Nel corso del Ciclo di Dibattiti sulla Comunicazione Alternativa, Javier Tolcachier, attivista di Pressenza, ha parlato dell’esperienza comunicativa dell’agenzia.

Questi seminari di formazione critica in opposizione al neoliberalismo educativo, totalmente aperti e gratuiti, sono organizzati dal Centro Internazionale di Ricerca – Otras Voces en Educación (CII-OVE) assieme alle organizzazioni CEIP-H, MAEEC, Masa Critica, Savia, Kavilando, Mujer Pueblo-Magisterio, vice rettorato dell’estensione dell’Università di Panama, Emancipación, CIPCAL, collettivo Kaichuk Mat Dha, Red Global/Glocal por la calidad educativa e il collettivo CENTRO MARTIN LUTHER KING-Uruguay.

Tolcachier ha sottolineato la necessità di considerare sempre più la comunicazione come un fattore fondamentale nel campo dell’educazione, al fine di rafforzare il potenziale educativo di fronte all’assalto permanente dei contenuti diffusi dai mass-media.

Oltre a precisare il fondamento dottrinale dell’attività di Pressenza, basata sugli insegnamenti di Silo, ha sottolineato la necessità di ampliare la diffusione della Nonviolenza per prepararsi al mondo che verrà, un mondo che sarà “profondamente multiculturale e interculturale, caratterizzato da uguaglianza, diversità, orizzontalità tra persone, generi, popoli e culture”.

Nella sua presentazione ha parlato delle strategie di collaborazione adottate dall’agenzia, così come del suo impegno nei percorsi di formazione alla comunicazione nonviolenta.

L’editorialista ha sottolineato la necessità di prepararci e preparare questo orizzonte riconoscendo la relazione strutturale tra l’interiorità umana e le situazioni sociali e di lavorare per trasformarle simultaneamente col proposito di umanizzarle.

Riportiamo qui il testo completo della conferenza.

Comunicazione alternativa e processi educativi

L’unico senso evolutivo possibile dell’educazione è un senso emancipatorio, un senso che miri alla trasformazione delle condizioni date e al superamento di quei fattori che producono dolore e sofferenza personale e sociale. Un senso che ci permetta di crescere imparando senza limiti.

Per citare le parole di Paulo Freire, la vera educazione “è una prassi che comporta azione e riflessione degli uomini sul mondo, per trasformarlo”

I processi di comunicazione alternativa perseguono un obiettivo simile, accompagnando le giuste lotte sociali, aprendo la coscienza a nuove possibilità, ribellandosi a discorsi monopolistici il cui scopo è l’accettazione di situazioni indegne e superate.

Entrambi i processi, sia quello educativo-emancipativo sia quello della comunicazione alternativa, condividono alcuni strumenti come i significanti e i significati che non soltanto trasmettono e trasferiscono contenuti, ma li decostruiscono e ricostruiscono criticamente, per forgiare nuove possibilità di realtà.

Così come l’apprendimento non si riduce agli spazi educativi formali, nemmeno i codici trasmessi in tali spazi sono immuni dallo spazio comunicazionale. È uno spazio che oggi comprende tutto, da quando ci alziamo a quando andiamo a dormire, ovunque ci troviamo.

Perciò, per avere successo nel campo educativo, crediamo che l’educazione debba integrare la comunicazione nei suoi oggetti di studio, poiché quest’ultima può essere un ottimo alleato o un concorrente mortale.

Ovviamente, la comunicazione non si riduce a quella mediata o intermediata alla quale ci siamo riferiti finora. Sebbene sia ovvio, è importante alludere anche all’importanza fondamentale della comunicazione diretta, del dialogo e della sua gestione fluida da parte di tutti gli attori di qualsiasi processo di gruppo, sia esso educativo o politico. La rilevanza dell’argomento suggerisce un’attenzione speciale.

Tornando al tema centrale di questa esposizione, diremo che l’ambiente educativo può essere un grande alleato della comunicazione in senso trasformativo, rafforzando fin dai primi anni di apprendimento un senso critico e rivelatore dell’intenzione che sottende ogni produzione, sia essa di tipo oggettuale o eminentemente soggettiva, come l’informazione e la comunicazione in senso lato.

Questo svelamento delle intenzioni, che costituiscono la vera materia prima della storia umana, ci porta a commentare l’ottica della comunicazione che permea il lavoro di Pressenza.

Comunicazione dall’ottica della Nonviolenza

Pressenza è un’agenzia di stampa internazionale dallo spirito umanista, che dà visibilità prioritaria a eventi, iniziative, proposte e scenari legati alla Pace, alla Nonviolenza, al Disarmo, ai Diritti Umani e alla lotta contro ogni forma di Discriminazione. Pone l’essere umano come valore e preoccupazione centrale e avvalora la diversità. Propone così un giornalismo attivo e lucido che rispetti queste premesse essenziali, mirando alla risoluzione delle crisi e dei conflitti sociali in tutti i paesi.

