Lo scorso Lunedì 22 Gennaio, il Parlamento peruviano ha ufficializzato un piano che prevede la realizzazione di un’autostrada, lunga poco meno di 300 km, che taglierà a metà una grossa fetta della foresta Amazzonica. Il presidente Kuchynski, già fortemente attaccato per aver concesso l’indulto all’ex dittatore Alberto Fujimori, ha ceduto alle pressioni delle multinazionali e ha firmato la legge.

Il Progetto

La strada, che sarà composta da due corsie, partirà da Puerto Esperanza, località situata nel nord del Perù, e terminerà nella città di Iñapari, che si trova al confine con la regione brasiliana di Acre. I 277 chilometri previsti attraverseranno quattro parchi nazionali e ben cinque riserve destinate alle popolazioni indigene che vivono nella zona. Secondo una stima del  “Monitoring of the Andean Amazon Project”, la costruzione dell’autostrada comporterà la deforestazione di una parte della foresta amazzonica pari a 2750 km².

L’appello di Papa Francesco

Venerdì 19 Gennaio, Papa Francesco, nel corso del suo viaggio in America Latina, ha fatto visita alle comunità indios (alcune arrivate anche dal Brasile) riunitesi al “Coliseum” di Puerto Maldonado, capoluogo della regione di Madre de Dios. Qui, ha tenuto un discorso nel quale ha aspramente criticato lo sfruttamento da parte delle compagnie multinazionali, con la complicità dei maggiori paesi dell’America Latina, nei confronti della Foresta Amazzonica. Citando le sue parole: “Bisogna rompere il paradigma storico che considera l’Amazzonia come una dispensa inesauribile degli stati senza tener conto dei suoi abitanti”. Il Pontefice si è poi soffermato su altri fenomeni che caratterizzano la zona, come il “neo-estrattivismo” e il “neo-colonialismo”. Ha infine speso parole importanti nei confronti delle comunità aborigene definendole come vera e propria “riserva culturale mondiale”.

I rischi per le comunità indigene

“Questi progetti non fanno il bene delle popolazioni indigene. Questa è un’area abitata da popolazioni estremamente vulnerabili.”, questo il grido di Lizardo Cauper, leader dell’ AIDESEP, la federazione peruviana per le popolazioni indigene dell’Amazzonia. Gli fa eco Ivan Lanegra, ex ministro per le questioni indigene, che afferma: “Abbiamo uno stato che prende decisioni voltando le spalle all’Amazzonia e alle sue popolazioni”.
Nella fattispecie, le comunità a rischio sono indios che vivono in “isolamento volontario”. A detta di molti antropologi, infatti, una deforestazione in quell’area comporterebbe a tutti gli effetti l’estinzione delle suddette popolazioni. In poche parole, equivarrebbe ad un etnocidio.
Il progetto avrà anche un fortissimo impatto a livello ambientale, poiché la forte opera di deforestazione alla quale sarà sottoposta l’area ridurrà drasticamente il numero di alberi da mogano.

L’interesse è chiaramente di carattere economico: l’obiettivo è velocizzare il collegamento tra Perù e Brasile; e poco importa se la legge appena firmata violi tutti gli accordi internazionali sottoscritti dal Perù in materia di surriscaldamento globale e di tutela del patrimonio ambientale.