L’ultimo residuo della foresta planiziale che anticamente si estendeva nella vasta valle incorniciata dalle Alpi e dagli Appennini è il bosco della superficie di circa 600 ettari che ora svetta tra le risaie vercellesi poiché gestito con cure conservative da 750 anni.

Gli antefatti da cui si origina la sua salvaguardia sono accaduti precedentemente al 1275, anno in cui venne siglato l’atto denominato Carta delle Libertà su cui si basano i diritti di proprietà, uso e sfruttamento del patrimonio forestale sito nel comune di Trino Vercellese.

In specifico, sono le vicende storiche che da venerdì 11 fino a domenica 13 aprile vengono rievocate al festival Vercellae Hospitales, un programma di eventi, animazioni e spettacoli ispirati al medioevo e intitolata con esplicito riferimento all’antico hospitale, il primo edificato in Italia settentrionale per offrire ricovero agli infermi e ai poveri e riparo ai pellegrini che percorrevano la Via Francigena.

Il complesso composto da tre edifici  – la basilica, l’abbazia e l’ospedale  – dedicati a Sant’Andrea venne costruito dal cardinale vercellese Giacomo Guala Bicheri attingendo i fondi dalle proprie finanze, le rendite dell’abbazia di Saint Andrew di Chesterton -Cambridge che la corona inglese gli aveva assegnato a riconoscimento dei suoi servigi e meriti.

Come legato pontificio e tutore del sovrano britannico, tra il 1216 e il 1919 Guala Bicheri aveva contribuito a risolvere un’epocale controversia politica, cioè a scongiurare la deposizione di Enrico III e riconfermare la validità della Magna Charta Libertatum  – la Carta delle Libertà denominata “grande” perché sanciva la principale norma giuridica del regno e a posteriori considerata “il documento fondamentale per il riconoscimento universale dei diritti dei cittadini” 2  – apportando alcune modifiche al testo redatto nel 1215 e allegando all’atto la Carta della Foresta, “il primo documento a concedere il libero accesso e il diritto di proprietà, al di là  della nobiltà e del clero, a tutte le persone libere … tutti gli uomini liberi – every free man1.

Non casualmente anche l’atto siglato nel 1275 e su cui si basano la fondazione e l’attuale ordinamento del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino è intitolato Carta delle Libertà

LE LIBERTÀ DELLA PARTECIPANZA TRINESE

Anche una riserva compresa nel sistema delle Aree Protette del Po Piemontese tutelate e vigilate dall’Ente afferente alla Regione Piemonte e inclusa nel “catalogo” di FSC®, l’ONG internazionale che aggrega persone, imprese e istituzioni nelle attività di sfruttamento con tutela e nelle catene di custodia dei patrimoni forestali, il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino è una proprietà privata amministrata con criteri improntati alla sostenibilità dal XIII secolo perché da allora ogni generazione dei suoi possessori è aggregata nella partecipanza che vincola i fruitori delle sue risorse all’accudimento del suo ecosistema e alla conservazione della sua integrità.

Recentemente Forest Stewardship Council ha documentato la storia e le peculiari caratteristiche del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino in un repertorio multimediale pubblicato online.

La raccolta assembla testi, fotografie e filmati che descrivono e illustrano tre boschi italiani emblematici: quello sito nella provincia vercellese e due in Veneto, il padovano Bosco Limite e il veneziano Bosco delle Lame. Ciascuno infatti è un “gioiello” prezioso, rappresentativo di come le collettività indigene hanno reagito alla Grande Trasformazione 3 della Pianura Padana, prima una distesa di brughiere e foreste rigogliose, in ogni stagione dell’anno irrigate dall’acqua piovana e di fiumi, torrenti e sorgive, adesso un bacino agroindustriale.

