Nell’anno delle elezioni europee, Altreconomia dedica la prima copertina del 2014 alla “sovranità” comunitaria, tra falsi miti, dura realtà, vantaggi e guai. Con 14 schede approfondite

In vista delle elezioni per il Parlamento europeo della primavera 2014, Altreconomia dedica la prima copertina dell’anno a Bruxelles, al rapporto tra la legislazione italiana e quella dell’Ue e all’abusato ritornello “Ce lo chiede l’Europa”.

Tralasciando l’etichetta e concentrandosi sui dati significativi, si scopre che il nostro paese guida la classifica delle procedure d’infrazione aperte -110 a fine 2013– ma sì rivela puntualissimo quando deve recepire politiche monetarie e finanziarie. Dal cosiddetto “Fiscal compact”, che impone un taglio del debito per oltre 100 miliardi di euro l’anno, al meccanismo europeo di stabilità, cui l’Italia ha contribuito con 125 miliardi.

Dall’altra parte, invece, il nostro paese rischia ricorsi per oltre 5 miliardi di euro per le carceri affollate e le condizioni di detenzione. E proprio alla detenzione è dedicata una delle 14 schede pratiche che mostrano davvero le richieste (più o meno sensate) dell’Europa al nostro paese. Dalla gestione fortemente orientata al mercato dei servizi pubblici locali -come l’acqua-, alle norme stringenti in merito alla qualità dell’aria e alle emissioni dei veicoli. Dalla riforma all’insegna della partecipazione dell’iter di valutazione dell’impatto ambientale di un’infrastruttura (ad esempio) alla tutela dei colossi dei soft-drink. Dalla “fortezza Europa”, che tratta i migranti come orpelli, alla politica aggressiva degli accordi commerciali tra Ue e i paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico). Dall’ultimo (e inascoltato) appello per l’introduzione nel codice penale italiano del reato di tortura alla direttiva europea sui limiti (lievi) alle trivelle sotto costa. Fino all’agricoltura e alla normativa stringente sui pesticidi ma fortemente datata (1991) a proposito di biologico.

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