Lo scorso 26 settembre si sono riunite alcune personalità e rappresentanti di organismi nazionali e internazionali per dialogare sulle azioni da intraprendere in seno all’Accordo di pace, tra questi quattro premi nobel, Pepe Mujica, Felipe González, Juan Manuel Santos in rappresentanza delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e dei Paesi garanti. La Conferenza ha affrontato tre temi principali: l’assassinio di alcuni leader sociali ed ex combattenti delle FARC; la Giustizia Transizionale per la verità, la giustizia, la riparazione e la non ripetizione, oltre al processo di reinserimento alla vita civile degli ex guerriglieri delle FARC.

Vedi: Conferenza Internazionale sugli Accordi di Pace in Colombia

Probabilmente, uno dei punti più importanti dell’evento è stato il dibattito tra il Ministro dell’Interno del governo Santos, Juan Fernando Cristo, il senatore Iván Cepeda, il negoziatore capo Humberto de la Calle e alcuni esponenti del partito delle FARC ed Emilio José Archila, Consigliere presidenziale per la Stabilizzazione e il Consolidamento, in merito ai numeri presentati dal governo sull’applicazione dell’Accordo.

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Nel corso dell’evento, Archila ha presentato la politica del governo: Pace attraverso la legalità che, secondo il consigliere “può diventare realtà o meno, così come gli Accordi di Pace che sono stati firmati con conti e finanze immaginari”. Di fronte a una tale affermazione, l’ex ministro Cristo ha ricordato ai presenti che “la maggior parte dei membri della vecchia FARC oggi agiscono nella legalità e sono state le mobilitazioni della società civile, nonché l’autonomia delle Istituzioni a impedire di fare a brandelli gli Accordi di Pace. Inoltre, l’escalation di violenza è dovuta alla mancata attuazione degli Accordi, che ha causato il ritorno alle armi di alcuni ex guerriglieri.

Discrepanza nei “risultati” ottenuti

Rodrigo Lodoño, smobilitato e attuale presidente del partito FARC, ha presentato i progetti produttivi che gli ex combattenti hanno realizzato nelle diverse regioni del Paese fin dalla sottoscrizione dell’Accordo di Pace de La Havana del 2016. Ha dichiarato che “questo tipo di idee produttive sono state sviluppate grazie all’appoggio delle comunità indigene, dei contadini, delle organizzazioni sociali e al controllo da parte delle Nazioni Unite”.

Tuttavia, Archila ha sottolineato che il Governo nazionale ha stanziato 26 milioni di pesos ai 170 Municipi che portano avanti i Programmi di Sviluppo con Approccio Territoriale (PDET). Dello stanziamento totale, ha dichiarato, il 40% è stato assegnato alle donne capofamiglia delle campagne. Ha anche detto che è stata concessa una linea di credito a favore di 65 mila produttori; sono state approvate 575 iniziative orientate ai municipi PDET; è stata portata la corrente elettrica a più di 33 mila famiglie e per altre 9 mila si è proceduto all’installazione di pannelli a energia solare. Al termine dell’intervento, il Consigliere ha dichiarato che nel “processo di re-incorporazione si è riusciti a ottenere che gli ex combattenti guardino al futuro con impegno sociale e continuino nel loro processo. Per questo motivo, è stato destinato il 90% di attenzione finanziaria, che ha consentito di far passare i progetti produttivi da 20 a 70”.

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Dal canto loro, Juan Fernando Cristo, Humberto de la Calle, Rodrigo Londoño, Iván Cepeda e gli altri partecipanti hanno contestato le cifre snocciolate da Archila. Per esempio, l’ex Ministro Cristo ha dichiarato che “i numeri non coincidono, dal momento che Paz con legalidad è cosa distinta rispetto all’applicazione degli Accordi e che le statistiche lasciano il tempo che trovano”.

Inoltre, rispetto al tema dei leader sociali, Cristo ha affermato che già da un anno è stato chiesto al Governo di garantire la tutela delle loro vite, ma sembra che questo non sia ancora previsto nell’agenda nazionale. Sulla stessa lunghezza d’onda, de la Calle ha rivolto un appello al Governo per fare in modo che lo slogan “Pace con legalità” non diventi una Pace inerte, poiché la concretizzazione della stessa deve necessariamente passare per l’attenzione ad aspetti sociali ed economici.

Infine, Rodrigo Lodoño ha affermato con chiarezza che “l’Accordo di Pace non è un patrimonio della vecchia FARC, né un’opera volta a privilegiare gli ex combattenti. La firma di questo Accordo significa il reinserimento di più di 6.900 persone nella vita civile, e, finalmente, la costruzione di una società equa e inclusiva”. Vale la pena segnalare che secondo alcuni dati resi noti da Colombia Check, quasi il 98% dei guerriglieri ora smobilitati sono impegnati nel processo di pace.

Vedi: Dati ufficiali indicano che il 98% degli ex combattenti proseguono il processo di pace.

Di: Zenaida Espinosa Cabrera e Stephania Aldana Cabas

Traduzione dallo spagnolo di Ada De Micheli. Revisione: Manuela Donati