La decisione di Corrado Augias di restituire la Legion d’Onore è stata particolarmente meritoria culturalmente e politicamente. Ha particolare rilievo poi per il momento in cui si verifica, visto che siamo giunti al decimo anniversario di quella che è stata giustamente chiamata Primavera Araba. Come tutti sanno cominciò il 17 dicembre del 2010, quando un venditore ambulante, Tarek (detto Muhammad) Bouazizi decise di darsi fuoco davanti al palazzo del governatore della sua città perché aggredito, schiaffeggiato e privato delle sue bilance (e della sua merce). Quegli agenti volevano da lui del denaro sottobanco per lasciarlo in pace? Tanti dicono di sì. Lui non accettò, chiese di parlare con il governatore che si rifiutò di riceverlo. Dopo un’ora di attesa si diede fuoco. Ustioni gravissime, che però per giorni e giorni lo videro ricoverato nel piccolo ospedale locale: solo successivamente, per la grande eco del suo gesto, venne trasferito a Tunisi. Ci volle l’esplosione della Tunisia perché si pensasse di portarlo a Parigi, trasferimento che non ebbe mai luogo.

I rapporti tra Francia e regime tunisino sono noti, come quelli tra Francia e regime algerino. Come sono stati noti i rapporti tra Italia e regime libico. Dunque la decisione di Corrado Augias di restituire la Legion d’Onore conferitagli come oggi viene conferita ad al Sisi nelle ore della polemica sul rifiuto egiziano di collaborare nel processo Regeni pone finalmente un problema sul quale siamo chiamati a riflettere tutti, soprattutto ora, a dieci anni dalla Primavera: che cos’è l’interesse nazionale? Cosa significano i diritti umani per Francia, Italia, Europa? Esiste l’Europa?

Il caso Regeni di tutta evidenza pone tutti questi problemi, perché Regeni era un cittadino italiano, quindi europeo, sul suo passaporto c’era scritto “Unione Europea”, presumo. Non è questa la sede per ricostruire la vicenda di Giulio Regeni; è stato fatto da tanti, anche qui su Articolo21, meglio di come potrei fare io.

Ma è successo che nelle ore in cui l’Egitto, nel silenzio europeo, respingeva la richiesta di collaborazione giudiziaria della Procura di Roma che ha rinviato a giudizio degli ufficiali fedeli -di tutta evidenza – al generale al Sisi e al suo regime, il presidente francese consegnava ad al-Sisi la più alta onorificenza francese, la Legion d’Onore. Si è detto sia prassi, ogni capo di Stato in visita in Francia la riceverebbe. Non è così. Al Sisi ha avuto la Gran Croce della Legion d’Onore, mentre Carlo Azeglio Ciampi, nel 1993, ebbe un riconoscimento di minor rango, Commendatore della Legion d’Onore. Dunque Ciampi sta due gradini sotto al Sisi.

Ma non è questo il motivo della scelta di Corrado Augias, già in queste ore seguito da altri italiani che hanno deciso di restituire anche loro quell’onorificenza: Cofferati, Melandri, Castellina. Se il lato emotivo della scelta è che quella Legion d’Onore sembra diventata la Legion del Disonore, il lato culturale, politico, è un altro: cosa sono gli interessi nazionali? Sono gli interessi dell’Elf, dell’Eni? Sono questi gli interessi nazionali di Francia e Italia? Se così fosse è chiaro che gli al-Sisi avrebbero sempre partita vinta: loro hanno i giacimenti che interessano all’Eni o all’Elf. Ma se questi interessi comportano omertà con chi tortura, uccide, sevizia i libici, gli egiziani, gli algerini e così via è chiaro che poi arriverà l’altolà: l’uccisione, con tortura, di un italiano, o di un francese. E a quel punto che si fa? Si prosegue? L’interesse nazionale coincide con l’interesse dell’ente nazionale che gestisce gli idrocarburi? L’assassinio di Regeni diviene l’occasione per migliorare il posizionamento dell’Elf in Egitto? O l’interesse nazionale è quello di creare un contesto mediterraneo in cui i cittadini siano rispettati?

Questo rispetto muterebbe il contesto umano, sociale, civile creando anche altre opportunità sia per Elf sia per Eni e questo probabilmente sconfiggerebbe il nichilismo che si vede alla base del terrorismo che strazia tanti paesi, a cominciare dalla Francia. Davvero il terrorismo si sconfigge bombardando città, come fece Hollande? O non si sconfigge creando un altro futuro, un altro contesto mediterraneo?  E’ questa la discussione che pone il gesto di Augias, e che restituisce a Parigi il ruolo di faro globale per una cultura dell’umano convivere, quel ruolo che Parigi ancora oggi, nonostante Macron, ha per tanti, anche arabi, o forse soprattutto arabi, ma anche per tanti italiani.

Facciamo un esempio concreto. Nelle ore in cui insigniva della Gran Croce della Legion d’Onore il generale al-Sisi, cioè l’uomo che ha fatto sottoporre al famigerato test di verginità tante donne egiziane che protestavano in piazza, il presidente Macron proponeva di proibire i test di verginità per le nubende francesi, con particolare riferimento alle arabofone, alle quali tanti arabofoni chiedono ancora questo odioso certificato prima del matrimonio. Ne avrà parlato Macron con al-Sisi dei test di verginità?

Dunque il gesto di Corrado Augias è un gesto d’amore per la Francia, e quelli che lo hanno seguito hanno meritevolmente dimostrato lo stesso amore. Parigi ha un significato nel mondo e quel significato sta in tre parole: libertà, uguaglianza, fraternità. Non si tratta di inseguire una purezza assoluta, impossibile. Si tratta di ricostruire il significato dei nostri interessi nazionali, consapevoli di cosa significhi per la cultura mondiale anche l’Egitto e le difficoltà che affronta. Ma accettare il ricatto di al-Sisi, cioè la scelta consapevole compiuta con il delitto Regeni, significa accettare un modello, un sistema, un ordine. L’importante è saperlo.

L’illustrazione è di Alekos Prete (che ringraziamo per avercela messa a disposizione)

 

 

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