(Riceviamo e volentieri pubblichiamo una testimonianza sulla manifestazione di domenica scorsa)

“Oggi, lunedì sette dicembre, la DaD è spenta per il ponte e la speranza è che si riaccenda…. ancora per poco!

Ieri, domenica 6 dicembre alle ore 11,  in piazza Castello di Torino, davanti alla Regione Piemonte, la folla era gremita. Insegnanti, allievi e genitori si sono stretti in un unico coro: basta Dad, sì alla presenza. 

E, proprio di presenza, ci sarebbe da parlare. I grandi assenti del flash mob organizzato da

‘Priorità alla Scuola’, il comitato che da mesi si mobilita per la riapertura delle scuole,  erano coloro che tirano le fila del “teatro istruzione”. A partire dal presidente della Regione Alberto Cirio, ai vari ministri e assessori che, in un immaginario appello fatto ad alta voce in piazza, rimangono assenti ingiustificati. Loro, davanti a una fantomatica videocamera, come i troppi allievi nelle loro stanze, non hanno dato risposte a una questione che ferisce : «perché il diritto all’ istruzione viene calpestato? Perché negozi e centri commerciali riaprono e le culle della cultura no? Prime a chiudere, ultime ad aprire. Ecco la beffa in una frase che incastra gli opposti per disegnare una contraddizione che si ostina a rimanere tale’».

Cosa si potrebbe fare (e come) lo abbiamo chiesto a Sonia Gentile, cittadina e madre torinese di due figli, il piccolo alla primaria e il più grande al secondo anno delle scuole secondarie di primo grado.«Domanda piuttosto carica per un semplice cittadino come me!Da quando sono entrata in contatto con il comitato ‘Priorità alla Scuola’,  mi sono resa conto che  le proposte sarebbero davvero tante:  molte di queste richiedono investimenti ingenti in ambito scolastico, sanitario e dei trasporti. Bisognerebbe intervenire in maniera importante sui locali dedicati all’insegnamento e risolvere il problema delle classi pollaio;  garantire un sistema di tracciamento dedicato alle scuole che non prolunghi più del dovuto le quarantene per contatto stretto e che consenta di isolare subito i casi positivi e, ovviamente,  potenziare i trasporti. Il cambiamento va immaginato, organizzato, coordinato e comunicato. Un lavoro che doveva essere fatto questa estate, se non prima! ».

Il ragazzino dai capelli rossi che annuisce accanto a lei, con lo sguardo intelligente, un po’ sognatore, e un cappello di Natale in testa, è suo figlio Marco che ci racconta: «Io ho fatto la prima media l’anno scorso. Quest’anno le lezioni on line sono di più e organizzate meglio, però non sempre per me è facile concentrarmi da casa. Mia mamma è a casa con me, quindi quando se ne accorge mi riprende un po’… Ci sono compagni, però, che spesso non si collegano alle lezioni e non so bene perché. Alcuni sono soli a casa, alcuni parlano di poca possibilità di connettersi, altri non riescono a seguire con costanza. Quello che noto di più è proprio questo: la scuola a distanza crea ‘distanze’ , fa diventare difficile conoscersi, oltre a qualche messaggio su whatsapp, io non so veramente chi siano i miei compagni.  Per fortuna  continuo a fare sport (arrampicata agonistica) e vado spesso allo skatepark, ma so di miei coetanei che non escono più di casa. Fra qualche giorno compirò dodici anni, riceverò un monopattino nuovo e mi piacerebbe usarlo anche per andare a scuola! Direi che, a quel punto, Cirio con me non avrà più scuse…».

Le parole di Marco ci danno la percezione reale ed emotiva di ciò che abbiamo chiesto ai nostri ragazzi in tutti questi mesi: un autonomia didattica che dalle scuole superiori si è allargata ai ragazzini di dodici o tredici anni che autonomi non sono. Come non lo sono i più grandi e, in particolare, chi ha iniziato un ciclo di studi nuovo e sta imparando a costruirsi reti di relazioni virtuali e non reali. Oggi, lunedì sette dicembre, la DaD è spenta per il ponte e la speranza è che si riaccenda…. ancora per poco!”

Gabriella Mancini

 

Per ulteriore informazione, l’articolo di approfondimento di Fabrizio Maffioletti: https://www.pressenza.com/it/2020/12/priorita-alla-scuola-torino-vogliamo-essere-sicuri-di-tornare-a-scuola-a-gennaio/