Ieri papa Francesco ha voluto parlare a nuora perché suocera intendesse. In questo caso la nuora sono i vescovi statunitensi e la suocera è il presidente di quella federazione.
Il tema scottante toccato dalla lettera indirizzata ai vescovi Usa è la politica sovranista, suprematista, protezionistica ed esclusivista del presidente che si abbatte sulla vita delle persone migranti. Dice bene il Papa: “Una coscienza debitamente formata non può esimersi dal formulare un giudizio critico e dall’esprimere il proprio dissenso nei confronti di qualsiasi provvedimento che identifichi, tacitamente o esplicitamente, la condizione di illegalità di alcuni migranti con la criminalità”. E il giudizio è che “l’atto di deportare persone che in molti casi hanno abbandonato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave degrado ambientale, ferisce la dignità di molti uomini e donne, di intere famiglie, e li pone in uno stato vulnerabile e indifeso”.
Parole più nette non poteva scrivere, o meglio, ricopiare da quella stessa Bibbia su cui ha giurato il presidente al momento del suo insediamento! La Parola di Dio non è mai neutrale e ci incalza a fare piuttosto “un passo avanti nella costruzione di una società più fraterna, inclusiva e rispettosa della dignità di tutti”. Rinuncia, annuncio e denuncia, ricordava don Tonino Bello, è il dovere dei cristiani.