La rassegna, intitolata Un racconto di tre foreste  –  Oasi verdi nella Pianura Padana, narra questa storia attraverso “le voci, gli accenti, le visioni e le speranze dell’amministratore locale, del tecnico forestale, del proprietario, dell’educatrice e del cittadino comune”, spiega Alberto Pauletto di FSC Italia:

«Raccontare la complessità delle foreste non è mai semplice, perché non si parla solo di aree importantissime dal punto di vista ambientale ed ecologico, con equilibri delicatissimi; ci sono anche persone, comunità, storia, credenze e saperi tradizionali, territorio…  Con FSC Italia e Forest Stewardship Council International abbiamo deciso ancora una volta di esplorare linguaggi e supporti nuovi, nel tentativo di restituire almeno in parte questi legami, queste dipendenze. Il filo rosso che unisce il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, il Bosco Limite e il Bosco delle Lame è duplice. Queste tre esperienze da un lato sono la testimonianza di qualcosa che è stato e che può  – e, per molti aspetti, deve  – tornare ad essere al centro della vita delle nostre comunità. Dalle foreste infatti non ricaviamo solo materiali come legno o carta, ma tutta una serie di servizi indispensabili, come protezione del suolo e conservazione della biodiversità e del ciclo dell’acqua, per citarne alcuni. Dall’altro, dimostrano come l’Uomo abbia mantenuto un legame fortissimo, e quasi atavico, con boschi e alberi, e che questo legame si è evoluto nei secoli, ma è ancor oggi visibile nei modi, nei gesti e nelle espressioni che le persone usano per descrivere queste risorse».

A dar voce al Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino sono il suo attuale e il suo precedente primo conservatore, rispettivamente Ivano Ferrarotti, protagonista dell’intervista contenuta nel repertorio di FSC online dal gennaio 2025, e Bruno Ferrarotti, autore della ricerca storiografica intitolata La Partecipanza di Trino e Lucedio: storie di boschi e di indipendenza e pubblicata nel 2023 perché 800° anniversario della fondazione dell’abbazia cistercense, e il “padre” della sociologia italiana, Franco Ferrarotti, che lo ha descritto in un testo autobiografico, L’Anno della quota novanta, e nel poetico racconto Atman – Il respiro del bosco editi nel 2012.

I tre non sono parenti però hanno lo stesso cognome che, come quello di un clan, è identitario di numerosi partecipanti, ovvero indigeni di Trino e dintorni membri della Partecipanza che gestisce il Bosco delle Sorti, perché legittimi eredi del patrimonio forestale.

LE DUE CARTE INGLESI E LA CARTA TRINESE

La proprietà collettiva attualmente condivisa da circa 800 discendenti dei primi possessori, i cittadini trinesi elencati nella Carta delle Libertà siglata da Guglielmo VII “il Grande” marchese del Monferrato nel 1275 a concludere la diatriba durata quasi 150 anni per lo sfruttamento del bosco di Lucedio. Essendo attiguo al fondo donato ai pionieri cistercensi provenienti del centro di La Ferté, il terreno forestale era conteso tra i monaci, che ne abbattevano gli alberi per ampliare i campi coltivati con innovativi sistemi intensivo-estensivi, e gli abitanti del borgo nel “cuore storico” del marchesato del Monferrato, nel frattempo passato sotto la giurisdizione di Vercelli, allora una potente città vescovile, e dal 1210 diventato un prosperoso borgo franco. Siccome per la fruizione del bosco come pascolo e come fonte di approvvigionamento di legname e selvaggina il comune vercellese imponeva ai trinesi una tassa, quando se ne presentò l’occasione molti di loro scelsero la sudditanza al Monferrato, il cui marchese in cambio del favore assegnò loro il suo possedimento.

Sebbene non vi sia alcuna prova documentale o attestante l’ipotesi, che i nobili monferrini e i cittadini trinesi conoscessero le due carte inglesi promulgate dalla corona inglese molti anni prima è avvalorata, oltre che dalla denominazione dell’atto, dall’evidenza dei fatti accaduti in quell’epoca e a Vercelli rievocati in questi giorni dalla manifestazione che, per raffigurare l’atmosfera medievale, mostra i personaggi di un cavaliere, un giullare e dei mercanti che vanno alla fiera della cittadina rappresentata dalla facciata della basilica di Sant’Andrea, una delle prime cattedrali gotiche italiane.

