«Proseguiremo il dialogo con l’Amministrazione di Vicenza ed i promotori di “HIT Show” e chiederemo agli organizzatori dell’evento di definire un codice di responsabilità sociale della manifestazione fieristica». Lo affermano in una nota congiunta (qui in .pdf), l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e Politiche di Sicurezza (OPAL) di Brescia e la Rete Italiana per il Disarmo (Rete Disarmo).

Le due associazioni dopodomani, venerdì 13 febbraio, alle ore 20:30, terranno un incontro pubblico a Vicenza dal titolo “HIT Show: questioni aperte e prospettive”, presso il salone della Cooperativa Insieme, via B. Dalla Scola 253. Saranno presenti, tra i relatori, Francesco Vignarca (Coordinatore nazionale della Rete italiana per il disarmo), Piergiulio Biatta (Presidente dell’Osservatorio OPAL di Brescia), Giorgio Beretta (analista del commercio di armi). Prima di presentare il comunicato di OPAL e Rete Disarmo è bene fare un passo indietro e considerare un “prima” ed un  “dopo”.

Lo “HIT Show” (prima): law enforcement e focus sulle armi

L’evento fieristico “HIT Show” (acronimo per Hunting, Individual protection, Target sports) è nato dall’accordo siglato lo scorso giugno tra Fiera di Vicenza SpA e l’Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni Sportive e Civili (ANPAM). Il nuovo evento è stato annunciato da un comunicato congiunto (qui in .pdf) dal titolo quanto mai eloquente: “Fiera di Vicenza e ANPAM si alleano e presentano HIT, la nuova fiera dedicata ad outdoor, caccia, armi sportive e law enforcement”. Il comunicato specificava: “Durante i quattro giorni di manifestazione la nuova infrastruttura ipertecnologica di 80mila mq di Fiera di Vicenza sarà messa a disposizione per ospitare le più importanti aziende italiane di armi e munizionamenti, del tiro, della caccia e law enforcement, oltre ad aziende ottiche, di accessori, del mondo outdoor e della cinofilia”.

Un successivo comunicato del dicembre scorso riporta che “la manifestazione è rivolta al mondo della caccia, delle armi da difesa personale e del tiro sportivo” (qui in .pdf). Lo stesso comunicato aggiungeva che “HIT Show si propone come l’appuntamento italiano leader per il settore delle armi sportive e civili, delle munizioni, delle attrezzature e degli accessori dedicati al mondo outdoor, caccia, tiro sportivo e utilizzo personale. Un Salone che ospita i top brand italiani ed esteri che, grazie all’expertise dei due organizzatori, punta a diventare l’appuntamento di riferimento in Italia e in Europa per il comparto armiero Made in Italy”.

E sul sito ufficiale della manifestazione alla sezione “Perché visitare” si può leggere nella parte agli “Appassionati”: “ACQUISTA L’OFFERTA ESPOSITIVA VARIEGATA E COMPLETA: L’offerta espositiva del Salone ha un focus su armi e munizioni, a cui si affiancano le attrezzature specializzate: ottiche, abbigliamento, calzature, accessori, turismo venatorio e molto altro. A HIT Show 2015 gli appassionati di caccia, tiro sportivo e formazione professionale possono completare il proprio equipaggiamento e acquistare in anteprima i nuovi prodotti in esposizione all’interno della speciale Area Shopping”. Tutto chiaro?

Lo “HIT Show” (dopo): nè law enforcement nè vendita di armi

Non proprio. Nei giorni scorsi Fiera di Vicenza SpA. ed ANPAM, infatti, hanno emesso una “nota congiunta” (qui in .pdf) che chiarisce (e in parte rettifica) quanto le due realtà promotrici dell’evento avevano precedentemente affermato. Innanzitutto si legge che l’evento fieristico “non prevede estensioni in ordine alle merceologie a favore di settori non in linea con l’uso sportivo e civile delle armi”: ma non avevano detto che la manifestazione è dedicata anche al “law enforcement” che non è né sportivo né “civile”? (Chi non ha idea di cosa significhi “Law enforcement” può leggere questa voce su Wikipedia)

Il comunicato  tra l’altro segnala “la presenza di un Padiglione dedicato all’Individual Protection (altrove non precisamente definito “Law Enforcement”) nell’ambito del quale, comunque, non sarà esposta nessun tipo di arma da fuoco, mentre saranno, invece, presenti alcuni articoli di difesa come giubbotti antiproiettile, calzature tecniche, sistemi di sorveglianza ecc.”.

