L’evento organizzato il 6 marzo da ICAN, PAX e Nuclearban.US nell’ambito della Settimana per la messa al bando delle armi nucleari si potrebbe sintetizzare con la frase: “Follow the money”.

Moderatrice: Susi Snyder ICAN

Interventi: Grethe Østern, redattrice del Nuclear Ban Monitor (Come il trattato si relaziona agli investimenti), Timmon Wallis, della NuclearBan.US (Perché disinvestire è così importante), Alejandra Munoz di PAX (Cosa sappiamo delle aziende e degli investitori), David Schilling del Centro interreligioso per la responsabilità aziendale (ICCR) (Perché l’azione degli stakeholder deve essere presa in considerazione), Marco Carlizzi, presidente di Etica SGR (Come la comunità finanziaria sta già agendo).

Premessa: L’adozione e l’entrata in vigore del TPAN ha generato un crescente slancio per il disinvestimento dalle armi nucleari. Gli istituti finanziari che citano il TPAN come fattore decisivo per l’esecuzione di investimenti in armi nucleari hanno chiaramente dimostrato l’impatto del trattato. Gli investitori stanno anche assumendo sempre più un ruolo di leadership nel sostenere il disarmo nucleare.

Le società private che sviluppano, assemblano e mantengono armi nucleari esercitano un potere enorme sulle politiche governative, specialmente negli USA, attraverso i loro sforzi di lobbying diretto, il finanziamento di campagne elettorali, nomine a porte girevoli, gruppi di riflessione pro-nucleare e influenza sui mass media. Le campagne di disinvestimento e altre forme di stigmatizzazione sono quindi fondamentali per raggiungere gli obiettivi del trattato nel medio e lungo termine.

Quattro anni dopo l’entrata in vigore del TPAN, questo evento collaterale punta a raccogliere e ad affrontare le attuali sfide e opportunità nella promozione degli obiettivi del trattato attraverso il canale del disinvestimento.

Grethe Østern: per la stesura del Nuclear Ban Monitor ha collaborato sia con alcuni esperti di diritto internazionale, che con l’ente per il disarmo, pur non essendo un avvocato, onde evitare che a livello legale il trattato possa essere interpretato per secondi fini.

Nel suo report (a pag. 63), si trova una tabella riguardante i Paesi “protetti” dall’ombrello nucleare, dove si evince il grado di incompatibilità con il TPAN (l’Italia è completamente incompatibile): il report contiene anche l’ammontare delle spese legate a tutta la componentistica necessaria a mantenere e sviluppare un’arma nucleare, giacché la proibizione dello sviluppo dei componenti chiave diventa determinante nell’ottica dello sviluppo di tali armamenti.

In realtà non ci sono aspetti legali peculiari atti ad impedire lo sviluppo dei componenti chiave, però se si dimostra che tali componenti devono essere usati per un sottomarino nucleare, allora si possono trovare via legali per impedirne lo sviluppo stesso.

Di seguito il link del report: https://banmonitor.org che si può sfogliare elettronicamente scrollando la pagina web verso il basso dopo aver trovato due video.

Alejandra Munoz: PAX lavora nella ricerca degli sforzi finanziari e delle influenze che si generano nel mondo finanziario tra gli investitori: gli istituti finanziari possono anche influenzare i piani strategici delle varie aziende per gli investimenti economici (come in Australia, Svizzera, Svezia, Italia, ecc.).

Tra gennaio 2022 e agosto 2024, 260 istituti finanziari hanno avuto importanti relazioni di finanziamento o investimento con i produttori di armi nucleari, in calo rispetto alle 287 istituzioni nei risultati pubblicati in precedenza.

Le aziende traggono grandi profitti dai miliardi spesi per la modernizzazione delle armi nucleari. Il rapporto esamina in dettaglio il coinvolgimento di 24 aziende nella produzione, manutenzione o modernizzazione delle armi nucleari. Queste aziende contribuiscono agli arsenali nucleari di Cina, Francia, India, Regno Unito e Stati Uniti.

Banche, fondi pensione, gestori patrimoniali e altri istituti finanziari in tutto il mondo continuano a sostenere l’industria delle armi nucleari. Sono elencati gli istituti finanziari con importanti relazioni di finanziamento o investimento con uno o più dei 24 produttori di armi nucleari. Insieme, gli investitori detenevano poco meno di 514 miliardi di dollari in azioni e obbligazioni in queste aziende, mentre poco meno di 270 miliardi di dollari sono stati forniti in prestiti e sottoscrizioni.

Per coloro che desiderano approfondire, di seguito il link del report:
https://paxforpeace.nl/wp-content/uploads/sites/2/2025/02/DontBankontheBomb25.pdf

Timmon Wallis: negli USA spesso è difficile capire quanta influenza sulle decisioni politiche abbiano le aziende che investono in armi nucleari. Gli USA sono più governati dal denaro che dai bisogni delle persone; le lobby condizionano la vita del Paese.

Timmon Wallis lavora con il valore di riferimento del TPAN, affinché si possa riprodurre grazie al trattato lo stesso shock finanziario che fu generato a fine anni 80 dal trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) tra Reagan e Gorbachov sulla riduzione degli armamenti nucleari.

David Schilling: è necessario il coinvolgimento di tutti gli attori in campo per superare le attuali resistenze al TPAN da parte degli stati nucleari, ossia società civile, attivisti, capi religiosi, difensori dei diritti umani, ecc.. Chi investe nelle armi nucleari non ha alcuna etica e morale rispetto agli impatti umanitari generati dal loro uso.

Vale lo stesso per ogni tipo di guerra che viene iniziata. Le lobby delle armi pensano solo al loro profitto.

Marco Carlizzi: Etica SGR lavora da 25 anni a livello mondiale sugli enti che finanziano le armi nucleari. La ricerca è sempre stata abbastanza difficoltosa, ma oggi con l’ultima legislazione approvata dall’attuale governo le limitazioni sono aumentate.

Come le banche o gli investitori aiutano a finanziare gli armamenti nucleari?
Nel report si trovano i nomi di:

  • USA: Vanguard, BlackRock, JP Morgan Chase, Morgan Stanley, ecc.
  • EU: Deutsche Bank, UBS, Barclays, Santander, Banco Bilbao Vizcaya Argentaria – BBVA, BNP Paribas, ecc.

https://www.gabv.org/wp-content/uploads/2024/02/Finance-for-War.-Finance-for-Peace.pdf

È importante anche sottolineare la riduzione del numero di investitori coinvolti, passati da 338 nel 2021 a 260 nel 2024, segno di un lento ma progressivo disinvestimento.