Hanno scatenato polveroni a non finire le parole dei giorni scorsi della (s)responsabile della Banca Centrale Europea Lagarde e del premier inglese Johnson, polverone a cui per la prima si è scatenata anche una tempesta finanziaria sui mercati. Perché tutti devono restare a casa, tutto (o quasi, perché gli schiavi del terzo millennio devono continuare a farsi sfruttare dal dio della produttività) deve fermarsi ma i cravattari, i colletti bianchi e gli avvoltoi sono autorizzati sempre a fare tutto. Oltre l’indignazione a la carte e l’ondata mediatica di un momento le loro parole dovrebbero imporre alcune riflessioni e, finalmente o ancora una volta a seconda dei casi, squarciare i veli dell’ipocrisia auto-assolvente e dominante nelle classi (s)dirigenti politiche, istituzionali e mass mediatiche e nella ideologia economicista, neoliberista e individualista.

Sulle parole di Lagarde in questi giorni si sono sbizzarriti opinionisti e retroscenisti sulle possibili motivazioni delle sue parole, tutte riconducibili ad una sola grande possibilità: la “coerenza” (virgolette non casuali e tra poco vedremo perché) all’austerità e alle rigide regole dell’economia unioneuropeista di marca tedesca. E’ sempre lo stesso refrain che, in maniera più o meno diversa, ci viene ciclicamente riproposto dalla firma del trattato di Maastricht in poi: rigidi paletti di bilancio e di spesa pubblica perché altrimenti tutto salterebbe e chi non le rispetta paghi le conseguenze dei suoi errori, le “virtuose” economie come quelle tedesche non possono pagare per gli sciagurati euro mediterranei. Tradotto in una sola frase: la tecnica deve comandare sulla politica, l’economia la fanno i numeri e non le persone, l’unica ricetta che non fa saltare il banco è la rigidità dell’austerità. E quindi Lagarde sarebbe, secondo alcuni, semplicemente e linearmente coerente. Proviamo ora per un attimo a far finta che sia accettabile pensare che l’alta finanza, gli aridi numeri dei bilanci e la coerenza neoliberista sono coerenti e l’unica salvezza possibile. Anche se ovviamente non lo è perché una politica soggiogata alla tecnica cancella se stessa e che esistono solidarietà, giustizia, umanità, sofferenze, dolori e lacrime di chi viene massacrato e lasciato indietro dalle sorti magnifiche e progressive del capitalismo. Innanzitutto cosa ci dice la “tecnica”? L’austerità unioneuropeista ha uno dei suoi capisaldi nel famigerato rapporto debito/pil: secondo un articolo pubblicato nel 2010 da due economisti di Harvard la crescita economica sarebbe direttamente correlata a quest’indice e gli Stati con un debito sotto il 30% del PIL avrebbe una crescita oltre il 4% garantito, tra il 30% e il 90% poco sotto il 3% garantita e oltre il 90% è garantito che la crescita diventa negativa. Sembra di assistere ad alcune di quelle televendite in cui vengono pubblicizzati miracoli a buon mercato ed effettivamente non siamo poi molto lontani. Ma su quell’articolo si è basata tutta la politica economica e la spesa pubblica di ogni stato europeo e non solo sottoposto ai diktat di troike e banche centrali. Tutte le nostre vite sono state sottoposte alle forche caudine lanciate da quell’articolo. Tre anni dopo però è uscita un’altra notizia il cui peso, in questi ultimi sette anni, sulle nostre vite ha avuto impatto zero. Quale notizia? Nel 2013 due professori di un’università del Massachusetts hanno affidato ad un loro studente un esercizio scolastico in cui prendere i dati su cui si è basato l’articolo di tre anni prima e rifare i calcoli, un compito apparentemente banale. Ma così alla fine non si rivela e il povero studente nonostante vari tentativi non è riuscito a ripetere quanto avrebbe documentato l’articolo del 2010. E davanti ai suoi professori si svela l’arcano: quei calcoli erano totalmente sbagliati, un banale errore del foglio di calcolo Excel aveva eliminato alcuni dati e quindi portato a risultati errati. E non è tutto perché nei mesi precedenti l’allora capo del Fondo Monetario Internazionale Blanchard aveva dovuto ammettere un errore simile: dopo aver spinto per anni su rigore finanziario e riduzione del deficit si erano accorti di aver sbagliato alcuni moltiplicatori. Eppure nessuno di questi due errori ha portato a cambiare la rotta e gettare nella spazzatura della Storia l’austerità e le sue politiche neoliberiste. Una domanda è quindi d’obbligo prima di proseguire: la coerenza della tecnica in questo dov’è di casa? Se la banale aritmetica ha documentato che è tutto sbagliato la coerenza della tecnica non dovrebbe imporre un deciso dietrofront e il cambio di tutto? Quindi Lagarde e la BCE tutto sono stati giorni fa tranne che coerenti. Cosa hanno comportato queste politiche, scolpite nella pietra dieci anni fa ma che sono sostanzialmente alla base di tutte le imposizioni della finanza mondiale da decenni? Bastano e avanzano gli esempi di tre Stati diversi per descrivere tutto: Argentina, Grecia e Italia. La prima ha vissuto la sua più grave crisi ad inizio Anni Duemila ma sostanzialmente vive terribili crisi cicliche continuamente. Fedele