In questo senso, diffonde studi, analisi e azioni che contribuiscono alla pace mondiale e al superamento della violenza, dando priorità al disarmo nucleare e convenzionale, alla risoluzione pacifica dei conflitti, alla loro prevenzione e al ritiro dai territori occupati.

Allo stesso tempo, denuncia tutto ciò che causa dolore e sofferenza alle popolazioni, cercando di svelare e trasformare le cause di questi eventi, andando ben oltre all’essere semplici spettatori.

L’agenzia è nata nel 2008 per fornire un supporto informativo alla Prima Marcia Mondiale per la pace e la nonviolenza. Sia l’agenzia che la marcia – che ha visto la partecipazione di milioni di persone in tutto il mondo – sono state promosse dal Movimento Umanista.

Il movimento pone tra i suoi postulati principali l’essere umano come valore e preoccupazione centrale e ha le sue radici negli insegnamenti dell’argentino Mario Luis Rodriguez Cobos (meglio conosciuto con lo pseudonimo di Silo), che nel corso di cinquant’anni ha sviluppato una dottrina e una prassi tendenti alla trasformazione simultanea dell’individuo e della società.

Tra i suoi principali contributi c’è il tema dell’intenzionalità quale elemento di definizione dell’essere umano, un tema che è tributario della fenomenologia husserliana. Andando oltre, Silo propone come definizione dell’essere umano quella di “essere storico il cui modo di agire sociale trasforma la propria natura”.

Al di là delle molteplici implicazioni di questa definizione, questa premessa è di fondamentale importanza per qualsiasi processo di trasmissione di contenuti, sia esso educativo o comunicativo.

La negazione dell’intenzionalità di un essere umano lo cosifica, lo trasforma in un oggetto e costituisce il trasfondo della violenza in tutte le sue forme: violenza fisica, economica, psicologica, etnica, religiosa o morale.

Ecco perché l’umanesimo sostiene – coerentemente con la propria logica dottrinale – la nonviolenza quale unica metodologia possibile per la relazione tra gli esseri umani e la trasformazione del mondo già dato.

È necessario smontare un altro pregiudizio che è associato spesso alla Nonviolenza, mettendola in relazione con atteggiamenti passivi, contemplativi, ingenui o riducendola a un pacifismo scollegato dalle contraddizioni sociali che sono alla base del militarismo.

La nonviolenza è eminentemente attiva e trasformativa e, per la sua stessa posizione, ha l’indiscutibile statura morale per attirare l’appoggio di grandi gruppi. E, nella pratica sociale, oggi vediamo che la nonviolenza ha già raggiunto il consenso dei popoli.

Quest’atteggiamento nonviolento deve essere trasmesso, deve espandere la propria influenza, deve rafforzare la comprensione del proprio potenziale trasformativo e la sua fede in esso. Per installare una cultura della nonviolenza, che servirà da supporto per le prossime tappe della specie, è necessario mostrare i milioni di avvenimenti nonviolenti che hanno luogo ogni giorno e generare matrici informative che controbilancino la manipolazione degli apparati mediatici del potere violento, interessati a giustificare le loro azioni illegittime e la loro permanenza al vertice.

Pressenza non si limita a denunciare la violenza consolidata nelle sue molteplici forme, ma mira anche, in senso propositivo, a informare sulle alternative in embrione o già in corso, per rafforzare gli orizzonti di trasformazione reale.

Allo stesso tempo, lo scopo di una comunicazione esplicitamente nonviolenta è quello di incoraggiare le persone a aderire consapevolmente a questo atteggiamento di vita, moltiplicando le possibilità per i gruppi di unirsi ai tentativi di cambiare il proprio ambiente. Inoltre, considerata da un’ottica nonviolenta, la missione della comunicazione è quella di persuadere le persone della necessità di coerenza e di riflessione su sé stessi, sui contenuti della propria interiorità che dovrebbero accompagnare, ma che, se non sono sufficientemente riconosciuti, rallentano o impediscono la trasformazione sociale e storica desiderata.

Percorsi formativi di Comunicazione Nonviolenta

Un aspetto chiave dell’azione di Pressenza è la promozione di percorsi educativi ispirati alla Nonviolenza e la loro traduzione nel campo della comunicazione.

Questa formazione è essenziale non solo per adempiere in modo adeguato agli scopi informativi dell’agenzia, ma anche per diffondere e sviluppare metodologie di apprendimento che aiutino a formare e consolidare un atteggiamento umanista come modalità di relazione interpersonale e sociale.

