Furilofche Nawel Wapi Mapu mew! Ka Carmen de Patagones kuru leufu! 24 marzo 2023.
(A Bariloche, terra dell’isola del Tigre e Carmen de Patagones, Rio Negro).

24 marzo 2023

Nel 47° anniversario dell’ultimo colpo di stato militare, civile ed ecclesiastico in questo territorio chiamato Argentina;

Denunciamo e gridiamo

Oggi, dopo più di cinque mesi, solo per il fatto di essere Mapuche, siamo ancora prive della nostra libertà e con noi i nostri figli e le nostre figlie, in una situazione di sovraffollamento e con le nostre condizioni di salute che peggiorano.

Oggi ci sono pu lamuen (fratelli) in clandestinità e famiglie smembrate solo per aver esercitato il legittimo diritto di recuperare l’identità e il territorio mapuche ancestrale.

Oggi un territorio come il Relmu Lafken, erroneamente chiamato Villa Mascardi, nel quale convivono colline, laghi, sorgenti, animali e altre forme di vite, è occupato da un Comando Militare Unificato, provinciale e nazionale, come guardiano degli interessi economici degli imprenditori nella nostra ixofill mongen (biodiversità).

Oggi il nostro spazio cerimoniale è stato invaso e manomesso, deteriorando la salute della Machi (leader spirituale) Betiana Colhuan Nahuel, autorità di una comunità e la prima lawengelu (donna medicina) nata in tutto il Puel Mapu (Argentina) dopo più di 50 anni dal genocidio del popolo Mapuche da parte dello Stato argentino.

Denunciamo e gridiamo: qualcuno ascolta e risponde a questa violazione di tutti i diritti umani? O forse non siamo considerati umani?

Da più di cinque mesi siamo in detenzione preventiva, imprigionate per una causa che per un “cittadino” qualunque si risolverebbe al massimo in un giorno;

Sono più di cinque mesi che 12 bambini non capiscono perché non possono tornare alle loro case, al loro territorio, dove prima correvano liberi. Invece adesso devono vivere, giorno per giorno, rinchiusi in una città e in condizioni di sovraffollamento;

Da più di cinque mesi non ci permettono di esercitare il nostro legittimo diritto alla nostra spiritualità, al recupero della nostra cultura, che ci è stata strappata dal momento della creazione dello Stato.

Denunciamo e gridiamo: continuerete a permettere questo oltraggio?

Dal 4 ottobre abbiamo vissuto torture, trasferimenti coatti, sparizioni, maltrattamenti dei nostri figli, abusi, persecuzioni e finora la violenza e la repressione non sono cessate.

Oggi, a 47 anni dal golpe militare, diciamo e gridiamo che siamo le nipoti mai ricordate, che per noi e per il nostro popolo il genocidio non è mai finito, è stato solo messo a tacere ed è stato naturalizzato.

Il terrore viene dallo Stato, questo per noi è molto chiaro.

Continuiamo e continueremo a denunciare e a gridare, consapevoli di ciò che siamo: siamo Mapuche, apparteniamo a un popolo che avrebbero voluto sterminare e che invece è qui a prendersi cura e a custodire questa kimvn (conoscenza), dando continuità alla nostra storia, alla nostra spiritualità e conoscenza, alla nostra cultura, recuperando il territorio che hanno voluto e ancora oggi vogliono rubarci, per sfruttarlo e per distruggerlo.

Chiediamo

La nostra immediata libertà e quella dei nostri figli.

La fine della nostra persecuzione per aver voluto recuperare la nostra identità e il nostro territorio.

Il ritorno al nostro Rewe (spazio sacro e cerimoniale), alla nostra terra e alla nostra spiritualità.

Lo scioglimento del Comando Unificato, che porta solo arresti, torture, sparizioni e morte.

Weichafe Rafael Nawel iem, weichafe Elías cayicol iem ka kom taiñ kuifikecheiem xekaleyngun inal inchiñ mew!!! (I guerrieri Rafael Nawel, Elías Cayicol Garay e tutti i nostri antenati camminano al nostro fianco.)

Non dimentichiamo, né perdoniamo.

AMULEPE TAIÑ WEICHAN (Avanti, nostri guerrieri)

MARICHIWEU, MARICHIWEU, MARICHIWEU (Dieci volte vinceremo)

strong>Prigioniere politiche Mapuche insieme ai nostri figli e alle nostre figlie