Le riforme concordate oggi dall’Unione europea con il Patto sulla migrazione e l’asilo faranno arretrare di decenni la normativa sull’asilo e causeranno maggiori sofferenze alle persone migranti.  

L’accordo raggiunto oggi da Commissione europea, Consiglio dell’Unione europea e Parlamento europeo su una serie di proposte legislative riformerà la politica dell’Unione europea in materia di migrazione e asilo, attraverso una serie di regolamenti che disciplineranno le modalità con cui gli stati risponderanno alle persone in arrivo in Europa e porterà a una riduzione dei diritti delle persone migranti.

“Questo accordo farà regredire di decenni la legislazione europea in materia di asilo. Il suo esito più probabile sarà un aumento della sofferenza umana, in ogni fase del viaggio intrapreso in cerca di asilo nell’Unione europea. Dal modo in cui le persone verranno trattate dai paesi extra Unione europea, al loro accesso all’asilo e all’assistenza legale alle frontiere europee, fino all’accoglienza all’interno dell’Unione europea, questo accordo è progettato per rendere più difficile l’accesso alla sicurezza”, ha dichiarato Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio Istituzioni europee di Amnesty International.

“Il Patto causerà quasi certamente la detenzione di fatto di un maggior numero di persone alle frontiere dell’Unione europea, comprese famiglie con bambini e persone in situazioni vulnerabili. Un numero maggiore di persone sarà incanalato in procedure di frontiera con garanzie ridotte, invece di ricevere una valutazione equa e completa delle proprie richieste di asilo”, ha aggiunto Geddie.

Per l’Italia, il Patto sulla migrazione e l’asilo significherà mantenere sostanzialmente il tanto vituperato sistema di Dublino che, nella prassi, rende responsabili della gestione dei richiedenti asili gli stati di primo ingresso. Invece di dare priorità alla solidarietà attraverso i ricollocamenti e il rafforzamento dei sistemi di protezione, gli stati potranno semplicemente pagare per rafforzare le frontiere esterne o continuare a finanziare paesi non-Ue per impedire che le persone migranti raggiungano l’Europa”, ha dichiarato Serena Chiodo, campaigner sulle migrazioni di Amnesty International Italia.

L’accordo raggiunto oggi consentirà inoltre di non rispettare un’ampia serie di norme europee in materia di asilo, in caso di aumento degli arrivi e della cosiddetta “strumentalizzazione” delle persone migranti, o per cause di “forza maggiore”.

Concretamente, queste deroghe rischiano di portare alla violazione di obblighi internazionali in materia di asilo e diritti umani. Esse comprometteranno una risposta comune e umana alle persone che necessitano di protezione, esponendole a gravi violazioni dei diritti umani, e potranno normalizzare sproporzionate misure di emergenza alle frontiere europee, creando un pericoloso precedente per il diritto di asilo a livello globale.

Allo stesso tempo, questo accordo rafforza la dipendenza dell’Unione europea da stati esterni ai suoi confini per la gestione della migrazione, come si è visto nei precedenti accordi con Albania, Libia, Tunisia e Turchia. Invece di investire in un’accoglienza dignitosa all’interno dell’Unione europea e di ampliare percorsi sicuri e regolari per consentire alle persone di raggiungere la protezione in Europa senza dover ricorrere a viaggi pericolosi, questo Patto rappresenta un ulteriore passo verso l’esternalizzazione del controllo delle frontiere e l’elusione delle responsabilità europee in materia di protezione dei rifugiati. 

“Amnesty International chiede da tempo alle istituzioni dell’Unione europea e agli stati membri di mettere i diritti umani al centro dei negoziati sulle riforme europee in materia di asilo. Tuttavia, dopo anni di complesse negoziazioni, ora l’Unione europea rischia di incamminarsi verso un sistema ancora più bisognoso di riforme rispetto a quello attuale”, ha aggiunto Geddie.

“Il Patto non risolverà i problemi urgenti che affliggono i sistemi di asilo nell’Unione europea, tra cui gli investimenti insufficienti nei sistemi di accoglienza, i respingimenti illegali e spesso violenti, le politiche che negano alle persone il diritto di asilo e l’impunità alle frontiere europee. Senza un rinnovato impegno a far rispettare il diritto dell’Unione europea e a garantire l’accertamento delle responsabilità per i respingimenti e altre violazioni, il Patto non servirà a migliorare le tutele per i richiedenti asilo in Europa, né a migliorare la risposta comune dell’Europa alla migrazione. Continuiamo a chiedere all’Unione europea di affrontare queste violazioni dei diritti umani ben documentate e di prendere provvedimenti per garantire una risposta conforme ai diritti umani, sostenibile e dotata di risorse adeguate alle persone che arrivano alle frontiere europee”, ha concluso Eve Geddie.