Domenica 10 aprile in Francia si voterà per il primo turno delle elezioni presidenziali. Ancora pochi giorni! Speranza, domande, preoccupazione, un’astensione senza precedenti già annunciata, mezzi di comunicazione scatenati e sondaggi, molti sondaggi. Sarà un’altra elezione programmata come quella del 2017? I sondaggi lo preannunciano: il secondo turno vedrà sicuramente Macron contro Le Pen! Bene, è fatta, possiamo andare tutti a dormire. Sentiamo qua e là politici e giornalisti televisivi affermare che questa è stata l’elezione meno interessante, che è ciò che pensano le persone, che non ci crede nessuno, che il grande rischio è vedere l’estrema destra salire al potere. Dobbiamo interpretare così questi discorsi: votate Macron al primo turno, altrimenti sarete colpevoli di una possibile vittoria dell’estrema destra al secondo turno, oltre a essere complici e cattivi cittadini. Sempre lo stesso spauracchio usato per continuare la grande farsa. Attenzione però: il primo turno non si è ancora svolto. Tutto è ancora possibile, possiamo ancora dire la nostra.

Oltre allo scontro annunciato Macron-Le Pen, un altro candidato può fare la differenza: Jean-Luc Mélenchon dell’Union Populaire (France Insoumise). Mentre tutti ristagnano, avanzano a fatica, si battono, si accusano, lui progredisce vistosamente. Secondo i sondaggi ad affrontare Macron sarà Marine Le Pen (RN, Rassemblement National). Tra i due turni si terrà il grande dibattito tra i due candidati. Il dibattito Mélenchon-Macron potrebbe danneggiare il presidente uscente. Programma contro programma, non avrebbe peso né sulle proposte, né sulla postura. Il vero pericolo per il presidente uscente non è Marine Le Pen, bensì Jean-Luc Mélenchon.

La situazione politica francese è esplosa. La divisione destra/sinistra che conoscevamo prima delle elezioni presidenziali del 2017 non esiste più. Il Partito Socialista, storico partito di sinistra, è senza sostanza, molto più di destra che di sinistra. I Repubblicani, storico partito di destra che ha cambiato nome negli ultimi anni, ancora più a destra della sua destra, non sono in testa nei sondaggi, al contrario.

Il Partito Socialista rischia fortemente di non raggiungere la percentuale di voti che consente il rimborso delle spese elettorali. Quanto ai Repubblicani, cercano di trovare la loro strada con una campagna senza fine, cercando di guardare agli elettori di Marine Le Pen del RN (Rassemblement National) e del nuovo arrivato Éric Zemmour con il suo partito Reconquête, più a destra dell’estrema destra della sua collega del RN che, in confronto, diventa più presentabile come presidente. Alla fine tutti mangiano allo stesso tavolo, quello del neoliberismo. La finanza ha sempre saputo fare amicizia con mafia e fascismo; l’ultima guerra ne è stata la prova. Gli ambientalisti sono in ritardo con un candidato megalomane e un video elettorale che parla solo di lui. Quanto al Partito Comunista, ha scelto di presentare un candidato, cosa che non aveva fatto nelle ultime due elezioni presidenziali. Perché? Forse per promuovere il nucleare? In nome di chi e perché? Questo resta da definire.

A ogni modo, 12 candidati sono sulla linea di partenza. Il primo turno dovrebbe giocarsi tra tre candidati: il presidente uscente Macron, Marine Le Pen del RN e Jean-Luc Mélenchon dell’Union Populaire.

Il morale dei francesi è basso, ognuno fa quello che può. Dopo la rivolta dei Gilet Gialli, due anni di pandemia COVID, di mascherina e di non mascherina, di autocertificazione per avere il diritto di fare la spesa, di obbligo vaccinale che tale non è, di controlli, di multe, di manifestazioni no-pass e no-vax ogni settimana in tutta la Francia, di cui si è parlato molto poco nei media tranne per accusarne l’estrema destra, il che è inesatto e anche offensivo per tutti gli attivisti per la libertà di scelta, la situazione sociale ed economica della maggior parte degli abitanti si sta degradando sempre di più. Le elezioni presidenziali sono imminenti e oggi si pone la domanda: è ancora possibile crederci, credere in un possibile cambiamento?

Il cambiamento attraverso i movimenti sociali non è più all’ordine del giorno, dopo due anni di pandemia e la repressione ultra violenta dello Stato contro i Gilet Gialli (24 accecati, 5 mani amputate, 314 ferite alla testa, 1 morto, 795 denunce per violenza della polizia oltre ad arresti, custodie cautelari, detenzioni ecc.) I movimenti sociali non sono stati abbastanza potenti per ottenere un cambiamento. Allora cosa si può fare? Cosa resta?

Votare al primo turno, si parte da lì

Votare, perché non è più il momento dell’astensione, è il mezzo che abbiamo a portata di mano. Bisogna prendere posizione e scegliere oggi in modo che domani possa delinearsi un altro futuro. L’astensione non è solo un disinteresse verso la politica, è anche una scelta politica, l’espressione di chi è stufo dei politici arrivisti e bugiardi, una scelta che grida “basta!”.

L’astensione è chiaramente il risultato di politiche deviate che, di decennio in decennio, hanno trasformato il significato della parola politica. Violano il nostro futuro, la nostra capacità e le nostre possibilità di decidere e scegliere. A cosa servono i sondaggi se non a influenzare il nostro modo di pensare e il nostro voto? I sondaggi sono dei veri indicatori, o una vasta disinformazione per spiegarci cosa sarebbe bene pensare e avvertirci della grande sventura che ci aspetta se facciamo la scelta sbagliata?

