In Honduras si registra una preoccupante escalation della violenza contro le donne, una tragedia resa ancora più drammatica dalla quarantena imposta dal governo per far fronte alla pandemia e, soprattutto, dall’assenza cronica di politiche pubbliche.


L’Osservatorio sulla violenza dell’Università nazionale autonoma dell’Honduras (Ov-Unah) stima che siono 6.137 le donne che hanno perso la vita in modo violento e le vittime di femminicidio negli ultimi 15 anni (2005-2019), con un forte aumento degli attacchi mortali a partire dal colpo di stato del 2009.


Più del 63% delle morti (3.891) sono avvenute a partire dal 2012, il 60% delle quali sono considerati femminicidi per lo più commessi dal partner o da un ex partner.

Tra gennaio e agosto 2020, l’Osservatorio sulla violenza ha registrato 218 tra morti violente e femminicidi, 138 dei quali durante i mesi di quarantena. Con l’aggiunta del dato parziale di settembre salgono a 245 le vittime dall’inizio dell’anno, cioè una ogni 26 ore. Nel 66,5% degli attacchi mortali sono state usate armi da fuoco.


Il Centro per i diritti delle donne (Cdm) ha lanciato un grido di allarme proprio per l’aumento degli attacchi durante il mese scorso. L’organizzazione femminista ha registrato 30 femminicidi e 17 casi di violenza sessuale, 9 dei quali contro ragazze sotto i 15 anni.


Durante la conferenza virtuale “La situazione della violenza contro le donne nel contesto del Covid-19”, organizzato dalla piattaforma Tribuna delle donne contro i femminicidi ‘Gladys Lanza’, allo Stato honduregno è stato chiesto di “promuovere urgentemente azioni per affrontare le cause della violenza domestica e familiare, aggravata ora dalla pandemia”.


Le organizzazioni che compongono questa piattaforma hanno poi espresso profonda preoccupazione per “l’inarrestabile ondata di violenza contro le donne” che si manifesta attraverso le numerosissime chiamate al numero d’emergenza 911.


Secondo i dati del Movimento delle donne per la pace ‘Visitación Padilla’, da gennaio a settembre il Sistema nazionale di emergenza ha ricevuto 76.520 chiamate di aiuto per violenza domestica (43.590) e intrafamiliare (32.930), cioè circa 283 chiamate al giorno (nell’ultimo trimestre la media ha raggiunto le 301 chiamate giornaliere).

Questi dati mostrano un aumento dell’8 per cento rispetto al 2019. Purtroppo però la risposta dello Stato rimane sempre molto debole. Nello stesso periodo, i processi per violenza sulle donne sono stati 2.454, le condanne 467 e gli arresti solo 247.


Tribuna delle donne contro i femminicidi


“Cosa è successo al resto delle donne che sapevano che la loro vita era in pericolo e che per questo hanno chiamato il 911? Alcune di loro faranno parte delle 245 donne vittime di femminicidio?”, chiede la Tribuna delle donne ‘Gradys Lanza’.


Per le organizzazioni che compongono questa piattaforma “essere donna in Honduras implica un rischio elevato, poiché la mancanza di protezione che affrontiamo inizia nelle case e trascende poi la sfera pubblica”.


“Nel nostro lavoro come difensori dei diritti umani delle donne – avvertono le organizzazioni – tocchiamo con mano tutte le difficoltà che le donne devono affrontare e superare per chiedere e ottenere giustizia”.


Di fronte all’inerzia dello Stato e all’aumento della violenza di genere in tempi di pandemia, la Tribuna delle donne contro i femminicidi ha chiesto al governo centrale di attivare “politiche pubbliche e misure concrete per eradicare la violenza”.


Hanno chiesto inoltre ai governi locali di rafforzare i meccanismi di sostegno alle donne in modo da aiutarle a “rompere il silenzio e denunciare la violenza”, alla Procura di supportare maggiormente i nuclei investigativi che indagano sulla violenza contro le donne e agli organi giudiziari di formare il personale sulla violenza di genere.


“Non ci stancheremo mai di esigere risposte concrete allo Stato, che contemplino il concetto di donna come soggetto di diritti, in particolare del diritto a vivere una vita libera dalla violenza”, ha detto Merly Eguigure, coordinatrice del Movimento ‘Visitación Padilla’.