Agosto è iniziato con incendi, scoppiati quasi contemporaneamente, lungo tutta la costa abruzzese e nell’interno, tutte le province coinvolte. Colpite aree naturali tutelate, bloccate alcune arterie viarie importanti. Distruzione immensa, già sabato sera i primi incendi e la sera di domenica e la mattina di lunedì incendi ancora in atto. Trovati, da Pescara alla provincia di Chieti, numerosi inneschi, in tutti i luoghi vari focolai in sequenza. Un terrorismo mafioso di “menti raffinatissime” ha colpito al cuore l’Abruzzo.

Inferno era temuto e inferno è stato, terrore poteva essere e terrore è stato. Bruciava sui vestiti il vento caldo sin dalla mattina, temperature altissime e quasi impossibile persino respirare e muoversi all’aria aperta. E fiamme altissime già dalla sera prima avevano iniziato a colpire, ad affondare il colpo, a ferire al cuore i territori. Nella regione in cui un mese fa sono stati colpiti con pesanti tagli la prevenzione e la lotta agli incendi, nelle province in cui riserve naturali sono più sulla carta che nella realtà o sono vigilate solo grazie all’abnegazione di volontari, nel lembo d’Italia in cui 4 anni dopo gli incendi sul Morrone ombre criminali si stagliano sempre ma nessuna verità, nessuna giustizia, nessuna parola certa e documentata sui responsabili è mai arrivata, l’anno scorso intorno L’Aquila scoppiarono i primi maxi incendi di un mese che si chiuse con il maxi incendio nella Riserva di Punta Aderci a Vasto. Quanto accaduto in queste ore, gli incendi che hanno devastato lungo tutta la costa riporta ai fatti di quattro anni. Alle minacce di alto livello, ai disegni criminali che muovono mani e fili contro i territori d’Abruzzo. Dieci anni fa ci si batteva per tutelare e valorizzare le ricchezze della tanto decantata e sbandierata «costa dei trabocchi» e la risposta – violenta, menzognera, aizzata, volgare e arrogante – fu «metteremo fuoco a tutto se vi azzardate». E la Riserva di Punta Aderci, così come altre aree ambientali tutelate, furono colpite da incendi immensi.

Mentre scorrono le immagini e le drammatiche notizie su questi ultimi incendi sbuca dagli archivi quanto scrissi il 16 agosto 2013 per l’Associazione Antimafie Rita Atria e PeaceLink Abruzzo, alcune delle aree, quell’anno come troppo spesso in questi anni, colpite allora sono le stesse di oggi.

Le ultime settimane sono state drammatiche per la Costa Teatina, con immensi roghi che hanno colpito al cuore alcuni dei suoi angoli più belli. Mettendo a rischio migliaia di persone. Domenica e Lunedì un vasto incendio ha minacciato i Comuni di Casalbordino e Scerni con un’enorme nube di cenere che è arrivata a chilometri e chilometri dal luogo del rogo. Un incendio di quelle proporzioni non fa pensare ad un incidente o ad una distrazione. E soprattuttonon può ri-esplodere in piena notte, violento come appena scoppiato. La staffetta del terrore è proseguita con “Costa di Chieti” a Lanciano, altri due giorni di fuoco e fiamme che hanno devastato un angolo bellissimo e suggestivo, al quale moltissimi hanno legato i ricordi più belli della loro infanzia e adolescenza. Il mercoledì la follia criminale ha completato la sua corsa ad Ortona. Un incendio visibile persino da Pescara(distante decine e decine di chilometri) ha devastato la bellissima Riserva Naturale Regionale Ripari di Giobbe. Una Riserva rimasta in questi anni solo sulla carta, con la classe politica che avrebbe dovuto tutelarla che invece è rimasta inerte, e che solo da poche settimane è tornata proprietà della collettività. Ancor prima di questi ultimi roghi, altri incendi erano avvenuti nei pressi della Riserva di Punta Aderci. Un luogo simbolo della difesa delle bellezze della costa teatina che da decenni è una vera e propria sfida a chi vuol veder trasformare questa terra in un’unica colata di cemento e industrie. Un luogo che ogni anno viene minacciata dai roghi (l’anno scorso furono 7!).

Ho davanti a me le foto dei Ripari devastati, son stato ore e ore a vedere ettari ed ettari di terreno agricolo alla periferia di Casalbordino bruciare. E la mente torna a quanto accaduto negli anni. Due anni fa qualcuno, aizzato da ras locali, cominciò a urlare “brucieremo le riserve”. E a Punta Aderci un incendio doloso (ore dopo il tramonto nulla brucia per autocombustione, e nessuna casualità o fatalità può giustificare tre roghi notevolmente distanti nello stesso istante) esplose in una sera di Settembre.

