Almeno 60 morti e più di 3000 feriti, inclusi gli intossicati: tra le vittime, anche 8 bambini (compresa una neonata, morta per aver inalato gas lacrimogeno). Questo il bilancio provvisorio, fornito da fonti mediche locali, degli scontri di ieri al confine tra Striscia di Gaza e Israele. Il ministero della Sanità palestinese ha lanciato un SOS urgente a tutti gli organismi competenti, chiedendo d’aiutare gli ospedali e i presidi medici di tutta la Striscia di Gaza, attualmente al collasso, a far fronte all’arrivo di morti e feriti; le autorità di Gaza, intanto, hanno chiesto all’Egitto aiuti medici immediati e l’autorizzazione a trasferire laggiù i feriti più gravi.

Le Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, nell’esprimere profonda costernazione per quanto sta accadendo e viva  solidarietà al popolo palestinese, rinnovano l’appello – tramite il loro presidente, Prof.  Foad Aodi – alle Nazioni Unite e agli altri competenti organismi sovranazionali e internazionali, per arrivare al più presto a una soluzione diplomatica e per attivare rapidamente un corridoio di aiuti umanitari alla Striscia.

“Ringraziamo intanto la Repubblica d’Egitto – precisa Aodi – per aver prontamente risposto alla richiesta d’aiuto delle autorità di Gaza”.

Tra i feriti (di cui poco meno di 30 gravi) ci sono 200 bambini, 90 donne, 11 giornalisti; 71 sono feriti di codice rosso, 830 codice verde e 1330 codice bianco. Servono urgentemente sangue, farmaci , e chirurghi vascolari, ortopedici e neurochirurghi e anestesisti, sempre  secondo i medici locali.

“Non dimentichiamo – aggiunge Aodi – che sempre ieri, a Gerusalemme, intanto si stava attuando ufficialmente il trasferimento da Tel Aviv dell’ambasciata USA: riteniamo questo gesto del tutto provocatorio nei confronti dei palestinesi, considerando soprattutto il momento in cui avviene. Gerusalemme è da sempre una città soggetta a un particolare regime di diritto internazionale, considerata la sua grande importanza per tutte e tre le “religioni  del Libro”: questa sua particolare natura non può in alcun modo legittimare un gesto unilaterale che la maggior parte della Comunità internazionale rifiuta, ricordando il ruolo storico della Città santa come capitale anche per il mondo arabo e  musulmano, e come essenziale luogo di fede per ebraismo, cristianesimo e islam”.

Da notare che i rappresentanti dell’UE (con la sola eccezione di Ungheria, Repubblica Ceca, Romania e Austria: i primi 3, membri del “Gruppo di Visegrad”) non sono intervenuti all’inaugurazione dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme, trovandosi in disaccordo con la scelta.

In proposito, il presidente palestinese Abu Mazen ha denunciato che gli Usa a Gerusalemme non hanno aperto un’ambasciata “ma un avamposto”, alludendo ai coloni israeliani: e annunciando per oggi, 15 maggio, lo sciopero generale dei Territori (scuole e negozi compresi), in protesta per gli uccisi a Gaza.

“Per capire la complessità e gravità attuali dello scontro israelo-palestinese”, ha dichiarato ieri, a Roma, l’ambasciatrice palestinese in Italia, Mai al Kaila, “teniamo presente anche che il Parlamento israeliano ha approvato quest’anno una legge che legittima la costruzione, nei Territori occupati, persino di semplici avamposti dei coloni, anche su terreni di proprietà di privati cittadini palestinesi: nonostante che varie Risoluzioni ONU, e specialmente la n. 2334, da anni, in conformità al normale diritto internazionale, dichiarino illegittimo qualsiasi insediamento”.

Fabrizio Federici