Ore 6 di mattina, porto di Genova, varco Etiopia. La mobilitazione dei lavoratori portuali è appena cominciata, indetta da CALP, USB, Cambiare Rotta. In rappresentanza del Movimento NoTav e di un’intera Val di Susa sempre più assediata e militarizzata c’è stata anche la partecipazione di Nicoletta Dosio, perché da qualche tempo (surprise surprise…) si è scoperto che quel TAV, da sempre promosso come soluzione ‘così amica dell’ambiente’ in quanto finalizzata alla riduzione del trasporto delle merci grazie al passaggio su rotaie, sarà più che altro funzionale al trasporto militare: truppe, strumentazioni, veicoli, tutto quadra.

La luce ancora livida di una fredda mattina di fine marzo si ravviva per qualche attimo del rosso dei fumogeni che rendono ancor più spettrale questo scenario di transenne e bandiere, che per tutta la giornata impedirà il transito dei veicoli che avrebbero dovuto ‘servire’ l’arrivo di una nave, la Bahri, col suo carico di armi dirette a quel dimenticato carnaio che si chiama Yemen. La nave non è poi arrivata – “evidentemente è stata avvisata di questa mobilitazione” – è il commento di un lavoratore. “Ma è da un po’ che vediamo decine di camion militari Iveco destinati all’esercito tunisino. Per non dire delle centinaia di pick-up Toyota diretti a Tripoli via Tunisi. Abbiamo visto tante cose e ci siamo fatti un bel po’ di domande: la Bahri la vediamo sempre arrivare scortata e sorvegliata. Tutto questo vediamo, sempre più spesso: carri armati ben nascosti che sbarcano dal traghetto…”

Ben più eloquente di qualsiasi nostro resoconto, vi proponiamo questa intervista con il portuale José Nivoi (dalla pagina Facebook di USB), che oltre a illustrare il senso di questa importante giornata nel più ampio contesto delle mobilitazioni che da settimane agitano tutti gli hub portuali e aereo-portuali d’Italia, dice alcune cose molto chiare.

“Noi come lavoratori portuali non vogliamo più essere l’ingranaggio di questo traffico di morte. Il porto di Genova, il più importante hub commerciale e turistico del nord Italia, non si può permettere di avere nella propria pancia crescenti quantitativi di armi che alimentano tutti i 20 conflitti che erano in corso fino a ieri, ai quali si è aggiunto recentemente quest’ultimo conflitto in Ucraina, che sembra oscurare tutti gli altri per gravità e importanza, come se esistessero conflitti di serie A e altri di serie B… quando ovunque la guerra è guerra, la gente muore sotto le bombe dappertutto!

Questo retorica malata, questo finto pacifismo legato unicamente alla logica del riarmo, che addirittura valorizza l’intervento armato in termini di assunzione di responsabilità, è il motivo per cui il Porto di Genova dovrebbe diventare uno snodo di morte e noi questo non lo vogliamo. Crediamo che la pace vada costruita, ci opponiamo a queste logiche guerrafondaie e per questo ci siamo mobilitati oggi, anche in vista della prossima marcia a Genova del 2 aprile: per chiedere alle autorità portuali l’applicazione della legge 185 del ‘90.”

Dopo i picchetti di stamattina la mobilitazione è poi proseguita con un’ampia assemblea dal titolo che semplicemente si chiede: “A chi conviene la guerra?” Tantissimi e tutti significativi gli interventi che verranno via via postati sulle varie pagine FB: Cinzia Della Porta (USB Nazionale), Luciano Vasapollo (Prof. Di Economia Politica, Università La Sapienza di Roma, oltre che Segretario Internazionale degli Intellettuali in Difesa dell’Umanità), Michele Lancione (Prof. Politecnico di Torino), Gabriele Rubino (alias Chef Rubio, oltre che Difensore dei Diritti di Gaza), Carlo Tombola (Presidente Weapon Watch), Giacomo Marchetti (Giornalista della testata Contropiano), Riccardo Degli Innocenti (Comitato per il Dibattito Pubblico), Rajed Zahed (Presidente UDAP Italia) e la già citata Nicoletta Dosio in rappresentanza del Movimento NoTav.

La mobilitazione è ancora in corso mentre concludiamo queste note, con il concentramento sotto la Prefettura dalle 17 in poi, mentre da ieri sera è stata occupata anche l’Università La Sapienza di Roma, in risposta alla crescente ingerenza dell’industria militare sul fronte della ricerca – un problema particolarmente sentito anche al Politecnico di Torino.

E ci sembra bello concludere con queste parole rilasciate qualche ora fa proprio da Chef Rubio: “Non è più tempo di limitarsi all’attivismo dei click sui social. Mobilitiamoci tutti, in tutte le possibili occasioni, contribuiamo tutte e tutti alla convergenza delle mobilitazioni.” Parole già virali sul web, come è inevitabile che sia… e però il crescendo che tutti percepiamo è reale e non potrà che intensificarsi nelle prossime settimane.