Dal 29 luglio, circa 60 famiglie, 150 persone, tra cui molti bambini, vivono per le strade di Saint-Ouen, un sobborgo parigino.

Lavorano e lottano per avere una casa ad  un affitto accessibile e allevare i loro figli con dignità.

Queste persone sono rifugiati provenienti dall’America Latina, soprattutto dalla Colombia.

Video / foto : Mauricio Alvarez

Trascrizione del  video

Mi chiamo Luis Miguel Montenegro, ho 22 anni, vengo da Bogotà, Colombia.

Quasi nove anni fa, con mia madre, ho lasciato la Colombia. Siamo vittime del violenza in Colombia. Mio padre è stato ucciso quando avevo due anni, erano gruppi fuorilegge, abbiamo dovuto andarcene a causa di minacce di morte, per proteggere le nostre vite.

A un certo punto, siamo stati perseguitati anche dalla polizia, dalla polizia. Per aver presentato una denunci, abbiamo anche ricevuto minacce di morte, e ci sono stati momenti in cui mia madre è stata torturata, anch’io sono stato picchiato più volte e ci ha detto che se non ritiravamo gli esposti, avremmo dovuto lasciare il paese, oppure che ci avrebbero ucciso, o fatto sparire mia madre, o fatto sparire me. Mi venivano a prendere dopo la scuola, ed è successo così tante volte che alla fine abbiamo dovuto fuggire, ma non è quello che volevamo, e ora siamo qui, e non è stato facile.

Abbiamo già fatto molta strada e anche se siamo in Europa, se siamo in Francia e abbiamo asilo politico, siamo ancora in una situazione precaria. Stiamo aspettando di vedere cosa succede, abbiamo già perso troppo. Sappiamo che le cose materiali possono essere sostituite, ma  siamo lavoratori, non vogliamo che ci venga dato nulla in regalo, e sappiamo di poterci arrangiare, nonostante le circostanze.

La speranza è che noi stessi sappiamo di essere alla ricerca di qualcosa di meglio, anche se è difficile. Se ci riusciamo, ci vorrà tempo, ma dobbiamo continuare a lottare, perché altrimenti non possiamo riuscire, se ci lasciamo deprimere e abbattere da tutto ciò che è successo, perché non è facile vivere per strada, nel nostro paese abbiamo avuto tutto, non ci mancava nulla. Quindi, arrivando in un paese che non si conosce, di cui non si parla la lingua, e visto che non è così facile, che non è questa Europa delle meraviglie. E’ difficile, molto difficile vivere insieme qui, vivere qui, vivere qui, andare avanti; lo abbiamo fatto, ma è una lotta quotidiana. Stiamo cercando di migliorare, di integrarci il più possibile nella società francese e di andare avanti, di dare il nostro contributo a questo paese.

Ulteriori informazioni :

‘La casa en el aire’ – Comité de soutien pour les délogés du squat Rue du Dr Bauer à Saint Ouen.

https://www.facebook.com/La-Casa-En-El-Aire-Saint-Ouen-109937127023325/