«Siamo qui e lotteremo. Chiedere asilo è un diritto di tutti!», «Basta trattare i rifugiati come fossero dei fantasmi». Sono questi i messaggi che Refugees in Libya, un gruppo di protesta auto-organizzato di rifugiati costituitosi in Libia, e Solidarity with Refugees in Libya, un’alleanza transnazionale di persone e reti di attivisti che lottano contro i confini e per la libertà di movimento, hanno voluto portare il 9 e 10 dicembre, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, nelle strade di Ginevra. «Mentre l’ONU celebra il 75° anniversario dell’Human Rights Day, noi saremo forti e chiari nel sottolineare le nostre richieste».

Davanti alla sede di UNHCR hanno organizzato un sit-in e nelle vie delle città un corteo per ricordare all’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati i suoi doveri nei confronti dei profughi attualmente in Libia e negli altri Paesi africani, e per chiedere all’istituzione un’azione immediata per la loro evacuazione, la loro protezione e la garanzia di un trattamento equo.

La prima iniziativa, venerdì 9 dicembre, è stata una conferenza stampa davanti alla sede dell’Agenzia in Rue de Montbrillant, alla quale sono stati invitati media e giornalisti.

 

Hanno letto la Dichiarazione dei Diritti Umani, partendo dall’art. 1: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti“. Nella realtà hanno detto che «se è possibile godere di questi diritti, dipende dalla lotteria globale delle nascite. Mentre alcuni abbracciano tutti i diritti, altri lottano per far riconoscere i loro diritti più basilari».

Quando in Libia hanno lottato per i loro diritti umani fondamentali e si sono rivolti all’UNHCR di Tripoli, con un sit-in che è durato cento giorni, sono stati brutalmente attaccati. «Abbiamo cercato di alzare la voce e di diffondere le nostre storie. Abbiamo parlato con istituzioni, politici e giornalisti, ma le nostre storie sono rimaste inascoltate. Siamo stati deliberatamente messi a tacere!», hanno spiegato.«Siamo esseri umani, abbiamo il diritto di stare in uno spazio sicuro», ha affermato Lam di Refugees in Libya, chiedendo all’UNHCR di smettere di trascurare il proprio mandato. «Noi, come europei, siamo complici della violazione dei diritti umani che alcune persone subiscono», ha aggiunto Azeb Ambessa, membro del movimento Solidarity with Refugees in Libya.

Ma la situazione dei rifugiati non è drammatica e disseminata di violenze e abusi solo in Libia; ci sono altri paesi come l’Egitto, la Tunisia e il Marocco che non rispettano i diritti fondamentali delle persone in cerca di protezione.

«Con la campagna “UNFAIR Agency non chiediamo solo che l’Agenzia delle Nazioni Unite faccia il suo lavoro, ma anche una riforma di ciò che rappresenta», ha sottolineato l’avvocato Muhammad al-Kashef.

Con David Yambio, portavoce di Refugees in Libya e legale di Watch The Med – Alarmphone, al termine della conferenza, sono stati invitati a un incontro con Alex Tayler, Senior Liaison di UNHCR per il Medio Oriente e il Nord Africa, per parlare delle richieste dei rifugiati.

Fotografie e video di Giovanni Scalzotto e Clara Boaria

Sabato 10 dicembre è stato il giorno della manifestazione: partita da Place des Nations, ha attraversato le vie della città passando nuovamente dalla sede di UNHCR per terminare il suo percorso in Place de la Navigation.

Circa 250 persone hanno ribadito le responsabilità delle politiche dell’Unione Europea sulla migrazione e l’asilo attraverso una miscela micidiale, tra esternalizzazione dei suoi confini, accordi bilaterali, militarizzazione delle rotte migratorie e sostegno ai Paesi extra UE per bloccare i rifugiati e contrastare la libertà di movimento. Hanno anche ribadito che sono assenti delle vie legali di accesso, gridando a gran voce “Welcome refugees” e “Evacuate now“.

Saprà l’UNHCR ascoltare realmente le voci dei rifugiati, rimediare ai propri errori e rispondere al suo mandato?