La scoperta del fuoco fu una delle tappe più importanti della storia dell’umanità. Il degrado sociale, culturale e politico nel quale alcuni pretendono di trascinare la moderna comunità umana l’ha trasformata nel suo rovescio. Oggi il fuoco è sinonimo di terrore, vigliaccheria, criminali senza scrupolo che agiscono nell’ombra e cercano di colpire al cuore la terra dove vivono e chi la abita.  Maledetti voi, piromani incendiari, attentatori del futuro di tutta una collettività e -se ne avete – anche dei vostri figli e figlie. Maledette le vostre mani criminali. E ancor più maledetti coloro che vi ispirano, vi istigano, gli squallidi e sporchi interessi che vi guidano. Possono essere esplosioni nel centro delle nostre città, o incendi negli ambienti naturali, i moventi son sempre gli stessi. Certo c’è la follia umana, la psicosi. Ma sempre più spesso si scrive incendio e si legge racket, speculazione, odio per la propria terra in nome dell’egoismo personale, mafie. Ogni attentato alla bellezza è un attentato ad ognuno di noi. Ogni atto vile e criminale è compiuto contro tutti. Ma non ci dobbiamo arrendere.  Ed è inutile indignarsi solo oggi, piangere lacrime amare per poi dimenticare tutto fino al prossimo incendio. I nemici di questa terra son conosciuti, coloro che periodicamente urlano “metteremo fuoco” vengono ascoltati. Non ci si rassegni. Mai. La lotta per dare un futuro migliore alla Costa Teatina deve proseguire, questa terra non può morire, non può essere consegnata ai peggiori istinti e interessi di pochi. La bellezza salverà il mondo. Ma ha bisogno delle nostre gambe e delle nostre mani.

Un attacco criminale, violento, un disegno eversivo, più che mafioso, pianificato in maniera militare come la più raffinata organizzazione terroristica esistente, contro l’Abruzzo. E quanto questa regione ad alti livelli da sempre preferisce le lobby al bene collettivo, gli interessi di pochi a quelli di tutti, la speculazione e il saccheggio alla tutela. In uno Stato in cui,  come stiamo vedendo anche in queste ore con la «restaurazione dell’ingiustizia» sui reati ambientali, i reati ambientali tutto sono considerati tranne che gravi e da combattere seriamente. In cui abbiamo ai vertici della nazione e dei media sguaiati, volgari, ignoranti, schifosi negazionisti dei cambiamenti climatici. Nel Paese sporco dagli orrendi burattini, ci sono inchieste giornalistiche approfondite e documentate, nel taglio delle risorse e nella disorganizzazione peggiore possibile menti raffinatissime, colletti bianchi di alto livello, affaristi senza scrupolo e settori delle istituzioni che una volta erano definite «deviate» (una volta qualcuno disse che «i servizi segreti deviati non esistono, sono deviati per natura») lucrano e girano miliardi e potere anche sulla prevenzione e sugli appalti di aerei anti incendio.

Quattro anni fa la Direzione Nazionale Antimafia in una relazione semestrale lanciò il monito: termini come ecomafie sono ormai superate, le mafie e i colletti bianchi sono di livelli sempre più alti e raffinati, si sono fatti sistema. Di dominio, di potere, fagocitano interi settori economici, li deviano e decidono le sorti di territori. Quella che una volta era la zona grigia tra imprenditori, politica collusa, colletti bianchi e mafiosi oggi è molto ma molto più organizzata, dominante, di alto livello.

FOTO E VIDEO DEGLI INCENDI IN ABRUZZO DEL 1° AGOSTO QUI https://www.wordnews.it/abruzzo-un-inferno-militarmente-pianificato

Sia maledetto chi accese il fuoco.

Sia maledetto chi nega il cambio climatico

Sia maledetto chi non decide

Sia maledetto chi semina cemento verticale e cancella giardini e boschi orizzontali.

Sia benedetto chi ferma l’incendio rischiando la propria vita.

Brucia la città che mangia la campagna.

Brucia il fiume che sparisce in un canale di cemento.

Brucia la spiaggia che diventa pizzeria, ristorante, piscina, discoteca, palestra.

Brucia l’albero, colpevole, perché rimase troppo vicino alle case, non si allontanò, non si arrese, incendiò.

Brucia il campo abbandonato che torna bosco

Brucia la collina bucata e trafitta dal tunnel.

Brucia l’asfalto che dal sottosuolo risalì granello dopo granello su strade e ponti.

Brucia la pineta: quel buco verde non provò vergogna in quella distesa di grigio cemento.

Bruciano le parole, che non si sanno dire

Bruciano le parole che non si fanno ascoltare in tempo di pace

Bruciano le parole di scherno che diventano pianto.

(il segretario provinciale di Pescara del Prc Corrado Di Sante, militante e attivista sociale, politico, ambientalista storico, sempre in prima fila con generosità e schiena dritta in un post facebook)