A celebrazione dell’VIII centenario dalla fondazione dell’hospitale, la Società Storica Vercellese ha editato un volume, che verrà presentato al festival Vercellae Hospitales nella mattinata di sabato 12 aprile, in cui sono raccolti gli studi che, ricostruendo la costruzione dell’edificio, inevitabilmente focalizzano l’attenzione sulla figura del cardinale vercellese che la finanziò e il cui ruolo fu rilevante nella revisione della Magna Charta Libertatum con l’inclusione della Carta della Foresta.

Dopo aver studiato diritto canonico e civile alle cattedre di Vercelli, fondata da Sant’Alberto un secolo prima, e di Bologna, in seguito denominata Alma Mater Studiorum, Giacomo Guala Bicheri (o Beccaria) era tornato nella città natia. Nominato legato pontificio prima del nord Italia, poi in Francia e in Inghilterra nel 1216 mentre i baroni si rivoltavano contro il re, Giovanni “Senza Terra”, che improvvisamente morì. Il cardinale italiano e il conte di Pembroke Guglielmo “il Maresciallo” furono designati tutori dell’erede al trono Enrico III, che aveva solo 9 anni, e reggenti.

L’anno precedente i conflitti tra la corona e i sudditi inglesi erano stati risolti sancendo i patti scritti nella Magna Charta Libertatum e nel 1217 al Magnum Concilium convocato a Westminster il legato pontificio esperto di giurisprudenza contribuì ad elaborarne una nuova versione che perfezionava gli accordi apportando alcune modifiche ai patti e, soprattutto, allegandovi la Carta della Foresta.

IL FAVOLOSO “TESORO” DEL CARDINALE E DEI CITTADINI TRINESI

Come documenta la storiografia inglese 4, terminata la missione nel regno di Albione nel 1219 il cardinale si ristabilì in Italia, dove visse fino al 1227. Guala Bicheri lasciò a Vercelli ogni sua eredità: i monumentali edifici cittadini, costruiti con le rendite che aveva ricevuto a ricompensa per i successi della sua missione diplomatica nel regno inglese, molti preziosi manoscritti collezionati nei suoi viaggi e un patrimonio di conoscenze sulle tradizioni e leggi di molti paesi.

Nella biblioteca custodita all’Archivio Capitolare  – Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli spicca il Vercelli Book redatto verso la fine del X secolo che, insieme ad altri tre coevi (il Codex Exoniensis della Cathedral Chapter Library di Exeter, il Cotton Vitellius della British Library di Londra e lo Junius XI della Bodleian Library di Oxford), contiene gran parte della produzione poetica in antico inglese conservata e tramandata nel presente e particolare perché in due suoi componimenti  – I Fati degli Apostoli ed Elena  – sono utilizzati 8 caratteri runici corrispondenti all’alfabeto di Cynewulf, il poeta che si ritiene sia vissuto nel IX secolo e a cui sono attribuite alcune opere classiche della letteratura anglosassone.

Nel periodo in cui era stato studente a Bologna probabilmente il futuro cardinale apprese come erano formate e amministrate le partecipanze emiliane e venete e durante il mandato nel regno inglese Guala Bichieri visse in prima persona le vicende cruciali dell’epocale conflitto politico e sociale in cui, oltre ad altre polemiche su varie questioni, si opponevano divergenti interessi per lo sfruttamento delle risorse ambientali e nell’uso dei beni comuni.

Il diverbio tra il sovrano e i nobili inglesi riguardava la fruizione delle foreste, in particolare una, nella contea di Nottingham e denominata Sherwood, dove, come narra la leggenda di Robin Hood, si rifugiavano ribelli e poveri in fuga dalle città.

Come ricorda la ballata di Geordie, la celebre canzone popolare inglese cantata in tutto il mondo, anche in Italia 5, i decreti reali punivano severamente i cacciatori di frodo, inoltre sanzionavano chi abbatteva alberi senza il permesso del monarca, come i nobili che miravano a trasformare le foreste del re in campi proficuamente coltivati con le tecniche a quell’epoca innovative.

