Il vergognoso CPR di Milano ha aperto poco più di due mesi fa. Da allora vi sono passati soprattutto giovani tunisini sbarcati in Sicilia e trasferiti a Milano, nel CPR appunto. Da lì nel giro di pochi giorni aeroporto di Linate e rimpatrio. Ricordate il “game”, quello che vede migranti rimbalzare lungo la rotta balcanica e tentare e ritentare di passare, con continue violenze e allontanamenti? Bene, ora c’è un nuovo “game”: sbarca in Sicilia, risali l’Italia, prendi la rincorsa e via in aereo da dove sei venuto. Avanti il prossimo. Pazzesco.

Così oggi davanti al consolato tunisino la rete Mai Più Lager- No CPR ha gridato la propria indignazione. Generosi e troppo pochi per una questione così grande, in cui lo Stato italiano agisce in forma eversiva, violando le stesse regole che aveva firmato, in base alle quali la richiesta di asilo è un diritto.

Così oggi si è ricordato il decennale del rogo del giovane tunisino che diede il via alla primavera araba in quel paese. Un sogno interrotto. Ora la Tunisia è in grande crisi economica e chi può scappa. I disperati partono con imbarcazioni di fortuna rischiando la vita; i laureati, medici per esempio, vengono reclutati dalla Francia come merce a basso costo. Abbandonano un paese come la Tunisia, dove curiosamente fino agli anni Cinquanta vivevano decine di migliaia di italiani emigrati dalla Sicilia (un’altra storia che andrebbe ricordata e raccontata).

A Milano i consolati di Tunisia, Marocco ed Egitto, sono tutti vicini. Ce ne sarebbero di cose da denunciare davanti a questi luoghi. Per esempio un marocchino di 23 anni, Ussama Ahudik, si è dato fuoco nel centro della città occupata Saharawi di Dakhla dopo aver speso 2.000 euro nella speranza di imbarcarsi per le Canarie ed essere stato truffato. Ora è gravissimo. Si, perché da alcune settimane il re del Marocco, copiando l’altro bel personaggio che è Erdogan, ha dato il via a un esodo verso le Canarie. Usa gli immigrati come forma di pressione verso la Spagna e quindi l’Europa, dopo che il movimento di liberazione Saharawi ha ripreso fiato e visibilità. Nelle Canarie, dove le spiagge sono state bellamente rifatte con la sabbia del deserto del Sahara Occidentale, arrivano alcune migliaia di immigrati a settimana; in questo periodo sono diventate decine e decine di migliaia.

Vogliamo parlare di Libia, o di Egitto?

Certo che se i consolati hanno il compito di tutelare, sostenere, difendere i propri concittadini in un paese straniero, forse gli unici da imbarcare e rimandare a casa sarebbero i dipendenti di questi consolati, come quello tunisino, che non ha detto nulla di fronte a questo nuovo game, di fronte a questa vergogna che vede lo Stato italiano demolitore di diritti. E quando si cominciano a demolire i diritti, si sa, l’appetito vien mangiando…