Centinaia di membri delle 47 comunità garifuna dell’Honduras si sono mobilitati verso la capitale e si sono accampati di fronte al Parlamento. Chiedono il rispetto e l’immediata esecuzione delle sentenze emesse dalla Corte interamericana dei diritti umani (IACHR, per la sua sigla in inglese) a favore di tre comunità e la fine della violenza contro il loro popolo.

“Oggi più che mai il nostro popolo sta affrontando un piano di sterminio che, attraverso pratiche razziste, il disprezzo per la nostra dignità e campagne piene di odio, promuove l’eliminazione fisica delle nostre comunità e il nostro sfollamento forzato”, si legge in un comunicato dell’Organizzazione fraterna nera honduregna (Ofraneh).

“I nostri compagni, le nostre compagne vengono perseguitati, criminalizzati, imprigionati, sequestrati e persino fatti sparire a causa del loro impegno in difesa della proprietà collettiva e dei diritti territoriali”, prosegue il documento.

Secondo Ofraneh, negli ultimi anni almeno 50 membri delle comunità garífuna sono stati assassinati, altri 300 sono stati criminalizzati e imprigionati e cinque giovani sono stati vittima di sparizione forzata. A ciò si aggiungono gli innumerevoli casi di minacce, aggressioni e sfollamenti.
 
Uno Stato che non rispetta i suoi obblighi

Di fronte a questa situazione, le comunità garífuna honduregne chiedono il rispetto delle sentenze della IACHR a favore delle comunità di Triunfo de la Cruz, Punta Piedra e San Juan.

Nel 2015, i giudici internazionali hanno ordinato allo Stato dell’Honduras di delimitare le terre ancestrali su cui le comunità hanno ottenuto la proprietà collettiva, in pieno dominio e con occupazione garantita. Hanno inoltre sollecitato la restituzione del territorio comunale usurpato, attuando procedure di esproprio e trasferimento degli occupanti illegali.

Nel caso specifico della comunità di San Juan, la cui sentenza risale all’anno scorso, la Corte ha ordinato diverse misure di riparazione, tra cui la concessione di una proprietà collettiva alternativa della terra e la demolizione del complesso turistico Honduras Shores Plantation.

Finché la terra non sarà delimitata e titolata a favore delle comunità, lo Stato deve astenersi dal commettere atti ostili contro gli abitanti. Deve anche preservare la loro sicurezza di fronte a possibili aggressioni da parte di terzi.

Gran parte di queste terre sono state usurpate da imprenditori e gruppi di potere per sviluppare progetti turistici, espandere la coltivazione della palma africana e per la costruzione di case private o per scopi turistici.

A distanza di quasi dieci anni, lo Stato non ha ancora fatto nulla di quanto ordinato dalla Corte internazionale.

Basta aspettare!

Ofraneh e le comunità mobilitate hanno già fatto sapere all’attuale governo che non torneranno nei loro territori finché non si installerà  la Commissione intersettoriale di alto livello per il rispetto delle sentenze internazionali (CIANCSI, per la sua sigla in spagnolo).

Creata con un decreto esecutivo pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il mese scorso (PCM 03-2024), la Commissione intersettoriale è il massimo organo incaricato di coordinare, eseguire e supervisionare il rispetto delle sentenze di cui hanno beneficiato le comunità garifuna.

“Sia ben chiaro che non siamo qui per negoziare.Sono 21 anni che stiamo negoziando questi casi con lo Stato e non vogliamo sederci a un tavolo di trattative”, ha dichiarato Miriam Miranda, coordinatrice di Ofraneh durante una conferenza stampa.

“Non c’è nulla da negoziare. Vogliamo semplicemente che si rispettino le sentenze, cosí come la nostra vita. Siamo stanchi di essere calpestati, criminalizzati, portati in prigione. Quando è troppo, è troppo”, ha avvertito Miranda.

Si installa la commissione di alto livello

Dopo una lunga giornata e alcuni momenti di tensione, si è insediata la Commissione intersettoriale di alto livello.

Il giuramento dei membri e il loro insediamento ha avuto luogo all’interno dell’accampamento spontaneo sorto nei pressi del Parlamento.
Durante la cerimonia, il ministro degli Esteri Eduardo Enrique Reina, in rappresentanza della presidente Xiomara Castro, ha assicurato che la volontà del governo è quella di rispettare queste sentenze “che vengono a compensare i danni che storicamente sono stati causati ai popoli Garifuna e indigeni”.

“Popoli”, ha proseguito Reina, “che sono stati vittime di esclusione, discriminazione ed espropriazione arbitraria dei loro territori ancestrali”.

A quasi dieci anni dalle sentenze della IACHR, il popolo Garífuna e Ofraneh stanno facendo un primo importante passo. Le autorità governative e i rappresentanti delle comunità hanno concordato di riunirsi per un primo incontro il 29 e 30 aprile.

Fonte: Rel UITA 1 e 2 (spagnolo)