Al contrario di quanto si può credere, votare dal punto di vista amministrativo non è così semplice. Se non vivete nel luogo di iscrizione nelle liste elettorali, avete bisogno di una procura da certificare in una stazione di polizia o in una gendarmeria. Per chi non può muoversi è ancora più complicato. Questa votazione si svolge di domenica durante le vacanze scolastiche. Pessimo tempismo, che non facilita il voto e comporta un rischio di astensione. Perché non votare in settimana, durante l’orario di lavoro?

Molti giovani che compiranno 18 anni tra i due turni non sanno di poter votare al secondo. Al compimento dei 18 anni, infatti, sono iscritti automaticamente alle liste elettorali.

Non c’è mai stata un’elezione così importante; ci troviamo di fronte a una scelta di società. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ridisegna la geopolitica dell’Europa e del mondo in società ancora più violente, ingiuste e isolazioniste, in cui gli Stati vendono e comprano ancora più armi e aumentano le spese militari. Un’Europa in cui la NATO, lacchè degli Stati Uniti, che tra l’altro hanno raggiunto l’obiettivo di vendere il loro gas all’Europa, ha recuperato e permette agli Stati Uniti di mantenere il nome di “più grande potenza del mondo”.

L’uso di questa guerra a fini elettorali da parte dell’attuale Presidente è nauseante. Il bilancio del suo mandato è più che negativo: la repressione dello stato nei confronti dei Gilet Gialli è stata di estrema violenza, al punto da preoccupare anche le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa. Lo smantellamento delle conquiste sociali, del diritto alla salute, dei diritti fondamentali è già ben avviato. Come ha annunciato l’Observatoire des multinationales, quasi i due terzi delle aziende quotate nel CAC 40, il principale indice di Borsa francese, hanno battuto il loro record di profitto nel 2021, in piena pandemia. E questo grazie agli aiuti pubblici dello Stato, cioè con il denaro dei cittadini, immediatamente pagato ai loro azionisti.

Nel frattempo il presidente francese fruga nelle tasche di chi ha più bisogno di aiuto, abbassando gli APL (aides personnelles au logement) di 1,1 miliardi di euro nel 2021, riforma consigliata dalla società di consulenza McKinsey che, tra l’altro, ha intascato 4 milioni di euro di fondi pubblici senza pagare tasse in Francia da dieci anni. Il Paese è governato come una multinazionale, da un banchiere-presidente che per tutte le questioni di servizio pubblico si rivolge a società di consulenze che lavorano anche per queste stesse multinazionali al fine di ottimizzare i loro profitti. Tutti diventano “operai” al servizio dello “Stato-impresa” che ha come obiettivo non servire il paese e i suoi abitanti, ma permettere a tutte queste multinazionali di raccogliere dividendi facendo scomparire il servizio pubblico, e quindi lo Stato, a beneficio del privato.

Il rapporto Oxfam ci mostra come le disuguaglianze in Francia e in tutto il mondo non facciano che aumentare; il virus del COVID ha dato benefici ai più ricchi. I miliardari francesi hanno guadagnato quasi 175 miliardi di euro tra marzo e dicembre 2020, superando il loro livello di ricchezza prima della crisi; sono al terzo posto dopo gli Stati Uniti e la Cina. Emmanuel Macron, il candidato dei ricchi, rimane e rimarrà tale. Il suo programma per i prossimi cinque anni, se rieletto, è molto chiaro: continuare a distruggere ciò che ha cominciato a distruggere – la riforma delle pensioni, dell’ufficio di collocamento, dei redditi sociali minimi ecc. Tutti questi miliardi mi fanno e certamente vi fanno girare la testa, possono non rappresentare niente tanto sono inimmaginabili per noi e tuttavia questi non sono soltanto numeri. Rappresentano la violenza di questo sistema, del sistema Macron al servizio della finanza.

Quindi sì, un altro mondo è possibile, come dice il candidato Mélenchon. Dal 2017 incarna un cambiamento possibile perché rappresenta la visione del “bene comune”, perché ha un vero programma con proposte sociali che non sono semplicemente annunci a effetto. Perché non lavora da solo: il suo programma è il frutto di un lavoro collettivo. L’Avenir en Commun, il programma dell’Union Populaire di cui è il candidato, è un programma di società, di cambiamento di società, rispettoso della vita, un cambiamento per la pace costruito con chiunque desideri rendere possibile questa visione del mondo. Perché ci propone la costruzione di una cultura politica; l’unione costruita dalla base e non dai dirigenti dei vari partiti di “sinistra” che, in realtà, non desiderano questa unione, troppo preoccupati dai loro meschini interessi personali, ossia continuare a esistere nel caleidoscopio politico francese.

Viviamo in un periodo in cui è possibile tutto e il contrario di tutto. Sento persone che non hanno mai votato dire che voteranno Mélenchon al primo turno per cercare di invertire la spirale di violenza del capitalismo. L’ultraliberismo ha contaminato tutto il pianeta e ha bisogno di estendersi per continuare a vivere. Si nutre del pianeta e non può più farlo. È in overdose. Mortifero al suo interno, in fin di vita, è ancora più violento e pericoloso. Ci rendiamo conto che occorre tentare qualcosa: si è aperta una piccola finestra, non ne abbiamo altre all’orizzonte e c’è urgenza. Il pianeta grida la sua sofferenza. Il bene comune prevarrà sull’individualismo? Per la Francia quest’occasione si presenta domenica prossima, 10 aprile, al primo turno delle elezioni presidenziali.

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Traduzione dal francese di Enrica Marchi

Revisione di Anna Polo