Questa domenica nessuno celebrerà la festa del papà per Juana Montaño. Nessuno porterà un fiore a casa sua a Puerto Tejada come faceva Maria del Pilar Hurtado da bambina, chiedendo con il suo sorriso smagliante: “Macché papà, se io ho la mamma?”. Juana – pelle d’ebano, occhi bellissimi, 64 anni, di cui 50 a pulire le case altrui per guadagnarsi da vivere – si toglie le ragnatele dall’anima per raccontare: “Quando lei aveva tre mesi… lui, suo padre, ci ha abbandonati. È partito per il Venezuela e si è fatto un’altra casa… Dovevo essere padre e madre per tutti i miei figli”.

Poco più di un anno fa, venerdì 21 giugno 2019, alle 6:50 del mattino, María del Pilar è stata uccisa lontano da lei, a Tierralta, Córdoba. Due sicari in moto la stavano aspettando mentre usciva di casa per andare al lavoro. Le hanno sparato quattro volte davanti a uno dei suoi figli.

Il crimine sarebbe passato inosservato, come quello di altri 626 leader sociali in Colombia, se non fosse stato per il fatto che un vicino di casa ha registrato la reazione di Mellicito, uno dei suoi quattro figli, sul suo cellulare pochi secondi dopo l’omicidio.

L’immagine ha fatto il giro del mondo. Un bambino piangeva accanto al corpo inerte della madre, gridando “perché”, mentre sbatteva le mani su una catapecchia di palma e plastica; e prendeva a calci la terra maledetta che vedeva cadere la persona che più lo aveva amato in vita.

– “Hanno ammazzato la mia bambina come un cane”, sospira Juana. “l’hanno fatto per un pezzo di terra”.

María del Pilar Hurtado, riciclatrice e operaia in una segheria, faceva parte di un gruppo di coloni che avevano preso alcuni terreni vicino al quartiere 9 de Agosto a Tierralta. Ha difeso i diritti di queste famiglie e ha chiesto che venisse dato loro il titolo di proprietà della terra. Il proprietario di parte di quel terreno era Fabio Otero Paternina, padre dell’allora sindaco Fabio Otero Avilés.

La notizia mondiale dell’assassinio é arrivata fino al presidente Ivan Duque a Parigi. Nel suo account Twitter ha pubblicato il formato standard per questi casi: “Condanniamo l’atroce omicidio di Maria del Pilar Hurtado Montaño a Tierralta, Cordoba. Siamo profondamente feriti dalla tristezza e dalla sofferenza di suo figlio…”. E dico che è un formato preconfezionato perché con una formulazione quasi identica, ha deplorato qualche tempo dopo l’uccisione di due ecologisti “Condanniamo l’atroce omicidio di Natalia e Rodrigo nella zona rurale di Santa Marta…”

Il presidente ha ordinato dall’Europa al suo consigliere per i diritti umani di rappresentarlo nella commissione che aveva l’urgente missione di chiarire l’omicidio. Il funzionario ha annunciato che un procuratore specializzato avrebbe guidato l’inchiesta e che sarebbe stato accompagnato da venti membri delle Forze Armate e da quattro membri del Dijín “affinché i responsabili di questo atto possano essere trovati rapidamente”.

Il consigliere che ha fatto questo promettente annuncio è ora il Procuratore Generale della nazione, Francisco Barbosa. Tuttavia, un anno dopo, i rapidi risultati promessi non sono ancora arrivati. Il caso dorme in un ufficio del Procuratore di Montería.

Subito dopo il reato, l’ufficio del Procuratore Generale ha sospeso il sindaco Fabio Otero Avilés affinché il suo potere non si facesse sentire nell’indagine “per presunte irregolarità nel controllo dell’ordine pubblico, che avrebbero portato all’omicidio di María del Pilar Hurtado”.

Pochi giorni dopo, il sindaco ha presentato un’azione di tutela contro la decisione presso l’Ufficio del Procuratore Generale, che ha avuto una procedura straordinaria. È entrata nel sistema di consegna automatica alle 9:33 del mattino ed è stata assegnata al quarto tribunale penale. Quattro minuti dopo, alle 9:37, senza che nessuno si spiegasse il perché, è arrivata al tribunale di prima istanza. Era passato appena un minuto quando l’inquietante tutela fu deferita al tribunale di quarta istanza, ma non vi è rimasta. Alle 9:42 è finita nel tribunale di seconda, dove il titolare, onorevole giudice Edwin Jose Rodelo Tapias ha deliberato, in tempo record, a favore di Otero.

Il Procuratore Generale ha denunciato la manipolazione, ha aperto un’indagine contro il responsabile della distribuzione e ha contestato la tutela. Il caso giunse poi al Tribunale Superiore di Montería, dove i giudici in carica si dichiararono impediti, in quanto si consideravano tutti “nemici” del procuratore del sindaco Otero. Di conseguenza, lo studio della tutela è stato ripreso da alcuni giudici che hanno ratificato che il sindaco interrogato aveva il diritto di tornare in carica.

Il potente Fabio Leonardo Otero Avilés, che molti chiamano Mauricio, ha terminato la sua amministrazione a dicembre. I paramilitari continuano a operare nella regione: le Forze di Autodifesa Gaitanistas della Colombia, che è il nome d’arte del Clan del Golfo, la banda di Caparros, recentemente denominata “blocco Virgilo Peralta Arenas”, e i cosiddetti dissidenti delle Farc, che secondo un residente locale “si definiscono così, ma sono uomini che un tempo conoscevamo come paramilitari”.

Il delitto di María del Pilar Hurtado continua a rimanere impunito.

-“Tutto quello che il Presidente mi ha promesso, non l’ha fatto”, dice, senza rancore, Juana Montaño – “Mi ha proprio dimenticata… Mi hanno abbandonata, questo è molto brutto”.

Ora si prende cura dei quattro orfani, riceve un esiguo aiuto dal padre del più piccolo dei bambini. Loro, che hanno sofferto tanto, forse oggi capiscono perché la nonna dovrebbe ricevere un abbraccio per la festa del papà.

Di Daniel Coronell*

Traduzione dallo spagnolo di Annalisa Pensiero. Revisione: Silvia Nocera

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* Giornalista, investigatore. Ha portato alla luce i casi più complessi di corruzione nella politica e nel potere colombiano. È stato per molti anni l’editorialista più letto in Colombia. Attualmente è editorialista e fondatore di #LosDanieles, un portale giornalistico molto letto e di grande impatto in Colombia. (Twitter: Dcoronell)

Questo articolo fa parte di una serie di articoli scritti da giornalisti colombiani, in memoria dei leader sociali assassinati nel loro paese. Leggi quelli già pubblicati su Pressenza in questo link.