YouTube toglie dalla circolazione il video dello show condotto lunedì sera da Michele Santoro a favore della pace. “Allora facciamola circolare privatamente!” dicono gli attivisti per la pace che erano presenti all’evento.

La bellissima serata a favore della pace, realizzata da Michele Santoro e Vauro Senesi e trasmessa in streaming su YouTube lunedì 2 maggio dal Teatro Ghione di Roma, doveva rimanere permanentemente sulla piattaforma statunitense, per consentire a tutti di vederla, ma così non è stato.

Invocando una non meglio specificata violazione del diritto d’autore – forse si tratta dei due reportage, presi dal web, sulle milizie naziste in Ucraina che Santoro ha fatto vedere –  la piattaforma YouTube ha tolto dalla circolazione l’intera trasmissione della durata di tre ore. Tuttavia, questi video circolavano da mesi nel giro ristretto degli attivisti pacifisti.

Inoltre, la rapidità dell’intervento desta forti sospetti. Come ha potuto il detentore del copyright dei due video sapere del loro utilizzo lunedì sera (non era specificato nel programma), formulare la relativa protesta, poi farla vagliare e accettare da YouTube, il tutto tra lunedì alle ore 23 e martedì alle ore 5? Un mistero che forse solo la CIA ci potrà spiegare.

Ma passiamo alla descrizione dello show.

“Questa serata è stata una protesta”, ha dichiarato Santoro alla conclusione dello spettacolo, durante il quale hanno perorato la causa della pace celebrità come Elio Germano, Sabina Guzzanti, Fiorella Mannoia, Ascanio Celestini e Moni Ovadia.  

Anzitutto, è stata una protesta contro la censura.  Infatti, nonostante il silenzio stampa di tutti i media mainstream, la sala di quasi 500 posti era al completo e migliaia di persone seguivano l’evento in streaming.  E anche se YouTube pensa ora di poter censurare la visione del video dell’evento, possiamo già annunciare che a questo link, a partire dal minuto 34, si può vedere la diretta dello show.

Ma soprattutto la serata è stata una protesta contro il Pensiero Unico imperante, quello che pretende che “per combattere la guerra, ci vuole la guerra” mentre, in realtà, “l’unica guerra giusta è quella che non si fa”, come ha ricordato Tomaso Montanari.

Come avevano preannunciato, gli attivisti di FREE ASSANGE Italia hanno fatto circolare fuori dal teatro il loro volantino che chiede libertà per il creatore del sito WikiLeaks.  “Julian Assange ci ha fatto capire la realtà delle nostre guerre d’aggressione in Afghanistan e in Iraq,” hanno detto, “ma ora che è in prigione, chi può rivelarci le verità nascoste dietro il conflitto in Ucraina?”  (Il testo del volantino si trova qui).

A iniziare la serata è stata la lettura di uno stupendo brano di Gino Strada contro la guerra come aberrazione.  Nel pronunciare le parole di Strada, l’attore Elio Germano è arrivato ad assumere persino il modo di parlare del fondatore di Emergency – stessa pacatezza pungente, stesso tono sottovoce che sembra un grido.

A seguirlo poi, è stato il Generale Fabio Mini che ha spiegato, senza peli sulla lingua, come l’attuale conflitto in Ucraina non sia una guerra tra Mosca e Kiev, ma tra Washington e Mosca, entrambi usando la terra ucraina come una sciagurata scacchiera e gli ucraini come sventurate pedine.  Entrambi, cioè, pronti a darsi battaglia “fino all’ultimo ucraino.”

La soluzione?  “Trattare”, ha ribadito Luciana Castellina, ricordando che, nel corso della V crociata, San Francesco camminò fino ad Istanbul per incontrarsi con il Sultano – considerato all’epoca un demone, come Putin oggi – e dialogare con lui.

Particolarmente commovente è stata l’evocazione, alla fine della serata, della figura di Andrea Rocchelli  da parte di Vauro Senesi, che aveva conosciuto il fotogiornalista proprio in Ucraina nel 2014 mentre entrambi documentavano – Vauro con la matita da disegno e Andy con la macchina fotografica – le sofferenze degli ucraini russofoni del Donbass.

Alcuni interventi precedenti avevano ricordato, infatti, come dal 2014 la popolazione del Donbass sia stata bombardata e attaccata di continuo dalle forze filo-naziste del Battaglione Azov, senza che l’Occidente alzasse un dito.  Uno stillicidio durato otto anni, con più di 14,000 morti e che alla fine ha fornito un pretesto a Putin per risolvere quel conflitto manu militari.

“Ma se la mia esperienza nel Donbass mi ha insegnato qualcosa,” ha concluso Vauro –  visibilmente commosso nel rievocare la morte orrenda dell’amico Rocchelli, ucciso deliberatamente dalle milizie filonaziste in quanto fotoreporter scomodo – è che “nella guerra non ci sono eroi”, ma solo vittime e superstiti.

Le vittime di questa guerra, poi, rischiano di essere tantissime  in tutto il mondo – Santoro ha puntualizzato durante lo show – per via della mancanza di grano e di altri prodotti di prima necessità, dovuta non solo alla guerra, ma anche alle sanzioni occidentali.

Una ragione in più per insistere ora sulla ricerca della pace, non la prosecuzione della guerra.  Ciò vuol dire ricercare le cause vere dello scontro e quindi gli esiti negoziali sufficienti per garantire il ritiro delle forze armate russe: 1. protezione (ONU?) degli ucraini russofoni e 2.  neutralità (per lo meno militare) dell’Ucraina.