Oggi, venerdì 14 settembre 2018, si è tenuto l’incontro “Migrazioni, accoglienza e cittadinanza: Il futuro dell’Italia e dell’Europa” organizzato dell’Istituto Affari Internazionali e ospitato dalla Casa Internazionale delle Donne di Roma.

L’incontro, moderato da Francesca Sforza, giornalista de “La Stampa”, ha visto come ospiti due figure di spicco che da sempre lavorano per una società più equa e solidale: la Senatrice Emma Bonino e il professore Antonio Silvio Calò, vincitore del Premio Cittadino europeo 2018.

“L’accoglienza è possibile se accompagniamo le persone, non se le abbandoniamo” dice il professor Calò, raccontando poi varie esperienze positive di integrazione, esperienze che però sono chiaramente costate impegno e partecipazione di tutti, non solo dei migranti.

Affermare che i migranti, una volta entrati in Italia, vengono spesso abbandonati a se stessi è infatti una semplice quanto cruda verità. Una verità difficile da digerire per i governi che in questi anni non hanno saputo creare le condizioni per un’integrazione sana e completa, che permettesse a tutti di assorbirne gli effetti e che, soprattutto, non venisse approcciata come un’emergenza ma come un evento storico su cui lavorare, complesso ma non sconosciuto.

La realtà è che nessun paese europeo ha raggiunto l’obiettivo integrazione perché non è un processo unilaterale, non riguarda solo il soggetto entrante ma anche i cittadini dei paesi di accoglienza. È idea comune infatti che gli unici a dover fare sforzi al fine di integrarsi siano i migranti: è una visuale egoistica che di per se comporta già una chiusura e una rinuncia alla conoscenza e alla comprensione. L’ostilità verso determinate etnie e/o confessioni religiose che sempre più spesso sfocia in aggressioni razziste di una violenza inaccettabile o la semplicità con cui oggi le fake news circolano tra migliaia di persone, sono il riflesso estremizzato di una chiusura che da anni avvelena l’Italia e, considerando gli ultimi fatti di cronaca e le ultime tornate elettorali, anche altri paesi europei.

Perché però è così difficile giungere ad un’integrazione positiva?

Come in molte altre occasioni, anche oggi Emma Bonino afferma: “non c’è la volontà politica di farlo. Per altro esperienze di buona integrazione ce ne sono, un esempio sono gli SPRAR. Era ed è –sempre che Salvini non gli elimini- una modalità per cui i comuni accolgono persone dando loro la possibilità di integrarsi, di imparare l’italiano e lavorare”.

Emma Bonino ricorda poi con ironia gli anni ’80, quando andava di moda un multiculturalismo a suo modo marginalizzante, in cui li stranieri venivano invitati a conservare la propria cultura e le proprie origini a discapito però di un proficuo processo di integrazione che vede, tra le prime necessità, l’apprendimento della lingua del paese di accoglienza.

Continua evidenziando la visuale distorta che gli italiani hanno della migrazione, frutto anche di una narrazione politicamente interessata e dolosamente errata: “le ultime statistiche dicono che gli italiani pensano che sul territorio italiano la percentuale di migranti sia al 30% e credono che quasi tutti siano musulmani. Senza contare poi che ci sono le fake news, ora ad esempio gira quella per cui i migranti portano gravi malattie come la Tubercolosi (notizia subito smentita dalla Prefettura, ndr). Ci sono poi le aggressioni violente razziste e negarlo è sintomo di cecità. L’ultimo caso di aggressione per motivi razziali mi ha particolarmente colpita: tre signori cinquantenni seduti in un bar che, nel momento in cui vedono un ragazzo nero con un monopattino, decidono che quel monopattino poteva essere stato solo rubato e, di conseguenza, aggrediscono violentemente il ragazzo urlando “tornatene a casa tua sporco negro” e picchiandolo duramente; questo è successo nel centro di Pavia pochi giorni fa. Il razzismo oggi è sdoganato e questo è grave se deriva dalla volgarità e dalla cattiveria delle istituzioni. Abbiamo iniziato con “è finita la pacchia”, ora però noi dobbiamo agire. Ci sono molte esperienze positive di integrazione, ad esempio Cerveteri, Riace, cooperative agricole fondate da migranti e altro ancora. Ciò che non riusciamo a fare è dare una narrazione diversa della migrazione, viene raccontato solo come un problema da risolvere, da impedire.”

La Senatrice si sofferma poi rapidamente sulle iniziative politiche future, affermando che: “non è possibile che chi soccorre i migranti venga incriminato”.

Ricorda poi che l’Unione Europea ha sicuramente un ruolo importante in tema migrazione, è però vero che le attuali politiche sul tema sono frutto di lavori intergovernativi quindi, dei governi.

Oggi chi vuole accogliere perché crede nella solidarietà è in netta minoranza. Sono tempi in cui essere dalla parte dei più deboli è considerato quasi un attentato all’integrità e alla sicurezza del paese, è infatti ormai entrato anche nel linguaggio politico il concetto di “anti-italiano” o “razzista con gli italiani”. È un dichiarazione gravissima dire ciò: è un messaggio che demonizza sia i migranti, descritti come cattivi e pericolosi e che quindi non devono essere aiutati, sia gli italiani “traditori”, così additati perché supportano il nemico.

Questo sta portando ad una progressiva divisione del popolo con il rischio che questo si dilani, lasciando il caos e grandi spazi di potere. Quando uno Stato, inteso come le sue istituzioni, incita odio e diffidenza non solo verso lo straniero, ma anche tra i suoi stessi cittadini, è uno Stato che non può assicurare benessere alla sua popolazione.

Emma Bonino chiude con una frase di speranza per quelli che ora rappresentano “la minoranza”: “prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci.” (Gandhi)

 

Purtroppo pare che le mere derisioni siano tempi ormai passati.