La Giornata Mondiale dei Diritti Umani si celebra ogni anno il 10 dicembre, in occasione della ricorrenza della promulgazione, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. In virtù di questo testo fondamentale, provando a consegnare a una storia irripetibile le tragedie della guerra, dello sterminio e della Shoah che avevano funestato l’Europa nei precedenti anni di guerra, la “comunità internazionale” intese sancire la centralità, l’inviolabilità e l’indivisibilità dei diritti umani, della persona e dei popoli, nelle loro tre generazioni, dei diritti civili e politici, dei diritti economico-sociali e culturali, dei diritti dei popoli e dell’ambiente. Rimasta troppo spesso lettera morta e ancora oggi troppo spesso invocata invano, la Dichiarazione Universale rimane tuttavia un “testo di riferimento” per tutte e tutti quanti intendano ritrovarsi e riconoscersi nei (e battersi e lottare per i) diritti fondamentali di libertà e di giustizia.

Per quanti si occupano del “lavoro di pace”, nelle sue più varie e significative accezioni, dalla tutela dei diritti umani alla protezione degli attori umanitari, dal lavoro di ricostruzione del dialogo e della fiducia all’educazione alla pace e alla nonviolenza, dalla separazione dei contendenti alla ricostruzione di legami, la Dichiarazione Universale è anche una specie di “guida per l’azione”. Lo stesso vale per l’altrettanto fondamentale Risoluzione 53/144, la Dichiarazione sul diritto degli individui, dei gruppi e degli organi sociali a promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani, la cosiddetta “Carta dei Difensori dei Diritti Umani”, che sancisce la cornice giuridica dentro la quale anche l’azione dei Corpi Civili di Pace si muove e fissa le coordinate dell’azione umanitaria finalizzata alla prevenzione della guerra e alla costruzione della pace.

Per queste ragioni la consueta iniziativa di sensibilizzazione sui temi dei diritti umani e del lavoro di pace promossa dalla Municipalità del Centro Storico della Città di Napoli, in collaborazione con gli Operatori di Pace della Campania nell’ambito del Tavolo Municipale del Terzo Settore, ha avuto quest’anno una declinazione e una cornice diverse dal solito. La cornice è stata offerta dalla splendida Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, nel pieno della Napoli Antica, sapientemente amministrata dall’Opera Pia “Purgatorio ad Arco” ONLUS la quale, oltre ad essere una delle poche Opere Pie ancora esistenti, ha mantenuto fede agli scopi originari, quelli del soccorso agli ammalati ed ai bisognosi e delle opere a suffragio delle anime del purgatorio, alle quali sono legati rituali e tradizioni secolari nella città di Napoli. La declinazione del tema non poteva fare meno di incrociare le ricorrenze che attraversano quest’anno scolastico, a cavallo tra il 2014 ed il 2015: i 70 anni dalla liberazione dal nazi-fascismo, i 100 anni dallo scoppio della prima guerra mondiale e dall’entrata in guerra dell’Italia, i 20 anni dalla fine della guerra di Bosnia.

Alla presenza di numerose scuole del territorio, che hanno riempito gli spazi della chiesa e animato la giornata, si è così presentato il progetto, anch’esso promosso dagli operatori di pace con il supporto della Seconda Municipalità e in particolare dell’Assessorato ai Diritti e all’Educazione, dal titolo “Popoli R-Esistenti”. Tale progetto è concepito nella forma di laboratori-conferenza nelle scuole secondarie, dedicati al tempo stesso alle più significative resistenze dei popoli in lotta per la propria dignità, i propri diritti e la propria auto-determinazione e al patrimonio storico-culturale che le memorie di quegli stessi popoli esprimono. In particolare il progetto sviluppa cinque temi-area: la resistenza del popolo kurdo in Turchia e in Siria quale esempio di democrazia e di libertà; la resistenza del popolo saharawi e la lotta contro il colonialismo e per la pace; la resistenza del popolo palestinese, il diritto al ritorno, il riconoscimento della Palestina; la resistenza delle comunità russofone in Ucraina, tra auto-determinazione ed anti-fascismo; la resistenza dei popoli indigeni dell’America Latina, sulla scorta dell’esperienza bolivariana.

Si tratta di un messaggio di libertà e di speranza, la cui portata educativa non sfugge né può essere sottovalutata e il cui valore si estende ben oltre i confini dei singoli paesi, parlando a tutte e tutti noi.