Il governo ha ragione quando afferma che gli omicidi dei leader sociali non sono iniziati il 7 agosto 2018. Da decenni, i leader delle comunità contadine, delle riserve indigene e dei consigli delle comunità africane sono perseguitati: il loro unico peccato è quello di combattere in difesa dei propri membri. Quando si uccide un leader sociale, si uccide la speranza delle loro comunità in un futuro migliore. Hanno ragione anche i funzionari che indicano il traffico di droga e le attività minerarie illegali come responsabili di questi crimini nei territori. Ma non è l’unica ragione. Vengono assassinati anche, per motivi politici, dalle mafie che si oppongono alla restituzione delle terra.
Il dibattito, quindi, non può essere dirottato su una discussione riguardante i numeri dei leader uccisi né sulla loro quantità sotto i diversi governi. Dobbiamo trovare soprattutto un modo per fermare questi crimini. Non è giusto che l’accordo di pace abbia salvato la vita di migliaia di soldati, poliziotti e guerriglieri e che i leader sociali continuino a morire. E fa male il fatto che il governo si rifiuti di applicare gli strumenti previsti dall’accordo di pace per combattere questa violenza. Non si preoccupano nemmeno più di rilasciare una dichiarazione formale di condanna per ogni omicidio. Mostrano freddezza, indolenza e indifferenza. Noi cittadini ci sentiamo impotenti.
Michael Forst, relatore delle Nazioni Unite, ha affermato che la Colombia è uno dei paesi più a rischio del mondo in tema di difesa dei diritti umani. Le cifre da sole non mostrano la tragedia umana dietro ogni caso. Ecco perché un gruppo di giornalisti ha voluto recuperare i volti e le vite di alcuni dei leader assassinati e raccontare la storia di tre di loro.
Il 17 luglio 2017, i membri della comunità di Filo Palo a El Carmen, Norte de Santander, hanno ritrovato il cadavere del contadino e leader della comunità, Ezequiel Rangel. Difensore entusiasta dell’accordo di pace con le FARC, Ezequiel coordinava il comitato di villaggio dell’Associazione contadina Catatumbo (Ascamcat) in questo municipio. A El Carmen, la violenza di partito era dilagante e negli ultimi tempi la sua popolazione soffriva per la guerriglia e per la presenza dei gruppi paramilitari.
Argemiro López Pertuz era un leader della lotta sociale per la sostituzione delle colture a Tumaco, il comune con il maggior numero di ettari di coltivazione di coca del Paese. Lavorava con il Governatorato di Nariño in Pnis. La notte del 17 marzo 2019, era a casa sua nel villaggio di La Guayacana, quando diversi uomini gli hanno sparato. Sua moglie e sua madre sono rimaste ferite durante l’attacco. Come Argemiro, centinaia di leader impegnati sul tema della sostituzione nelle aree della coca sono minacciati da organizzazioni criminali dedite a questa attività. Purtroppo il governo sta gradualmente indebolendo i programmi e lasciando i suoi leader abbandonati.
A Tuluá, Valle, un membro molto attivo del tavolo comunale delle vittime, José Arled Muñoz Giraldo, è stato assassinato il 26 giugno 2019, a seguito di minacce che gli intimavano di lasciare la città. Questo difensore dei diritti umani è stato ucciso da due sicari nel suo negozio. Fu anche direttore della Fondazione Afros Unidos del Pacífico ed era stato sfollato a causa delle violenze da Belén de Umbria nel 2012.
Questa settimana sono passati nove anni dall’approvazione dell’accordo per le vittime e per la restituzione della terra e dobbiamo constatare che gli omicidi di leader sociali sono entrati a far parte del paesaggio, così come lo erano dieci anni fa i sequestri di interi comuni, i rapimenti o gli omicidi di agenti di polizia. Non possiamo rimanere inerti, senza fare nulla. Nel mezzo dell’acuta polarizzazione politica che stiamo vivendo, dovremmo almeno cercare di raggiungere un accordo che ci permetta di fermare questo massacro, con azioni concrete e forti. La leadership sociale nei territori colombiani viene massacrata poco a poco. Riusciremo a raggiungere un accordo per evitare che ciò accada?
di Juan Fernando Cristo*
Traduzione dallo spagnolo di Flavia Negozio. Revisione: Silvia Nocera.
* Avvocato e politico, co-fondatore del Movimento per la difesa della pace. Ex senatore della Repubblica. Ex ministro dell’Interno.
Questo articolo fa parte di una serie di articoli scritti da giornalisti colombiani in memoria dei leader sociali assassinati nel loro paese. Leggi quelli già pubblicati su Pressenza, a questo link.