24 aprile, “Nessuna Liberazione se non usciamo dalla NATO”. PRESIDIO alla BASE “NUCLEARE” di GHEDI

Gli Stati Uniti, dopo aver contribuito a liberarci dal fascismo, hanno reso il nostro Paese una “colonia” del loro immenso impero. Ci fu un “passaggio di chiavi da un carceriere all’altro, Piano Marshall Oblige!” e ci siamo ritrovati in casa dei nuovi padroni. La retorica della libertà e della democrazia ci ha fatto accettare persino l’inaccettabilità delle bombe atomiche sganciate dagli americani sulle popolazioni di Hiroshima e Nagasaki. A 76 anni dalla fine del Secondo conflitto mondiale e ad oltre 30 dalla caduta del muro di Berlino, che scopo può avere la NATO se non quello di continuare ad alimentare il “complesso militare industriale” aumentando pericolosamente le tensioni a livello mondiale? Siamo ad un passo da un confronto atomico tra USA e Russia! Nella base di Ghedi sono iniziati i lavori per realizzare la principale base operativa dei caccia F-35A dell’Aeronautica italiana armati delle nuove bombe nucleari B61-12.

Come si legge nel documento redatto da Donne e Uomini contro la guerra e dal Centro Sociale 28 maggio, organizzatori dell’evento:

“L’Italia, Stato non-nucleare aderente al Trattato di non-proliferazione del 1975 che vieta di avere armi nucleari sul proprio territorio, svolge la sempre più pericolosa funzione di base avanzata della strategia nucleare Usa/Nato contro altri paesi. (…) L’Italia rimane il paese europeo col più alto numero di bombe nucleari e l’unico Paese con due basi nucleari: Aviano e Ghedi. E dovremmo mettere in conto anche la possibilità, segnalata dalla FAS (Federation of American Scientists), di Cruise con testata atomica a bordo della VI Flotta USA con comando a Napoli. La VI Flotta attracca nei numerosi porti italiani ufficialmente a rischio nucleare. Con l’insediamento del nuovo governo Draghi, che non risponde certo al volere e alle attese degli elettori italiani, si fotografa meglio il futuro del nostro paese. (…) Si prevede l’acquisizione di nuove armi e un incremento della spesa militare. Ad aprire a questa possibilità è stato il Parlamento, che attraverso il dibattito delle Commissioni Difesa di Camera e Senato ha approvato all’unanimità i pareri consultivi relativi, introducendo nuove priorità e limitandone altre e accantonando le proposte delle organizzazioni della società civile e del mondo del lavoro. È così che il settore entra nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). La politica italiana dunque preferisce sedersi al tavolo con le principali aziende militari italiane e immaginare di girare a loro fondi destinati alla ripresa del paese. Alle audizioni delle Commissioni di Camera e Senato hanno partecipato rappresentanti dell’industria militare, la Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza, l’Associazione nazionale produttori armi e munizioni sportive e civili, e naturalmente il colosso industriale Leonardo spa (da cui proviene il ministro della Transizione Ecologica Cingolani). Questa appropriazione indebita di fondi, snatura l’introduzione del PNRR che prefigurare un futuro di pace e di riconciliazione con la natura, andando esattamente nella direzione opposta, sostenendo quanto dichiarato dal capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, nominato da Mario Draghi, «Siamo in guerra e ci vogliono norme da guerra». È stato preso alla lettera. Anziché aumentare e migliorare il sistema di difesa civile e di prevenzione dei conflitti, si preferisce rafforzare il potere della dittatura delle armi.

Draghi, dunque ritiene che la ripresa del nostro Paese si possa realizzare anche favorendo la corsa agli armamenti dirottando una parte dei fondi europei, in arrivo con il Recovery plan, verso la filiera militare delle armi. promuovendo l’attività di ricerca e di sviluppo delle nuove tecnologie, adottando una visione organica del settore della Difesa, in grado di dialogare con la filiera industriale coinvolta, in un’ottica di collaborazione con le realtà industriali nazionali. Un chiaro segnale che questo sistema e questo governo stanno lavorando per la guerra. Questo sta a significare che utilizzeranno i fondi destinati alla Next Generation in un’operazione di greenwashing per produrre nuovi armamenti e aumentare i finanziamenti di un settore che già riceverà almeno il 18 per cento (quasi 27 miliardi di euro) dei fondi pluriennali di investimento attivi dal 2017 al 2034. Anche se “green” le bombe non portano sviluppo e non garantiscono futuro, sono sempre strumenti di morte. La produzione e il commercio delle armi impattano enormemente sull’ambiente. Le guerre, oltre alle incalcolabili perdite di vite umane, lasciano distruzioni ambientali che durano nel tempo. Ne consegue che la lotta al cambiamento climatico può avvenire solo rompendo la filiera bellica! L’uomo si trova in contrasto con la natura e se noi non rispettiamo le sue regole la natura con noi non può trattare. Per queste ragioni diventa sempre più urgente e necessario uscire dalla NATO e da questa logica di morte per riprenderci la sovranità e neutralità del paese e decidere del nostro futuro.”

Secondo i pacifisti bresciani “Non possiamo festeggiare il 25 aprile se non comprendiamo l’urgenza di liberarci di tutte le basi americane e di morte che ci sono sul nostro territorio e di ritirare tutti i contingenti italiani all’estero. Complici degli USA, anche noi siamo dispensatori di morte e di rapina, non possiamo chiudere gli occhi davanti all’imperialismo italiano, non possiamo credere ancora alla favoletta degli italiani “brava gente”. Partecipiamo a ben 41 missioni internazionali, con un impiego di circa 8.600militari.

Per questi motivi Sabato 24 aprile 2021 dalle ore 15.00 alle 18.00 ci sarà un presidio alla Base di Ghedi perché:

 

    • Per rivendicare questa scelta di autonomia e libertà serve coraggio!
    • È il momento di far sentire la nostra voce contro guerrafondai, criminali e servi di questo sistema che produce miseria e morte!
    • Fermare questa consolidata criminalità internazionale di USA e NATO è il primo dovere per chi ha a cuore davvero i diritti umani su scala mondiale!

Potrai spostarti dal tuo comune di residenza per partecipare al presidio autorizzato dalla Questura di Brescia, riportandolo nell’autocertificazione.

(Bandiere, striscioni e cartelloni sono ben accetti)