Il punto di partenza di tali percorsi formativi è quello di smontare il pregiudizio che la violenza faccia parte della natura dell’essere umano, poiché, se si afferma questo predialogale immobilista, qualsiasi sforzo per superarlo non avrà alcun senso. Se si sostiene questo assioma dannoso, diventa difficile accettare che le persone possano essere anche generose o compassionevoli, o che possano collaborare tra loro, poiché una presunta “natura” violenta impedirebbe tale atteggiamento. Se si accetta invece il fatto che gli esseri umani possono essere sia generosi che malvagi, allora si vedrà che nella loro “natura” c’è la possibilità di scegliere o meno la nonviolenza.

L’affermazione che la violenza è intrinseca al comportamento umano e l’idea stessa di natura umana sono state usate per giustificare atrocità e misfatti, basati su presunte “nature diverse”, classificate secondo un presunto ordine prestabilito, i cui interpreti moralisti e mandanti immorali si collocano solitamente in cima alla scala.

A proposito della “natura umana”, ecco una breve citazione di Silo:

“La maggiore ampiezza del suo orizzonte temporale permette alla coscienza umana di ritardare le risposte agli stimoli e di collocare questi ultimi in uno spazio mentale complesso, adatto allo sviluppo di decisioni, confronti e risultati che vanno al di là del campo percettivo immediato.

In altre parole: non esiste una “natura” umana, a meno che con questa espressione non si intenda qualcosa di totalmente differente dalla natura animale e cioè la capacità di muoversi in un orizzonte temporale più ampio di quello legato alla percezione. Detto ancora in un altro modo: se si afferma che nell’essere umano c’è qualcosa di “naturale”, la parola “naturale” non va intesa nel senso di minerale o di vegetale o di animale; nell’essere umano il “naturale” è il cambiamento, la storia, la trasformazione. Questa idea non si accorda affatto con l’idea di “natura” per cui preferiamo non usare questa parola nel modo in cui è stata usata per tanto tempo, considerando anche che con essa si sono giustificati numerosi comportamenti disonesti verso l’essere umano”. 

E in un passaggio successivo:

Siamo a grande distanza dall’idea di natura umana. Anzi, ne siamo agli antipodi. Con questo voglio dire che se un tempo il naturale aveva soffocato l’umano per mezzo di un ordine imposto sulla base dell’idea di permanenza, ora noi affermiamo l’esatto contrario: che il naturale deve essere umanizzato e che una tale umanizzazione del mondo fa dell’uomo un creatore di senso, di direzione, di trasformazione”.i

Da questa relazione strutturale tra la coscienza umana e il mondo, da un bisogno evidente dell’essere umano di modificare le proprie condizioni di vita si costruisce una concezione che permette di pensare in dinamica a un’evoluzione personale e sociale verso società e soggetti sociali non violenti.

Da questo punto di vista, così come l’essere umano è in intima e reciproca influenza con l’ambiente che lo circonda, allo stesso modo l’interiorità umana è strettamente legata al mondo circostante.

Pertanto, la formazione tesa a un atteggiamento nonviolento lavora per il superamento dei fattori personali, interpersonali e sociali che generano dolore e sofferenza, fattori che, proiettandosi, alimentano la violenza interna ed esterna.

Espresso in termini più semplici, vogliamo che questo modo di comunicare, attraverso percorsi di educazione alla nonviolenza e alla pratica comunicativa, agisca su entrambi i termini di una comunicazione dialogica, operando trasformazioni non solo in coloro che ricevono informazioni, ma anche in coloro che le producono.

Strategie e sviluppo di Pressenza

Fin dall’inizio, Pressenza ha fatto affidamento su virtù che derivano dall’accumulazione del processo del Movimento Umanista: la formazione, il lavoro volontario dei suoi membri e la possibilità di avere corrispondenti in vari paesi e culture.

Per quanto riguarda il volontariato, non si tratta soltanto di una caratteristica d’ordine indubbiamente pratico, che ci permette di contare sulla collaborazione di centinaia di attivisti della comunicazione e di espanderci senza limiti. L’atteggiamento volontario implica la generosità, facendo proprio uno stile di vita che sfida i valori imposti da un sistema meschino.

Al di là del bisogno di sopravvivenza, che potrebbe essere perfettamente soddisfatto dall’equa distribuzione di ciò che viene prodotto socialmente -che oggi supera già di gran lunga i bisogni dell’intera popolazione mondiale-, l’umanesimo si ribella alla credenza che serve a dare fondamento a ogni forma di alienazione umana: che ad ogni azione produttiva, cioè, debba corrispondere una retribuzione monetaria e che questo sia quindi una motivazione centrale dell’esistenza.

