Ad avere la forza e il coraggio di lottare a volte succede che si vince. Dopo sei mesi di proteste pacifiche, seguite da repressione e arresti, i ragazzi dell’università Boğaziçi di Istanbul hanno ottenuto un importante risultato: il rettore, la cui nomina aveva innescato la contestazione, è stato rimosso dall’incarico.

Melih Bulu che, con un decreto del presidente Recep Tayyip Erdoğan, era stato nominato rettore dell’Università Boğaziçi in barba a tutte le consuetudini, è stato licenziato il 14 luglio 2021 con un altro decreto presidenziale.

Secondo il decreto  n. 2021/360 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 15 luglio, il rettore nominato Melih Bulu è stato destituito dall’incarico “ai sensi dell’art. 1 aggiuntivo della legge n. 2547 sull’istruzione superiore e dell’art. 2 del dpr n. 3 .”

Paradossale il siparietto che si è creato quando il rettore ha prima tentato di negare e poi di deridere la notizia, pubblicando sul suo account Instagram un post dal tono sarcastico che in italiano suonava più o meno così: “Ma lui lo sa? Voglio dire, io lo so? [lo so] :)”. Post che, nonostante sia stato cancellato poco dopo la sua pubblicazione, si è trasformato in un boomerang quando è stata confermata l’ufficialità della notizia.

Un rettore imposto dall’alto

La nomina di Bulu a rettore, avvenuta senza il consenso della comunità accademica e senza alcun processo elettorale all’interno dell’università, aveva subito scatenato accese polemiche anche all’interno dello stesso corpo docenti, polemiche esacerbate dall’atteggiamento sprezzante del nuovo rettore nei confronti delle critiche e dalla reazione esagerata del governo e della polizia alle pacifiche proteste degli studenti.

Per contenere le contestazioni, che non hanno mai accennato a spegnersi, il governo era arrivato addirittura a tentare di limitare l’accesso al campus a un numero ristretto di studenti, provando a inserire le restrizioni all’interno di un pacchetto di emergenza anti COVID. Questa iniziativa, ritenuta inutile e strumentale, era stata duramente contestata, tanto che gli accademici di Boğaziçi avevano presentato una denuncia penale al riguardo.

Le centinaia di arresti, le cariche, le irruzioni della polizia nel campus, i proiettili di gomma sparati ad altezza d’uomo e il continuo tentativo di demonizzare la protesta da parte dei media di regime non sono riusciti a placare una protesta, che immediatamente ha assunto i toni di uno scontro fra diverse visioni del mondo, da una parte l’AKP e la sua retorica reazionaria, dall’altra i ragazzi e la loro idea di libertà.

Per una volta, almeno una battaglia sembra averla vinta la parte giusta.

 

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