vassallo dell’imperialismo a stelle e strisce, piagata dalla corruzione e dalle politiche di figli e nipoti della Scuola di Chicago si è (fino a non molti anni quando ha iniziato a ribellarsi a certi diktat e a puntare sulla solidarietà latinoamericana) sempre affidata alle ricette di Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale. Risultato: economia periodicamente al tracollo, disuguaglianza, fame, povertà e nessuna cura per milioni e milioni di cittadini lasciati letteralmente morire, senza lavoro e nessuna possibilità di qualsivoglia aumento della ricchezza nazionale. La Grecia è storia di questi anni: le imposizioni della troika hanno distrutto tutti i servizi pubblici essenziali, lasciato milioni di greci senza assistenza sanitaria e possibilità di cure quindi in tempi di pandemia globale è facile immaginarsi cosa potrà significare, povertà in aumento con una parte sempre più crescente del Paese fuori dal sistema economico, nessuna vera crescita economica, industriale. Mentre attenzione la stessa troika si è ben guardata dal toccare le tassazioni per i super ricchi o spese come quelle militari. Anzi le loro ricette sono state così coerenti e rigide che su questo hanno chiesto zero tasse e aumenti costanti della spesa. L’Italia lo sappiamo benissimo e lo viviamo tutti: dopo anni di neoliberismo e austerità sono stati devastati i diritti dei lavoratori e sociali di larga parte della popolazione, la tassazione (in sfregio della Costituzione tanto decantata da tutti) è aumentata sempre più per i meno abbienti e diminuita per i più ricchi, la disoccupazione è sempre cresciuta mentre ogni possibile tessuto industriale (ma hanno tutelato inquinatori e avvelenatori di ogni tipo) è stato smantellato, davanti ad una pandemia globale come il Covid19 ci troviamo con una sanità al collasso e l’elenco potrebbe continuare. Ora, davanti a tutto questo (e l’elenco potrebbe ovviamente continuare con tanti altri esempi in tutto il mondo) dove sarebbe la coerenza e il rispetto della tecnica e del rigore economico? Molto più banalmente non c’è. E la realtà ci arriva dall’Inghilterra e dalle parole di Boris Johnson. Tanto osannato e amato fino a qualche settimana fa dagli stessi che oggi lo attaccano anche con parole pesanti (il direttore di uno dei quotidiani della destra italiana, che fino a qualche settimana fa lo esaltava ogni secondo manco fosse il capocannoniere di una squadra di calcio che sta vincendo il mondiale con 7 gol dello stesso, stamattina lo ha definito in prima pagina coglions). L’assunto del governo inglese è che contro il Covid servirà l’immunità di gregge, anche qui un mantra fino a poco tempo sventolato ovunque bibbia nelle discussioni su medicinali, vaccini e salute con sberleffi e cannonate mediatiche contro chi non si allineava. Ma non è questo il punto: Johnson ha detto senza girarci intorno e sbattendolo in faccia agli inglesi che molti di loro moriranno o dovranno piangere i loro cari, che ci sono milioni di persone sacrificabili e la cui vita è meno importante. Ogni definizione, ogni inorridimento non rende l’idea di quello che meriterebbe. Ma, in conclusione, sia permesso domandare alle vestali del pensiero unico, ai moralisti a buon mercato di oggi e alle anime belle scandalizzate del jet set italiota: cosa c’è di diverso in quell’austerità e in quelle ricette economiche capitaliste di cui in questo articolo sono state riportate le conseguenze? Cosa c’è di diverso nel portare avanti per decenni l’idea che lo stato non può aiutare tutti e che tanto impoveriti, senza casa, emarginati ci sono sempre e dobbiamo accettarlo? Cosa c’è di diverso nel permettere di bombardare e massacrare popoli (come in Yemen) in nome della produzione industriale italiana? Cosa c’è di diverso nel lasciare morire milioni di persone nel Sud del Mondo perché i brevetti delle multinazionali occidentali sarebbero troppo importanti o nell’abbandonare da soli di fronte alla voracità del mercato farmaceutico le famiglie di chi soffre di malattie rare? Cosa c’è di diverso nel lasciar morire e vivere il peggio del peggio possibile (augurandogli ancora di più sulle fogne social ed esaltandosi per le loro sofferenze e morti) a milioni di persone che hanno come unica colpa la latitudine in cui sono nati? Cosa c’è di diverso nell’ignorare completamente l’ecatombe (1)  di migliaia, se non milioni, di persone che subiscono quotidianamente il dramma di vivere in luoghi avvelenati da industrie, mafie e altri ascari del profitto economico ad ogni costo (ma guai ad opporsi alle grandi opere e a questo scellerato industrialismo perché vieni massacrato a reti unificate)? Cosa c’è di diverso nell’ignorare o contribuire allo sfruttamento squallido e disumano delle schiave del sesso (incuranti di ogni possibile conseguenza sanitaria, delle loro possibili malattie e della sofferenza), anche minorenni, in Italia (2) (3) (4)  o nel mondo(5) a proposito di frontiere da chiudere?  Bastano e avanzano queste domande per squarciare il velo dell’ipocrisia ma l’elenco potrebbe ovviamente proseguire per pagine e pagine …