Allo stesso tempo, l’azione militante volontaria dà all’agenzia una totale libertà d’azione, non dovendo adattare la propria linea editoriale a nessun mecenate permanente o occasionale.

Per quanto riguarda la presenza internazionale, oltre a permetterci di dare informazioni da diversi continenti – attualmente in nove lingue – e di contestualizzare gli avvenimenti con una visione globale, essa rappresenta un valore intangibile aggiunto di fondamentale importanza.

A causa dell’interconnessione e del crescente contatto tra tutte le culture, siamo in presenza della nascita della prima civiltà planetaria della storia umana. A partire da questa comprensione, è necessario forgiare una comprensione, una convergenza e un senso di comunità tra i diversi processi culturali, un obiettivo che Pressenza affronta occupandosi della ricchezza della diversità, della risoluzione non violenta dei conflitti, del multilateralismo geopolitico, della riparazione delle ingiustizie storiche e della riconciliazione tra i popoli, quali argomenti d’informazione.

In tempi di frattura sociale e nello stesso spirito di convergenza sui valori della Nonviolenza e della lotta contro ogni forma di discriminazione, l’agenzia apre le porte a un numero considerevole di collaboratori con le proprie redazioni nazionali o su base linguistica, che assumono un carattere autonomo che dà loro un importante grado di libertà di azione.

Tale autonomia permette di fissare priorità editoriali di rilevanza locale, nazionale, regionale o anche culturale adattandosi alle necessità del momento, ma anche di forgiare uno spirito interno di unione delle diversità, includendo senza dubbio il dibattito e l’approfondimento di temi sui quali non c’è necessariamente un accordo editoriale immediato.

Nella sua strategia di sviluppo, Pressenza ha fatto delle relazioni di collaborazione una parte centrale delle proprie azioni. La creazione e il mantenimento di reti di comunicazione con media e agenzie di tutte le regioni del pianeta creano le condizioni necessarie per contrastare la manipolazione dell’informazione da parte di agenzie che egemonizzano il discorso pubblico, proponendo nuovi significati comuni di solidarietà, cooperazione e integrazione.

Proiezione

Continuando ad esercitare e perfezionare la produzione comunicativa, affrontiamo oggi la stessa sfida di tutti coloro che vogliono una rivoluzione profonda e duratura verso una nuova matrice di relazioni, verso una nuova organizzazione sociale con caratteristiche umaniste e verso un nuovo essere umano.

Questa sfida consiste nello stabilire un contatto dialogico con i grandi gruppi umani, nel penetrare lo strato di superficialità indotto dall’analfabetismo e dall’incomunicabilità di un sistema capitalista crudele, che oggi cerca di reinventarsi attraverso le nuove tecnologie.

La sfida a concretizzare questo dialogo con nuovi significati è facilitata non solo dall’evidente deterioramento della situazione oggettiva che gli insiemi umani vivono oggi, ma anche dal crescente indebolimento dei paradigmi che davano sostegno a un tipo di organizzazione sociale ormai obsoleto.

Nondimeno, di fronte all’incertezza e all’instabilità generate da questa situazione, prevale ancora un atteggiamento retrogrado e conservatore quale sostegno provvisorio, quale illusione che compensa l’angoscia della situazione.

Per concretizzare questa immagine, la sfida viene poi sintetizzata collegandosi a quel motore profondo che, dall’inizio della storia, ha portato l’essere umano tra dubbi e certezze, tra successi ed errori verso utopie inaccessibili, che sono poi diventate la realtà più completa e indiscutibile.

Freire dirà: “Costituendosi e ricostituendosi nel processo di costruzione della storia, come soggetti e oggetti, le donne e gli uomini, trasformandosi in esseri di inserzione nel mondo e non di puro adattamento al mondo, hanno finito per sognare anche un motore della storia. Non c’è alcun cambiamento senza sogno come non c’è sogno senza speranza”.ii

E come dice Silo:

“Inutile e malvagia è la profezia che annuncia l’ecatombe del mondo. Io affermo che l’essere umano non solo continuerà a vivere, ma anche che crescerà senza limiti. E dico inoltre che chi nega la vita desidera rubare ogni speranza, palpitante cuore dell’agire umano”.iii

Vale dunque la pena di provare.

Grazie

 

i Silo, Opere Complete, Vol.i, A proposito dell’umano, Multimage

ii Freire, Pedagogia della speranza

iii Silo, Umanizzare la terra, Multimage

Javier Tolcachier
Javier Tolcachier è un ricercatore del Centro Mondiale di Studi Umanisti, organismo del Movimento

Traduzione italiana di Giovanna Vasciminno