Razzismo, xenofobia, discriminazione e disuguaglianza sono in aumento in tutto il pianeta. Negli ultimi mesi, le popolazioni del Sud del mondo, le persone di colore, prigionieri politici, senzatetto, migranti e rifugiati hanno sofferto, come molti altri, della pandemia del Covid 19 che ha ulteriormente esacerbato le loro già precarie condizioni di vita.

Milioni di persone in tutto il mondo hanno sperimentato direttamente come lo sfruttamento economico, il razzismo sistematico, la violenza patriarcale, l’ingiustizia climatica e le politiche di austerità neoliberale siano interconnesse. Ora si stanno mobilitando contro queste forme multiple e inestricabilmente legate di oppressione.

Come dice l’attivista afroamericana per i diritti civili Angela Davis nel seguente video appello in occasione della Israeli Apartheid Week 2021: “La Palestina rimane un importante campo di prova per la repressione globale, dalla Fortezza Europa agli Stati Uniti, dall’India al Myanmar”. La resistenza al regime di apartheid israeliano è quindi la resistenza ai regimi di frontiera e alla violenza poliziesca e militare in tutto il mondo.

 

Anche in Svizzera …

Fino agli anni 2000, si sosteneva ufficialmente che la Svizzera non aveva partecipato alla colonizzazione o alla tratta degli schiavi. Oggi è sempre più riconosciuto che la Svizzera era profondamente coinvolta sia nel colonialismo che nel commercio di schiavi anche senza possedere delle proprie colonie. È anche diventato chiaro fino a che punto la xenofobia e il razzismo sono strutturali in questo paese. Nel corso del tempo e secondo le circostanze economiche, “gli altri” erano di volta in volta gruppi diversi. Le persone provenienti dall’Italia, dal Portogallo, dal Kosovo e dai paesi africani o i Rom erano e sono esclusi razzialmente. Il partito di destra SVP sta farneticando su uno “tsunami di musulmani” che sta attraversando la Svizzera e ha lanciato la sua iniziativa “anti-burqa”. Dobbiamo lottare contro questi e simili attacchi come parte di un movimento femminista e antirazzista che rimetta al centro del dibattito i veri problemi economici, sociali e sanitari della Svizzera.

La deportazione forzata di due rifugiati etiopi, Tamir e Solomon, a febbraio è un esempio della politica svizzera di trattare i rifugiati con la violenza. Sono stati portati con la forza a bordo di un aereo della FRONTEX, l’agenzia di “gestione delle frontiere” dell’UE, nonostante fossero indeboliti dal loro sciopero della fame.

FRONTEX ha recentemente firmato un accordo di collaborazione con ELBIT, una società israeliana di difesa che ha venduto i suoi droni all’esercito svizzero nel 2014. ELBIT fornisce l’85% dei droni usati da Israele nei suoi ripetuti attacchi militari e nel blocco disumano di Gaza. Come sottolineano gli attivisti palestinesi di Stop the Wall, “le politiche europee anti-migrazione, che in molti casi assomigliano a paradigmi israeliani e sono spesso attuate con l’aiuto di tecnologie israeliane, prendono di mira i migranti, finanziano l’apartheid israeliana e l’occupazione militare del territorio palestinese, e promuovono la militarizzazione delle società europee”.

I palestinesi, nella loro lotta per la giustizia sociale e contro il sistema di apartheid israeliano, criticano giustamente le relazioni tra l’UE e Israele che minano i diritti dei migranti mentre promuovono la militarizzazione.

Le mobilitazioni per la giustizia sociale e l’uguaglianza, contro il razzismo e il colonialismo devono essere rafforzate, bisogna smascherare il nesso tra armi e industria della sorveglianza e costruire delle campagne che portino a un fronte globale unito contro il razzismo, l’oppressione e lo sfruttamento.

Organizzata annualmente dal movimento internazionale BDS (Boycott, Divestment, Sanctions), la Settimana dell’Apartheid israeliano (IAW) è una settimana anticoloniale e antirazzista per la lotta dal basso contro il razzismo, il colonialismo e l’apartheid.

Traduzione dal tedesco di Thomas Schmid.