Lo stesso comunicato riporta infine che “durante lo svolgimento della Manifestazione Fieristica non è prevista né consentita alcuna attività di vendita di armi o parti essenziali di armi. L’area dedicata allo shopping prevede esclusivamente la vendita di oggetti e abbigliamento legati alla caccia, all’outdoor e al tiro sportivo”.

 

Tra il “prima” e il “dopo”

Tra il “prima” e il “dopo” dei due comunicati della Fiera c’è stata una intensa e puntuale attività di OPAL e di Rete Disarmo che hanno contattato il Comune di Vicenza e successivamente Fiera di Vicenza SpA e ANPAM. Il Comune di Vicenza, infatti, detiene il 32,11% delle azioni di Fiera di Vicenza SpA; una medesima quota appartiene alla Provincia di Vicenza (attualmente presieduta dal sindaco di Vicenza, Achille Variati) e un altro 32,11% delle azioni è di proprietà della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Vicenza.

C’è però un fatto importante: lo Statuto del Comune di Vicenza all’art. 2 (Pace e cooperazione) afferma che “Il Comune, in conformità ai principi costituzionali ed alle norme internazionali che riconoscono i diritti innati delle persone umane sancisce il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e promuove la cooperazione fra i popoli, riconosce nella pace un diritto fondamentale della persona e dei popoli. A tal fine il Comune incoraggia la conoscenza reciproca dei popoli e delle rispettive culture e promuove una cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative culturali e di ricerca, di educazione e di informazione e con il sostegno alle associazioni, che promuovono la solidarietà con le persone e con le popolazioni più povere”. (Art. 2, c. 1-2).

Il comunicato di OPAL e Rete Disarmo

«Riteniamo positiva − si legge nel comunicato di OPAL e di Rete Disarmo (qui in .pdf) − l’interlocuzione che si è aperta con l’Amministrazione di Vicenza nella persona dell’Assessore Isabella Sala (Assessore alla Comunità e alle Famiglie) e con i promotori di “HIT Show” (Fiera di Vicenza SpA e ANPAM) che, a seguito di un incontro con i nostri rappresentanti, ha già portato gli organizzatori dell’evento a chiarire una serie di informazioni precedentemente diffuse agli organi di stampa e soprattutto a diverse riviste del settore armiero in merito alle caratteristiche della manifestazione e a specificare le tipologie delle armi e dei materiali esposti, degli oggetti in vendita, le modalità e le restrizioni di accesso ai vari eventi previsti».

«Ci auguriamo − affermano OPAL e Rete Disarmo − che sia un primo passo di un cammino di confronto aperto a sensibilità come le nostre, da sempre attente e critiche nei confronti della cosiddetta “cultura delle armi”, sulle diverse implicazioni che questo nuovo evento fieristico vicentino solleva: evento che − come annunciano gli stessi promotori − “si propone come l’appuntamento italiano leader per il settore delle armi sportive e civili” e che “punta a diventare l’appuntamento di riferimento in Italia e in Europa per il comparto armiero Made in Italy” ».

«Un evento, quindi − prosegue la nota di OPAL e Rete Disarmo − che per caratteristiche e ambizioni non può non tener conto dei numerosi aspetti collegati alla diffusione, nazionale e internazionale, delle “armi comuni” e soprattutto alle implicazioni sociali e sulla sicurezza connesse alla crescente giustificazione, anche nel nostro paese, dell’impiego delle armi per la difesa personale. Proprio per questo riteniamo che il salone HIT Show − la cui “offerta espositiva ha un focus su armi e munizioni e che riserva un intero padiglione alla “Individual protection” − non possa in futuro limitarsi ad offrire al pubblico solo delle pur importanti “istruzioni” e “simulazioni” sulla difesa personale e delle “practical lessons” sul “tiro da difesa”, ma debba diventare l’occasione per aprire un approfondito dibattito sulla cultura della difesa personale, sull’utilizzo delle armi, sul loro commercio nazionale e internazionale e sulla trasparenza del comparto armiero».

