È facile immaginare che domani, 11 settembre, si sprecheranno le rituali commemorazioni dell’attacco al cuore degli USA (che per lo più ignoreranno i tanti interrogativi inquietanti irrisolti su quell’azione!), le Twin Towers: ma penso di non sbagliare di molto pensando che forse queste rievocazioni oscureranno altre ricorrenze non meno drammatiche (e forse anche più reali).

Non intendo spendere fiumi di parole, anche perché ormai in Internet si trova di tutto e di più.

In quello stesso giorno, 28 anni prima, in Cile il colpo di Stato militare depose il governo socialista: penso che molti hanno ancora impressa l’immagine drammatica del Presidente Salvador Allende con l’elmetto e il fucile in mano a difendere il palazzo presidenziale della Moneda attaccato dalla terra e dal cielo, pagando con la propria vita il prezzo della democrazia (l’ho ricordato in tono di amaro sarcasmo insieme agli innumerevoli misfatti e delitti degli USA: https://www.pressenza.com/it/2019/05/se-non-ci-fossero-i-golpe-umanitari-degli-usa-a-salvare-il-mondo/). Quanti continuano a ricordare la sanguinosa dittatura militare del Generale Augusto Pinochet che seguì a quel golpe?

E già che ci sono rammento come divagazione nera sul tema, il medesimo giorno di esattamente 100 anni fa (11 settembre 1919), un corpo dei Marine degli Stati Uniti invase l’Honduras, manco a dirlo per difendere la (loro, degli USA) democrazia, mantenere il (loro) ordine in una zona “neutrale” a fronte di movimenti politici che avrebbero potuto opporsi agli interessi nordamericani. E anche se il giorno non era lo stesso, esattamente 90 anni dopo, 10 anni da oggi, il 28 giugno 2009 nel martoriato Honduras venne deposto il Presidente legittimo, Manuel Zelaya, primo golpe del Premio Nobel per la Pace Obama! E ora gli USA fronteggiano (con il benevolo supporto del Presidente messicano – finalmente “democratico”! – Obrador) fiumane di disperati in fug dall’Honduras: prodigi della “democrazia”.

Povera America Latina, così vicina agli Stati Uniti e così lontana da Dio!