Iniziano a entrare a Gaza gli aiuti umanitari per una popolazione stremata dalla fame e massacrata ogni giorno dall’offensiva di terra delle forze di difesa israeliane (IDF). Una delegazione italiana di circa 60 persone, tra cui molti parlamentari di sinistra e attivisti ha raggiunto oggi il confine tra Egitto e Gaza per sollecitare l’apertura del valico di frontiera ai camion di aiuti bloccati dal 2 marzo per volontà di Netanyahu, il quale ora dichiara che proseguirà l’occupazione militare della striscia di Gaza evitando una carestia di massa. Trump lo ha persuaso. Anche Meloni aveva dichiarato ieri che non si poteva restare indifferenti. Complici riluttanti di fronte al genocidio. Il segretario generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite aveva già da tempo avvertito che Gaza stava diventando un campo di sterminio. Pochi giorni fa l’onorevole Boldrini e altri hanno annunciato in conferenza stampa la loro determinazione a raggiungere Gaza, come hanno fatto oggi, per protestare contro la ferocia disumana di Tel Aviv, e anche per chiedere la liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas.
L’Italia e la comunità internazionale hanno gli strumenti per fermare Israele. Lo dimostra il fatto che i camion di aiuti umanitari (cibo, acqua, medicinali e tende) oggi stanno entrando a Gaza, ma il piano approvato dal governo di Netanyahu (accusato di crimini di guerra e ricercato dalla Corte Penale Internazionale) prevede anche la deportazione di tutti i palestinesi da Gaza e dalla Cisgiordania.
Abbiamo visto foto di bambini scavati dalla fame. Anche il Papa e l’organizzazione Mondiale della Sanità hanno denunciato questa orribile situazione. L’onorevole Boldrini era giustamente infiammata di indignazione alla conferenza stampa. Purtroppo non bastano la solidarietà e l’indignazione. Sono i governi complici di Tel Aviv che devono decidere di porre un freno al genocidio in corso sotto gli occhi del mondo. Speriamo che l’Occidente stia cominciando a ravvedersi.