Da qualche settimana, in ogni telegiornale, talk show o programma di approfondimento e alla radio si parla in modo quasi ossessivo di un solo argomento: il Fiscal Compact. Anche su ogni giornale si legge delle posizioni di tutti i partiti dell’arco parlamentare a proposito del fiscal compact.

Ci penso un attimo, accendo il computer, faccio qualche ricerca e mi rendo conto che per trovare qualche articolo sull’argomento, almeno sulle testate giornalistiche maggiori, bisogna risalire almeno a luglio scorso. Sul sito della Repubblica, l’ultimo articolo sull’argomento riporta le rassicurazioni del ministro dell’economia Padoan che aveva chiuso il dibattito con la seguente dichiarazione: “Ci sono altri temi che possono essere aggiunti e considerati. Il futuro dell’Ue non si gioca sul fiscal compact si o fiscal compact no.”[i]

Da quel periodo dell’anno, si é risentito parlare della famosa luce in fondo al tunnel di cui ci parlava già Mario Monti ben 5 anni fa[ii], si è tornati a parlare di ripresa, di fine della crisi, giocando con le cifre per dimostrare che finalmente si può stare sereni.

Perfino nel discorso introduttivo dell’assemblea annuale dell’Anci svoltasi ad ottobre 2017, il presidente del Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, Antonio Decaro, ha cercato di essere rassicurante: “Le misure di austerità che hanno pesantemente inciso sulla finanza locale negli ultimi anni sono alle spalle”.[iii]

Eppure quello che é un accordo tra Stati, siglato ad inizio 2012, il Fiscal Compact, potrebbe diventare a breve un trattato europeo e come tale avrà un valore vincolante per tutti i paesi membri dell’Unione Europea; un valore che andrà perfino al di sopra delle costituzioni nazionali e sarà superiore alla legislazione nazionale. La nostra costituzione intanto è già stata modificata nel 2012, senza alcun referendum popolare, con l’inserimento del “pareggio di bilancio”.[iv]

Per farla breve, è in arrivo un trattato che, imponendo la riduzione del debito pubblico in modo drastico e obbligando l’Italia a portare  il rapporto debito-Pil dall’attuale 132 al 60%, genererà un taglio della spesa pubblica di 50 miliardi di euro all’anno per i prossimi 20 anni.

È partendo dalla considerazione che questo trattato avrà delle conseguenze disastrose per i diritti sociali in Europa, portando all’ennesima svendita del patrimonio pubblico, tagli a istruzione e sanità e alle privatizzazioni, che Attac Italia ha deciso di lanciare una campagna chiamata Stop Fiscal Compact. Con una petizione online, lanciata ad inizio ottobre, si vuole “riaprire la discussione su un’Europa oltre Maastricht, per eliminare il pareggio di bilancio dalla Costituzione, per sostenere l’avvio di una Commissione indipendente d’indagine sul debito pubblico italiano”.[v]

Dopo una settimana si era già superato il migliaio di firme, e piano piano arrivano adesioni di associazioni nazionale come l’Arci o Fairwatch, di testate giornalistiche come Comune-Info o DinamoPress. Ma le adesioni arrivano anche dalle organizzazioni studentesche come la Rete della Conoscenza, Link e l’Uds, e dai promotori della LIP “per una scuola della costituzione”. Insieme a queste adesioni, non poteva mancare quella del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, promotore dei referendum del 2011 che ci ha visto protagonisti. Queste adesioni dimostrano la consapevolezza che un trattato come il Fiscal Compact porterebbe di nuovo al rischio di smantellamento della scuola e della sanità pubblica e al riavvio dei processi di privatizzazioni in questo paese.

Nella stessa ottica, arriva l’adesione della Rete delle Città in Comune che mette insieme amministratori locali e consiglieri comunali consapevoli del fatto che gli enti locali sono sotto attacco da anni da politiche di austerità che rendono impossibile una corretta amministrazione, almeno se per corretta amministrazione si intende fornire servizi di qualità ai cittadini. Parliamo di amministratori locali che hanno ben chiaro quanto le parole espresse da Decaro all’assemblea dell’Anci sono più che fuori luogo, sono un inganno, una distorsione della realtà, una provocazione.

Per questo motivo, oltre alla petizione, Attac Italia ha redatto un ordine del giorno sul fiscal compact da proporre ai consigli comunali. Ad ora, l’odg è già stato presentato in molti Comuni come Bologna, Livorno, San Remo, Siracusa, Trento, Pisa, e altre decine di città. È il Comune di Gaiola, in provincia di Cuneo, il primo ad averlo approvato.

Lo si trova anche sui siti delle Città in Comune[vi], così come su quello di Rifondazione Comunista[vii] da cui è arrivato il sostegno alla campagna.

Come spiegava bene Matteo Bortolon ad inizio ottobre in un articolo della rubrica Nuova Finanza Pubblica sul Manifesto, oggi la legge finanziaria chiamata “legge di stabilità” viene concordata direttamente con la Commissione Europea; con quella in arrivo la percentuale della spesa sanitaria sul PIL passerà addirittura sotto la soglia minima del 6,5% prevista dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.[viii]

È fuori dubbio che serve una netta inversione di rotta per mettere fine alla trappola del debito e a politiche di austerità che non fanno altro che cancellare lo stato di diritto ed aumentare il divario sempre più grande tra pochi ricchissimi e una parte sempre più consistente della popolazione mondiale che vive al di sotto della soglia di povertà

Sul vecchio continente, per sperare un’inversione di rotta, occorre iniziare bloccando il Fiscal Compact.

[i]http://www.repubblica.it/economia/2017/07/15/news/padoan_futuro_ue_non_si_gioca_sul_fiscal_compact_

-170874080/?ref=search

[ii] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-02/monti-radio-anchio-primo-095320.shtml?uuid=AbMrSkGH

[iii] http://www.anci.it/index.cfm?layout=dettaglio&IdSez=821212&IdDett=62011

[iv] https://www.youtube.com/watch?time_continue=257&v=xEqpWsq9fFo

[v] www.stopfiscalcompact.it

[vi] https://lecittaincomune.wordpress.com/2017/10/13/stop-fiscal-compact-la-rete-delle-citta-in-comune-e-attac-scrivono-ai-sindaci/

[vii] http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=31426

[viii] https://ilmanifesto.it/la-legge-di-stabilita-di-bruxelles-e-in-arrivo/