offrendo al pubblico uno spazio di riflessione sul significato della libertà e della giustizia.
Rappresenta un’occasione per vivere l’arte non come semplice espressione estetica, ma come strumento di partecipazione civile.
Restano interrogativi aperti che alimentano il confronto:
In che misura l’arte può davvero modificare le percezioni sociali sulla pena di morte, sull’ergastolo e sul carcere?
Quali risultati concreti si possono auspicare?
Qual è l’impatto che rimarrà dopo l’evento?
Come affrontare la continuità tra pena di morte ed ergastolo?
Il dibattito è spesso trascurato. L’Italia ha formalmente abolito la pena di morte, ma mantenendo l’ergastolo lo trasforma di fatto in una “morte a vita”.
Sono domande che restano aperte, ma l’evento ha già dimostrato in passato come l’arte possa diventare strumento di denuncia, empatia e riflessione collettiva.
Attraverso linguaggi come pittura, fotografia, teatro, poesia e musica, artisti e cittadini possono avviare un dialogo profondo sul valore della vita e sulla necessità di difendere i diritti in ogni contesto.
Se nel mondo, purtroppo, continua a esistere la pena di morte, iniziative come Arte contro le pene capitali ricordano che la cultura è un potente veicolo di cambiamento, capace di trasformare la sensibilità individuale in coscienza civile e collettiva.
Un appello a non restare indifferenti.










