Ieri pomeriggio, SOS MEDITTERRANEE Italia, insieme ad altre organizzazioni SAR, ha incontrato a Roma la Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatovic.

Al centro dell’incontro, la situazione in quel Mediterraneo che da troppi anni è teatro di violazioni dei diritti fondamentali di chi fugge verso un’Europa spesso indifferente: solo pochi giorni fa, al largo delle coste greche, ha avuto luogo una nuova immane tragedia con il naufragio di un barcone con circa 700 persone a bordo, di cui 600 risultano ancora disperse.

Oltre a SOS MEDITERRANEE Italia, rappresentata dalla propria direttrice generale Valeria Taurino, hanno partecipato all’incontro anche i rappresentanti di Medici Senza Frontiere, Mediterranea Saving Humans e Watch the Med-AlarmPhone.

Tanti i macrotemi presentati alla Commissaria: la mancanza di coordinamento da parte delle autorità competenti per le navi di soccorso civili nel Mediterraneo centrale, la prassi italiana dei “Porti lontani”, la crescente preoccupazione per l’accesso umanitario all’area delle operazioni e la protezione degli operatori umanitari, le conseguenze della situazione in Tunisia, il perdurare della persecuzione politica e amministrativa contro le Ong del soccorso in mare e quella del supporto europeo alla Libia.

«Quello di oggi – ha detto a margine la direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia Valeria Taurino – è stato un incontro leale e proficuo nel corso del quale abbiamo trovato ascolto, competenza e comprensione per le nostre istanze: siamo certi che contribuirà a dare nuova spinta alla preziosa azione a tutela dei diritti umani portata avanti dalla Commissaria. A lei abbiamo consegnato in maniera chiara e inequivoca tutte le nostre preoccupazioni per una tragedia umanitaria che non può più essere tollerata.

Ogni momento perso senza il ripristino del soccorso in mare nel Mediterraneo centrale è un momento di troppo: da inizio anno quasi 1300 persone, senza contare quelle morte nel naufragio di Pylos, hanno perso la vita a causa delle politiche di deterrenza mortale che l’Europa e l’Italia continuano a perseguire. Politiche che, oltre a non ottenere l’effetto sperato, tradiscono il diritto internazionale marittimo ma, soprattutto, i diritti delle persone in fuga e lo spirito di tutela delle libertà e dei diritti individuali che dovrebbe ispirare le istituzioni europee».