La Campaña por la Independencia de la Justicia (Campagna per l’Indipendenza della Giustizia, n.d.t.) è promossa da 787 organizzazioni nazionali e internazionali che si occupano di diritti umani, personalità e dirigenti politici e sociali, che intendono esprimere preoccupazione per la situazione dell’indipendenza della giustizia in Colombia, come risultato degli attacchi da parte del governo nazionale alle decisioni dei tribunali o addirittura di disprezzo per esse, oltre alla cooptazione degli organismi di supervisione e controllo da parte dell’esecutivo.

Ieri (14 marzo, n.d.t.), questa Campagna nazionale e internazionale si è espressa contro le irregolarità che si stanno riscontrando nel caso che il procuratore porta avanti contro l’ex senatore Alvaro Uribe Vélez, per frode processuale e manipolazione dei testimoni.

Di seguito riportiamo il comunicato:

In diverse occasioni dall’inizio della Campagna per l’Indipendenza della Giustizia abbiamo messo in guardia rispetto alla strategia portata avanti dal presidente Iván Duque e dal suo partito per assumere la gestione dei ruoli chiave degli organismi di controllo e della magistratura, alterando in questo modo gli equilibri di potere e l’indipendenza della magistratura, e mettendo gravemente a rischio la democrazia e lo Stato di diritto nel suo complesso.

Questo è ciò che è accaduto con la Procura generale, diretta da Francisco Barbosa, il quale ha ottenuto tale ruolo dopo un’intensa campagna dello stesso presidente Iván Duque.

Oltre a non avere un’esperienza specifica nel diritto penale come ci si aspetterebbe da chi occupa un tale ruolo, Barbosa ha ricoperto una posizione di alto livello nel governo nazionale prima di ottenere la carica di procuratore generale ed è pubblicamente nota la sua stretta amicizia con il presidente, per la cui campagna elettorale del 2018 fu molto attivo.

Sfortunatamente, l’allarme rispetto alla possibile politicizzazione della Procura Generale Nazionale in favore degli interessi del presidente Duque, del suo entourage e del suo partito si è concretizzato nel caso che vede imputato l’ex presidente Álvaro Uribe Vélez per frode processuale e manipolazione di testimoni.

Nonostante l’arduo lavoro investigativo svolto dalla Suprema Corte di Giustizia, le centinaia di pagine e l’abbondante materiale probatorio, il procuratore Gabriel Jaimes ha chiesto formalmente la sospensione del caso. Questo potrebbe avere come conseguenza l’impunità in un caso di particolare importanza per il Paese e per le vittime formalmente riconosciute.

È importante ricordare che l’ex presidente Uribe non soltanto ha rinunciato lo scorso 18 agosto 2020 alla sua carica di senatore della Repubblica con l’obiettivo di ottenere un trattamento indulgente da parte della Procura Generale Nazionale, ma che politici, giornalisti e imprenditori hanno intrapreso un’ardua campagna diffamatoria contro i membri della camera investigativa della Corte Suprema di Giustizia e le vittime riconosciute del caso: Iván Cepeda e Eduardo Montealegre.

Questi atti esercitano pressioni indebite sulla magistratura, compromettendo la sua indipendenza e mettendo a rischio la vita e la privacy dei giudici, delle vittime e delle loro famiglie.

Che un determinato settore politico cerchi di controllare organi chiave dello Stato per condizionare la corretta amministrazione della giustizia, costituisce un terribile precedente per la democrazia colombiana. Ma in aggiunta, questo acutizza ulteriormente la sfiducia dei cittadini nei confronti dello Stato e mina il principio fondante dello Stato di diritto, che afferma che nessuno è mai al di sopra della legge, non importa quanto potente sia.

Per questo, la Campagna per l’Indipendenza della Giustizia esorta l’esecutivo a cessare la sua interferenza nell’amministrazione della giustizia nel caso di Álvaro Uribe. Esorta il Procuratore Generale ad attenersi, nelle sue azioni, alla Costituzione e alle leggi procedurali in vigore, facendosi guidare dal principio dell’indipendenza della giustizia e non dalla convenienza politica.

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Traduzione dallo spagnolo di Manuela Donati. Revisione di Flavia Negozio