Oltre a danneggiare la corona, il disboscamento deprivava la popolazione dell’uso delle foreste per raccogliere legname, catturare selvaggina e pascolare ovini e suini e come nel regno inglese la stessa questione contemporaneamente opponeva i cittadini trinesi e i monaci cistercensi, con il cui arrivo nel feudo dei marchesi del Monferrato era cominciato il fenomenale sviluppo dell’agricoltura rapidamente evoluto in tutta la Pianura Padana.

Gli effetti di questi progressi che scandirono il tempo nel Medioevo si sono prolungati fino al presente, come riferisce il piemontese Alessandro Barbero 6 evidenziando il ruolo dei vercellesi e dei trinesi nelle imprese condotte dai marchesi del Monferrato in Terra Santa. Nelle tante avventure dei monferrini in una serie di avvenimenti epocali che si intrecciano con la saga dei cavalieri della tavola rotonda  – la cui più antica raffigurazione è il ciclo di affreschi dipinti tra il 1393 e il 1402 nella Torre di Frugarolo  –  spicca la figura del cavaliere Corrado del Monferrato, nel 11867 difensore di Tiro e per una settimana, dal 21 al 28 aprile 1192, sovrano del Regno di Gerusalemme, che ha ispirato il personaggio interpretato da Orlando Bloom nel film Le crociate (Kingdom of Heaven) di Ridley Scott.

Da secoli le giornate più emblematiche del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino sono le date primaverili in cui nella foresta sbocciano i mughetti, in particolare da 80 anni la ricorrenza del 25 aprile, e l’appuntamento autunnale per l’estrazione delle sorti, ovvero l’assegnazione ai partecipanti dei lotti in cui ciascuno, può far legna rispettando le regole vigenti da secoli, ovvero raccogliendo i rami caduti a terra e abbattendo soltanto gli alberi contrassegnati dai conservatori del bosco.

E, come per le vicende accadute durante il XIII secolo nel regno inglese e nel Regno di Gerusalemme e tutti i fatti avvenuti nel Medioevo che il festival Vercellae Hospitales rammenta rievocandone le suggestioni, anche il ricordo dell’origine del Bosco delle Sorti della Partecipanza, che prima di essere il patrimonio forestale dei partecipanti trinesi era denominato bosco di Lucedio e di volta in volta compreso nel comune vercellese e nel marchesato monferrino, si è tramandato con una storia fantastica. Dagli anziani alle nuove generazioni di partecipanti la decisione di alcuni, ma non tutti i trinesi di eludere le tasse imposte dalla città vescovile schierandosi con il marchese del Monferrato è raccontata narrando che il possesso del bosco fu il compenso con cui i loro antenati furono ripagati per aver lavorato alla costruzione del castello che il signore feudale volle edificare nel loro borgo.

1 e 2  – La Carta della Foresta / Angela Gallo in Labsus, il Laboratorio per la sussidiarietà, 2011

3   –  La Grande Trasformazione. Le origini economiche e politiche della nostra epoca / Karl Polany, 1944

4  – Towards the end of the reign of King John, England was on the verge of civil war. The barons had their own candidate for the throne, Prince Louis of France. Religiously the nation was also in turmoil—the Archbishop of Canterbury, Stephen Langton, was in exile in France. The Pope sent a legate to intervene with the warring factions—Cardinal Guala Bicchieri of Vercelli in northern Italy. He successfully made the peace, saw the reintroduction of the Magna Carta and, on John’s death, was mentor to Henry III, who came to the throne in 1216 at the age of 9. As a reward for his services the king granted him the rectory of Chesterton—that is, the responsibility for the parish church but also the right to collect the tithes (a tenth of all produce) and ownership of considerable rectorial land. The wealth involved was considerable and Guala used it to found a new religious house, St Andrew’s Abbey, in his home city of Vercelli. / Chesterton Tower  © 2025 St Andrew’s Church, Chesterton, UK

5  – La canzone di Geordie / Fabrizio De André ℗ 1968 Universal Music Italia Srl

6  – Terre d’acqua. I vercellesi all’epoca delle crociate / Alessandro Barbero, 2007

7  –  Storie di Lancillotto / Catalogo dei Beni culturali – Ministero della Cultura