Dopo la spedizione scientifica «Eden Forever», l’ambizioso progetto di UniBs, Orti botanici di Ome e Nagasaki-Brescia Kaki Tree alla ricerca del frutto del Malus Sieversii in Kirghizistan per il recupero dei suoi semi, avevamo intervistato la giornalista Simona Duci, membro dell’equipe.

Oggi i componenti di quella spedizione, con cui collabora anche la redattrice di Pressenza Tiziana Volta, stanno lavorando ad un docu film di intervista-testimonianza che raccoglierà in 52 intensi minuti la loro storia e la loro esperienza. L’obiettivo è di svilupparlo entro giugno 2024 per celebrare 25 anni di operato, ma soprattutto per dare vita ad uno strumento multidisciplinare, che sarà utile soprattutto nelle scuole e con le giovani generazioni, con cui lavoriamo volontariamente in maniera costante. Un progetto quello del documentario, capace di raccogliere e promuovere i valori portanti dell’associazione culturale Kaki Tree Project for Europe, che ha la sua sede italiana nella città di Brescia.

Dopo il bombardamento nucleare su Hiroshima e Nagasaki nel 1945 (seconda guerra mondiale) l’unica cosa che sopravvisse nelle città furono 173 alberi, che vennero chiamati dal popolo giapponese “hibakujumoku”, che letteralmente significa “Alberi reduci dal bombardamento nucleare”. Queste piante diventarono sacre per i giapponesi, che nel tempo le hanno protette, curate diventando oggetto di regolari pellegrinaggi, e visite guidate con le scuole, perchè simbolo di rinascita.

Il progetto Kaki Tree Project come si può dedurre venne ispirato da un albero di Kaki, che è sopravvissuto al disastro di Nagasaki. Tutto è iniziato nel 1994 quando Masayuki Ebinuma, un arboricoltore residente a Nagasaki iniziò a curare l’albero di kaki in questione, che in quel periodo stava appassendo. Dopo un lungo periodo di cure, Ebinuma riuscì a ripristinare l’equilibrio dell’albero, tanto da ottenerne delle pianticelle di “seconda generazione” che vennero poi affidate alle scuole che facevano visita all’albero sopravvissuto durante le gite scolastiche.

L’artista contemporaneo Tatsuo Miyajima venne a conoscenza dell’operato dell’arboricoltore e decise di dare il proprio contributo. Attorno all’albero di Kaki, vi ideò un progetto artistico con un comitato, promuovendolo nelle scuole e lo espose alla 48° Biennale di Venezia, per valorizzarlo.

Da quel momento moltissime realtà, dalle pubbliche amministrazioni, alle scuole, alle associazioni culturali, cooperative, cominciarono ad adottare le piantine di seconda generazione, sposando quindi il progetto culturale. Il progetto in Italia venne sviluppato maggiormente dall’anno 2008. Da allora una delegazione di Brescia ne ha curato la maggior diffusione sia a livello territoriale, che su scala nazionale. Divenendo quindi un punto di riferimento per il comitato giapponese, con cui consolidarono il rapporto, durante il viaggio in Giappone del 2018, il primo viaggio istituzionale riguardante questo progetto.

Al momento sul territorio nazionale sono stati realizzati 180 progetti, più altri 52 nel resto dell’Europa. Nell’ultimo anno sono stati 11 i progetti realizzati ed altri 15 sono già programmati nel 2024 tra cui anche all’estero (Austria-Vienna). Nel 2022 anche il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ne ha voluto uno nei giardini presidenziali. Altre 70 sono in fase di studio e realizzazione. L’associazione si occupa di formazione nelle scuole, di cultura, di progetti sociali, crea momenti di aggregazione, scambio, convegni, spettacoli musicali e teatrali, viaggi solidali e sostegno alla ricerca scientifica.

Il motivo che ci ha spinti a scendere in campo e chiedere il vostro sostegno, sono i costi ingenti da sostenere, che per una realtà che vive essenzialmente di donazioni volontarie, non è facile da reperire. Siamo Ente del Terzo Settore, ma non abbiamo mai avuto sovvenzioni statali, e dedichiamo le moltissime ore al progetto in maniera esclusivamente volontaria e gratuita.” – affermano i promotori – “Il documentario per essere efficace, ha bisogno di sostenere alcuni costi, che sono soprattutto di tipo logistico, per trasporto/vitto e alloggio durante il viaggio itinerante delle riprese, per affitto attrezzature e spese tecniche.”

La realizzazione di questo documentario è stata affidata a Simona Duci, giornalista, fotografa e documentarista che da molti anni segue e conosce il progetto, coinvolgendo di conseguenza molti professionisti del settore cinematografico, e del panorama artistico bresciano, per poter realizzare una prima scrittura del progetto dopo aver svolto ricerche per più di un anno. Tra le consulenze da annoverare per importanza di contributo, quella del regista Maurizio Pasetti di Brescia. Con lui è stato possibile evidenziare le caratteristiche chiave per una fruizione inclusiva. Pasetti è tra gli ideatori della Video Alfabetizzazione Multisensoriale, specializzato (nei 40 anni di carriera), in film con tematiche a sfondo sociale.

I promotori sperano che i costi possano essere coperti entro la fine di marzo 2024, ma serve raccogliere 50.000 euro. Crediamo fortemente che le storie nate attorno al Kaki Tree Project abbiano bisogno di essere divulgate, e rese immortali come solo il cinema sa fare.

Questo è il link per indirizzarvi sul sito ufficiale dell’associazione Nagasaki – Brescia Kaki Tree Project for Europe: https://www.kakitree-europe.eu/chi-siamo/

Qui trovate il progetto originale giapponese, Revive Time: Kaki Tree Project https://kakitreeproject.com/italiano/

Questa è la lista dei comuni aderenti al progetto Kaki Tree Projecthttps://www.kakitree-europe.eu/elenco-localita-kaki-tree-europe/

Il produttore del film, la casa di produzione cinematografica 5e6https://www.5e6.it/

Per ulteriori informazioni: https://www.produzionidalbasso.com/project/trees-mu-history-of-the-kaki-tree-project/

Per ulteriori informazioni sul Kaki Tree Project gli articoli di Tiziana Volta: https://www.pressenza.com/it/2023/04/kakitree-project-e-un-libro-ce-un-albero-in-giappone/

https://www.pressenza.com/it/2023/07/kaki-tree-for-europe-un-intenso-2023/

https://www.pressenza.com/it/2023/08/kaki-bike-tour-2023-prima-tappa-castelporziano-incontro-a-sorpresa/