Conferenza stampa

Lo Sciopero della fame dei prigionieri palestinesi “Per la Libertà e la Dignità” è in una fase molto critica mentre Israele tenta di infangare la reputazione di Marwan Barghouthi

 

Care amiche e cari amici della Palestina,

Inviati dei media, rappresentanti delle forze politiche, della comunità palestinese e araba, e delle associazioni italiane,

Abbiamo convocato questa conferenza stampa per aggiornare i mezzi di informazione (solitamente poco attenti alla campagna in corso da anni per la liberazione dei prigionieri palestinesi), le forze politiche e tutti i cittadini sulla situazione dei nostri prigionieri nelle carceri israeliane che da ormai 23 giorni hanno intrapreso uno sciopero della fame di massa: lo Sciopero per la Libertà e la Dignità, che li vede attraversare una fase molto critica, pericolosa per la loro salute, e tale da mettere a repentaglio le loro vite.

Le ultime notizie riguardano un vergognoso tentativo, da parte delle autorità penitenziarie israeliane, di colpire il leader dello sciopero Marwan Barghouthi – Membro del Comitato Centrale di Al-Fatah e parlamentare palestinese in carcere da 15 anni – con un video fabbricato appositamente per insinuare che l’ideatore della protesta non stia osservando il digiuno ma stia tradendo i suoi compagni mangiando di nascosto. Questa “bassezza” è stata denunciata domenica sera da Qadura Fares, Presidente dell’Associazione dei Prigionieri Palestinesi, e dalla moglie di Marwan, Avvocato Fadwa Barghouthi, Membro del Consiglio Rivoluzionario di Al-Fatah, in una conferenza stampa convocata appositamente per ribadire che un simile atto non fa che confermare la “debolezza” di Israele e “la sconfitta dell’occupazione” di fronte alla determinazione dei detenuti.

Una determinazione che li fa andare avanti con lo sciopero nonostante stiano già molto male, perché questa è la loro ultima scelta per ottenere una risposta alle loro legittime richieste, dopo aver perso la speranza che vengano rispettate le leggi e le Convenzioni internazionali che garantiscono i loro diritti umani all’interno delle carceri.

Diritti umani che vengono calpestati anche in questi giorni di sciopero e di sofferenza, che vedono i prigionieri non solo privati della possibilità di ricevere visite dai familiari o dai loro avvocati – come denunciato nei giorni scorsi dal Comitato Internazionale della Croce Rossa e dai Capi Missione dell’Unione Europea a Gerusalemme e a Ramallah, sottolineando che queste visite siano invece garantite dalla Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 – ma sono anche sotto la costante minaccia di ricevere la nutrizione forzata, ora permessa da una legge approvata dalla Knesset (il parlamento israeliano) nel luglio 2015, ma considerata dalle Nazioni Unite, dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e dal Comitato Internazionale della Croce Rossa uno strumento di tortura crudele e degradante che oltretutto mette in pericolo la vita di chi pratica lo sciopero della fame.

La Dichiarazione di Malta dell’Associazione Medica Mondiale sugli scioperanti della fame, adottata dalla 43a Assemblea Medica Mondiale a Malta nel novembre del 1991, proibiva esplicitamente questa pratica.

Cosa molto importante, l’Associazione dei Medici Israeliani, che si era subito espressa contro la legge sull’alimentazione forzata, sta proibendo ai medici di metterla in pratica. Per questo, per aggirare la volontà dei medici israeliani, le autorità israeliane stanno invitando i medici disposti a metterla in atto a venire da fuori. Di qui l’appello dell’Alta Commissione per gli Affari dei Detenuti ed ex Detenuti palestinesi ai medici internazionali affinché non accolgano l’invito di Israele pena una denuncia presso la Corte Penale Internazionale; e ai governi di tutto il mondo perché vietino la loro eventuale partenza.

Israele ha cercato di convertire questa Intifada dei detenuti in uno sciopero politico, nel tentativo di falsificare la verità insinuando che si tratta di una protesta contro la legittima leadership palestinese, ma questi tentativi di mistificazione non passeranno.

Ribadiamo che la leadership palestinese, a cominciare dal Presidente Abu Mazen e insieme a tutto il popolo palestinese, è e sarà con i nostri detenuti finché non verranno accolte le loro istanze. I detenuti, con la loro lotta per la dignità, rappresentano l’avanguardia e la voce della coscienza di ogni palestinese che aspiri alla libertà della Palestina. Per questo, la leadership palestinese, con il Presidente Abu Mazen e il Ministero degli Affari Esteri, ha messo la questione dei prigionieri in cima all’agenda politica e diplomatica palestinese.

A nome dei detenuti e dei loro familiari, della leadership palestinese e di tutto il nostro popolo, vogliamo ringraziare tutti coloro che, come donne, uomini, forze politiche e organizzazioni della società civile hanno preso a cuore la giusta causa dei nostri prigionieri, e invitiamo tutti a non abbassare la guardia, perché i detenuti ci chiedono questo e noi stiamo con loro.

Per i Diritti, per la Libertà, per la Dignità.

Grazie

L’Ambasciata di Palestina in Italia