Servivano 50 ratifiche di altrettanti paesi a livello parlamentare per il Trattato di proibizione delle armi nucleari; ne sono arrivate 65. È in questa prospettiva che, dopo alcuni rinvii legati alla pandemia, si è aperto oggi a Vienna il primo meeting degli “State Parties” riguardanti questo trattato.

L’evento vede la presenza di 90 rappresentanti di altrettanti Stati e di ICAN (l’organizzazione che nel 2017 ha vinto il Premio Nobel per la Pace) in qualità di osservatore. Possono assistere alla conferenza anche persone della cosiddetta “società civile”, previa registrazione.

Oltre a questi rappresentanti ci sono anche alcuni membri della NATO e anche Paesi europei come Olanda, Belgio e Germania che ospitano armi nucleari sul loro territorio e che non hanno firmato il Trattato. Possono assistere difatti anche Paesi che non hanno ratificato il trattato, senza nessun vincolo. Il fatto che ci siano questi osservatori è stata considerata dagli organizzatori una interessante prospettiva di apertura del trattato verso le potenze nucleari.

La grande assente è l’unico altro Paese dell’UE a ospitare ordigni nucleari (nelle basi di Ghedi e Aviano), ovvero l’Italia. Un silenzio imbarazzante quello del nostro governo, che non ha neanche motivato il perché della sua assenza. Da segnalare però la presenza sia di San Marino sia dello Stato Vaticano.

I lavori sono iniziati oggi con diversi interventi da parte dei singoli Paesi; seguiranno poi le discussioni vere e proprie fino a giovedì 23 quando terminerà questo incontro, si spera con un documento finale.