«Proprio per questo − continuano OPAL e Rete Disarmo − nelle prossime settimane inviteremo l’Amministrazione di Vicenza e i promotori di HIT Show a partecipare, in vista della rassegna del prossimo anno, a momenti di confronto pubblico per cominciare a delineare, in dialogo con tutti gli stakeholders, un codice di responsabilità sociale della manifestazione fieristica».

«Essere per il disarmo e per il controllo delle armi − commenta Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo − non ci ha mai impedito, anzi ci ha sempre stimolato a dialogare con tutti coloro che intendono promuovere normative rigorose e codici di autoregolamentazione per contrastare la diffusione delle armi e la trasparenza di questo settore. Riteniamo pertanto che sia nostro compito favorire ogni passo in questa direzione in dialogo con tutte le associazioni, nazionali e locali, sensibili a questi temi ed in particolare con il Comune di Vicenza che nel suo Statuto promuove espressamente la cultura della pace e dei diritti umani».

«Crediamo ci siano buoni motivi − aggiunge Piergiulio Biatta, presidente dell’Osservatorio OPAL di Brescia − per ritenere che anche i promotori di HIT Show, cioè la Fiera di Vicenza e ANPAM, siano sensibili al tema della responsabilità sociale. Entrambi, infatti, sono soggetti riconosciuti presso il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite. In particolare, la Fiera di Vicenza ha ricevuto l’accreditamento presso ECOSOC per l’implementazione delle attività relative alla Corporate Social Responsibility nella filiera del gioiello. Penso che tutto questo costituisca un ulteriore incentivo per tutti per cominciare a ragionare su un codice di responsabilità sociale anche riguardo all’evento HIT Show».

Potrebbe anche essere l’occasione − si legge sempre nella nota − per promuovere una maggior trasparenza del settore armiero ed in particolare sulle esportazioni di “armi comuni” e di “armi non militari” dal nostro paese. Come abbiamo documentato in vari studi, se la gran parte di queste esportazioni è diretta verso i mercati del Nord America e dei paesi dell’Unione Europea, negli anni scorsi una certa parte di queste armi è stata esportata in zone di forte tensione (Medio Oriente e Nord Africa), alle polizie e forze dell’ordine di paesi latinoamericani, a paesi sotto embargo o in procinto di essere dichiarati tali. Si tratta, ovviamente, di esportazioni legali ed autorizzate dagli organi competenti, ma non per questo meno problematiche».

Nonostante queste criticità, l’export italiano di “armi comuni” non è nemmeno lontanamente comparabile anche solo a quello di altri prodotti che interessano direttamente la Fiera e la città di Vicenza: mentre, infatti, le esportazioni di “armi comuni” da tutta Italia non raggiungono i 400 milioni di euro all’anno, quelle di “gioielleria e bigiotteria” e di “cuoio conciato e lavorato” dalla sola provincia di Vicenza hanno superato nel 2013 rispettivamente i 1,4 e 2 miliardi di euro. Un dato, anche questo, su cui riflettere durante l’incontro cittadino di venerdì 13 febbraio per capire cosa è davvero “strategico” per la città e la provincia di Vicenza..

Sarebbe davvero strano, comunque, se il Comune di Vicenza si chiamasse fuori da ogni responsabilità di confronto pubblico verso un evento, come “HIT Show” che punta a diventare l’appuntamento di riferimento in Italia e in Europa per il comparto armiero made in Italy. Vi terremo informati.

Giorgio Beretta
giorgio.beretta@unimondo.org

L’articolo originale può essere letto qui