Caro Julian,

Vorrei essere in quinta elementare. Se così fosse, questa lettera sarebbe più facile da scrivere. Penso che se anche il giudice fosse in quinta elementare, ti libererebbe. Ma quando si cresce, la ragione è compromessa dagli interessi personali, dalla paura e, a volte, dall’artrite.

Avevo letto di te qualche volta, e avevo visto alcune delle tue interviste su Democracy Now. Sabato scorso sono andato alla City University of New York School of Law per partecipare a una tavola rotonda sul tuo caso. La sala era strapiena. Sono i tuoi seguaci. Credono in te, in quello che hai realizzato. Una donna ha persino detto di averti guardato in diretta fino a quando non ti hanno portato via.

Ci sono molte cose che non capisco, proprio come un bambino di quinta elementare. Il governo degli Stati Uniti vuole incriminarti perché hai rivelato informazioni vere sulle loro malefatte durante la guerra. Uno dei relatori ha detto che quei documenti, quelle immagini e quei video hanno cambiato la percezione americana della guerra in Iraq. Ci siamo resi conto di non essere i salvatori del mondo, ma il diavolo in persona.

Durante il convegno, sono stato felice di sentire Alice Walker che ha parlato in tuo sostegno. “È un uomo che si preoccupa dei fatti”. Non voglio fraintendere le sue parole, ma credo che abbia detto che tu sei “disgustosamente preoccupato dei fatti”. Io non lo sono. La realtà dei fatti non mi sembra molto soddisfacente. In quanto romanziere, passo metà del tempo a sognare ad occhi aperti. Dunque, se perseguitano te che lavori contro la corruzione dei fatti, gli abusi dei fatti, cosa succederebbe a me che lavoro con i sogni, con le supposizioni, fondamentalmente con le menzogne. Niente di quello che scrivo è reale, ma potrei essere ancora più dannoso.

Ma i governi, o almeno questo, il governo degli Stati Uniti d’America, adesso minaccia le persone e le spaventa. Mi sono chiesto: che tipo di azioni potrei compiere se fossi sempre impaurito?

Quest’anno la primavera è arrivata in anticipo a New York. Anche se gli alberi sono ancora marroni e privi di foglie, la gente va in giro a godersi il sole e alcuni di loro corrono in pantaloncini e magliette a maniche corte. Quanti di loro sarebbero in grado di pubblicare documenti che tu hai deciso di pubblicare? Mi serve il coraggio per farlo o solo la consapevolezza che fa parte del mio lavoro? Prima di scrivere uno dei miei sogni, dovrei chiedermi se questo non sarebbe permesso o se ho bisogno dell’approvazione del governo? Beh, potremmo vivere nell’era dei sogni con un’etichetta sanitaria di pre-approvazione.

Il governo cerca di farci provare paura, ed è quello che molti traducono come “sicurezza”. Nella terra del Primo Emendamento, ovvero la sacra libertà di espressione, anche il New York Times è stato perseguitato per aver tentato di pubblicare i Pentagon Papers. Lo ha ricordato James Goodale (ex vicepresidente e consigliere generale del New York Times, N.d.T.). Se questo fosse il nostro precedente, che permetteva chiaramente la pubblicazione di documenti relativi alla guerra del Vietnam, quale sarebbe la responsabilità del procuratore che cerca intensamente la tua punizione? Sembra che negli Stati Uniti i procuratori possano agire in modo irresponsabile senza conseguenze significative. Beh, se lo scoprissero anni dopo, probabilmente toglierebbero i loro ” sacri nomi ” dalle aule della facoltà di legge, ma finirebbe lì. La persecuzione o “accusa” è una tendenza, un’altra faccia di quello che alcuni chiamano “sicurezza”.

Dopo l’intervento di Goodale, continuavo a chiedermi perché abbiamo ancora la legge sullo spionaggio nei libri. È una legge vaga e ampia. Non avremmo dovuto abrogarla fin dai tempi dei Pentagon Papers? C’è qualcuno tra i nostri politici interessato a cancellarla o, almeno, a limitarla? Sembra che se il governo può disobbedire a un precedente come questo, almeno il Congresso dovrebbe fare qualcosa al riguardo. Ma purtroppo, né i repubblicani né i democratici sono interessati a questo.

Renata Avila, il tuo avvocato, ci ha raccontato la tua vita e ci ha ricordato che molti dei giornalisti che ti denigrano non ti hanno mai incontrato. Non so se devo apprezzarti o disprezzarti per accettare che quello che hai fatto è il tuo lavoro: pubblicare. Allora perché alcuni ti vogliono in prigione perché sei in un certo modo o in un altro? Beh, sei già stato confinato per molto tempo da quando non ti è stato permesso di lasciare l’ambasciata ecuadoriana. Sette anni? La gente se n’è dimenticata. Il governo britannico stava interferendo con la decisione sovrana dell’Ecuador di concederle asilo. L’hanno ignorata. Naturalmente, l’attuale presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, ha revocato l’asilo e la cittadinanza e i britannici  ti hanno messa in prigione. Cosa ne pensano gli ecuadoriani? Tuttavia, è difficile credere che Lenin Moreno abbia agito per puro principio. Beh, ovviamente ha ignorato una cosa chiamata “giusto processo”.

Dopo tutti questi “contrattempi”, non possiamo credere nemmeno ai giudici britannici. La signora Avila ha detto che il giudice probabilmente non si pronuncerà in tuo favore. Non vogliono assumersi la responsabilità, quindi questo potrebbe andare alla corte d’appello. Che tristezza. E gli inglesi e gli americani hanno accusato il terzo mondo di non avere giudici indipendenti.

Beh, tutto sarebbe più chiaro se fossimo in quinta elementare. Se mi è concesso dirlo, Julian, non hai fatto nulla di male, dipingendo il diavolo per quello che è. Non dovrebbero metterti in un angolo. E poi, chi può dirci che dobbiamo disegnare solo angioletti?

Arrivederci per ora

Jhon

Se volete scrivere a Julian Assange, potete andare su writejulianmeets.blogspot.com o https://writejulian.com/ e seguire le istruzioni.

Per ulteriori informazioni, contattare NYCFreeAssange@gmail.com

Sull’autore: Jhon Sánchez, di origini colombiane, è arrivato a New York in cerca di asilo politico, dove ora fa l’avvocato. I suoi racconti sono disponibili su Midway Journal, The Meadow, Newfound, Fiction on the Web, tra gli altri. Il DeDramafi, è stato pubblicato su The Write Launch, e Storylandia sarà ristampato nel numero 36. È stato premiato con la Horned Dorset Colony per il 2018 e con il Byrdcliffe Artist Residence Program per il 2019. Nel 2021, la New Lit Salon Press pubblicherà la sua raccolta Enjoy Pleasurable Death and Other Stories that Will Kill You. Per gli aggiornamenti, visitate la pagina Facebook @WriterJhon.

Traduzione dall’inglese di Raffaella Forzati